Dal 28 luglio al 14 agosto, 18 date senza interruzioni, 26 eventi in 8 diversi comuni, un territorio coperto che ha come come centro geografico l’oristanese, ma che si estende nel Barigadu e nella Marmilla, addentrandosi fino al Mandrolisai: questi sono solo alcuni dei numeri della venticinquesima edizione di Dromos, festival cardine della stagione estiva con un calendario serrato che ha ospitato sotto il proprio cappello una moltitudine di eventi collaterali e un variegato melting pot umano e musicale.
«Costruiamo ponti tra culture e arti diverse, impregnati di meticciato, con la complicità e il supporto di territori resilienti e inclusivi, ricchi di tradizioni, storia e bellezze naturalistiche molti dei quali a rischio spopolamento». Questa la loro mission, con una menzione speciale allo spopolamento, ormai rischio più che concreto e piaga sociale che colpisce inesorabilmente anche le zone coperte dal festival. E quella di Dromos si sta rivelando più di una semplice citazione nelle proprie dichiarazioni di intenti, linea seguita anche da altre realtà che in questi ultimi anni stanno compiendo sforzi enormi nella realizzazione di eventi nelle zone interne, meno battute dal turismo e più lontane dai “grandi” centri urbani.
Lo spiega bene il direttore artistico Salvatore Corona, come «per Dromos sia sempre stato importante dare valore ai luoghi e alle comunità che lo ospitano. Un biglietto con una tariffa agevolata per i residenti è una buona pratica, in linea con il tema di questa edizione, che – come suggerisce anche il titolo, “People” – mira a porre l’accento sull’importanza del ripopolamento culturale, offrendo una risposta concreta alla sostenibilità sociale, e permettendo al tempo stesso al festival di ampliare il proprio pubblico». Perché al di là delle agevolazioni per i residenti, è il concetto stesso di ripopolamento culturale che prova a scardinare certe dinamiche nefaste per territori che sembrano non trovare inversione di rotta.
Non si combatte lo spopolamento con i festival, certo. Come a canzoni non si fan rivoluzioni. Ma quelle a cui si riferisce Corona sono aree che da decenni subiscono un progressivo smantellamento di infrastrutture e servizi fondamentali proprio per creare le condizioni essenziali anche solo per pensare di viverci. Smantellamento che ha generato, a cascata, un impoverimento economico, sociale e, appunto, culturale. Assistere a concerti, anche importanti, in paesi con poche centinaia di abitanti, è già un piccolo miracolo. Vedere quelle persone dare il proprio contributo affinché anche solo un concerto possa svolgersi per il meglio, rende l’idea di quanto poco possa bastare per ridare linfa vitale a un tessuto sociale già ricco di suo e, spesso, solo in attesa di nuovi stimoli.
Anche per questo il cartellone di Dromos quest’anno è stato impreziosito con iniziative come la rassegna cinematografica “People: la musica per far fiorire relazioni”, il festival letterario di archeologia “L’Isola dei Giganti” e “People have the Power”, iniziativa di educazione ambientale rivolta al rispetto del mare, promossa dall’associazione Intramadu e tenutasi a San Giovanni di Sinis. Ma la capacità tentacolare di Dromos non si è limitata ai territori e agli ambiti culturali. Come da consuetudine il festival ha accolto sotto la sua ala diverse manifestazioni autonome e strutturate e confermato esperimenti riusciti nelle edizioni passate. Come la presenza dell’Orchestra Jazz della Sardegna nel campo antistante il tempio ipogeico Sa Scab’e Cresia a Morgongiori: per chi non vive nel Capo di Sopra è diventato sempre più raro assistere a esibizioni orchestrali, specie se in ambito jazzistico, e quella diretta dal Maestro Gavino Mele è una risorsa rara per la nostra isola. Dopo il concerto tributo dello scorso anno a Antonello Salis, per questa edizione l’orchestra ha accompagnato Maria Pia De Vito in un omaggio alle voci femminili del jazz. Non è mancata nemmeno l’incursione nel blues, grazie al consueto appuntamento con il Mammablues a Nureci e con il Lollore&Blues nelle cantine Bingiateris di Ortueri.
Un occhio di riguardo, come sempre, anche per le formazioni e i progetti isolani, in questo caso tanti dei quali – e lo rimarchiamo con orgoglio – oggetto di attenzioni da parte dei redattori di Sa Scena: Alessandro Cau e Federico Fenu, Daniela Pes, Giorgio Crobu, Francesco Piu, Marino De Rosas e Denise Fatma Gueye, Matteo Leone e Marta Loddo, anche se in veste di presentatrice, ormai ufficiale, del festival. Non sono mancati neanche gli eventi di richiamo, come il concerto in solo di Stefano Bollani a Neoneli, i Manhattan Transfer in Piazza Duomo a Oristano, Chano Dominguez a Donigala Fenughedu o la formazione originale della Blues Brothers Band a Cabras.
E Dromos ha mostrato anche di avere sempre un orecchio rivolto alla musica contemporanea più interessante, riservandole spazi accuratamente dedicati. Tra queste di certo la data del 2 agosto nella Piazza Centrale di San Giovanni che, per la seconda giornata del Festival letterario dell’Archeologia, ha ospitato la tanto attesa esibizione di Daniela Pes, ennesima tappa di un tour de force con il quale, richiamata a gran voce, sta portando in giro Spira, disco d’esordio che l’ha subito catapultata nel gotha della musica sperimentale, con acclamazione unanime di pubblico e critica.
A seguire il trio del giovane pianista e compositore armeno Tigran Hamasyan che, pur portando delle riletture di classici della tradizione musicale americana, non ha mancato di dare sfoggio della grande capacità di fonderle con la musica folkloristica della sua terra d’origine. O l’esibizione di Lady Blackbird del 7 agosto in Piazza Duomo Oristano, dove la cantante statunitense ha presentato il suo primo e unico LP, Black Acid Soul, che l’ha consacrata al grande pubblico nel 2021. Nonostante gli arrangiamenti pomposi in antitesi con il minimalismo dell’incredibile versione di studio e il pubblico che ha interrotto i finali di buona parte dei brani, chi quella sera ha assistito alla performance scenica e vocale di Lady Marley Munroe, non lo dimenticherà facilmente.
Menzione speciale, infine, anche per la due giorni del Terme Romane Festival, che si è tenuto a Fordongianus a ridosso di ferragosto. Gli spazi dell’Upside Down e le sponde del Tirso ospitano ormai da anni i migliori eventi estivi per chi cerca qualche giorno di stacco dalla città e un’offerta musicale più ricercata e alternativa ai soliti eventi. Qui per anni ha trovato terreno fertile l’Here I Stay e dallo scorso anno ha provato a fare altrettanto Dromos, andando a pescare i nomi più interessanti del jazz contemporaneo. Quest’anno è toccato a due grandi, ormai ex, rivelazioni della new thing londinese, che peraltro hanno già calcato i palchi sardi gli anni scorsi. L’alternanza tra l’irruenza techno jazz dei The Comet is Coming e la raffinatezza di Alfa Mist hanno fatto staccare 1.300 biglietti agli organizzatori e fatto migrare dalla città – e non solo – centinaia di persone, attratte anche dalla possibilità di stazionare per qualche giorno all’ombra degli ontani e ballare durante i DJ set di un Gianluca Petrella in gran spolvero. Le foto della nostra Stefania Desotgiu raccontano molto bene la voglia di eventi come questo, fatti di tempi lunghi, contatto con gli elementi naturali e sano fancazzismo.
Alla fine del festival i biglietti venduti sono stati quasi 9.000, le ricadute sul territorio ingenti e la partecipazione attiva di autoctoni e pubblico, particolarmente vivace. Abbiamo raggiunto Salvatore Corona per raccogliere la sua opinione a caldo e niente meglio delle sue parole tira le somme sull’edizione 2023 del Dromos Festival.
«Un’edizione dedicata al popolo del festival che ha risposto con grande entusiasmo e partecipazione. È stata una grande soddisfazione constatare che tantissime persone sono arrivate dalle parti più disparate della Sardegna e non solo, oltre ai nostri affezionati dell’Oristanese. Il cuore del festival quest’anno ha pulsato soprattutto in piazza Duomo a Oristano, e poi a San Giovanni di Sinis, senza tralasciare Fordongianus, una realtà in costante crescita, e tutti gli altri comuni, che con entusiasmo hanno sposato le nostre proposte. Nonostante le difficoltà del momento storico, i risultati sono andati oltre le aspettative e anche le strutture ricettive del territorio hanno registrato il tutto esaurito. Stiamo già tracciando le linee che guideranno le scelte del programma della prossima edizione, con la consueta attenzione e sensibilità rivolta ai progetti di qualità».
