Copertina di Suite disco di Arrogalla

Arrogalla – Suite

Simone La CroceMusica, Recensioni

La Tempesta Dischi, label messa su dai Tre Allegri Ragazzi Morti ahinoi 24 anni fa, è ormai nota ai più per aver pubblicato i lavori di mezza scena indipendente italica e fornito materia prima per i principali eventi alternativi sparsi sullo stivale. Uno dei maggiori sforzi fatti dall'etichetta è sempre stato quello di spaziare oltre i confini nostrani del cosiddetto indie, sia geografici che di genere.
Un lavoro avviato in qualche modo dagli stessi TARM nel 2010 con quella loro stramba affezione al reggae – rivelatasi poi estremamente proficua – e proseguita con l'estensione a dub, cumbia, batucada, samba, musica griot, subsahariana, tuareg, e con progetti del calibro di Ninos du brasil, I hate my village, La Niña, Cacao Mental o le interessanti sperimentazioni di Populus, Godblesscomputers, Banadisa o Go Dugong. La loro collaborazione con l'Istituto Italiano di Cumbia li ha portati poi nel 2017 a fondare , costola dell'etichetta madre dedicata ai progetti più world in catalogo con una chiara attenzione ai vari meridioni del mondo.

Questo lungo ma doveroso preambolo per introdurre l'ultimo arrivato all'ombra del sombrero della Sur: Francesco Medda, meglio noto alle nostre latitudini come , che entra in una delle più importanti etichette italiane del nuovo millennio, con Suite, il suo ultimo lavoro. Anche lui giunge a questo risultato a 16 anni dall'esordio nel progetto Bentesoi con Claudia Aru e dopo aver messo le mani su alcuni dei migliori lavori di manipolazione usciti nell'isola; tra i tanti il suo esordio solista IS – S'Ardmusic Revisited vol.1, Dub Version con il sodale Giacomo Casti, S'ardicity con i Malasorti e Meigama con Mauro Palmas. E soprattutto dopo aver girato l'Italia (come nei tour al fianco di Michela Murgia) e vari sprazzi di mondo.

Suite prende spunto proprio da questo suo girovagare e da tutte le immagini sonore raccolte lungo strada, come le fotografie di tanti reportage, attraverso le quali ha saputo catturare personali peculiarità di ogni luogo vissuto o visitato. Soundscape che hanno determinato l'ossatura principale del disco tanto da meritarsi una sezione apposita nel booklet, delineando su una mappa immaginaria una percorso contorto in cui le località sarde si alternano a quelle keniote, tunisine e siciliane

I ventitré minuti di questo lavoro sono un continuo mescolare le carte, un fluido mettere tutto sul tavolo per cambiare ogni volta i punti di riferimento, come se fosse quello il suo intento principale. Come se fosse urgente affermare, in maniera netta e incontrovertibile che, musicalmente parlando, tutto è idolatrabile almeno quanto può essere dissacrato, che gli elementi tradizionali possono stare tanto nelle teche quanto nelle consolle. Che tutto può essere sempre messo in discussione e rivoltato da cima a fondo, senza però necessariamente violarne la natura. Perfetta Carol Rollo (e bravo chi ha pensato a lei) nell'illustrazione della partitura fisica del disco in un libro di dieci pagine che racconta per immagini la composizione dell'opera e nelle canvas che accompagneranno lo streaming online.

Arrogalla riesce così a far convivere pacificamente all'interno di questa (anche troppo) breve rappresentazione, cumbia e Tumbarinos, trunfa e clarinetto, sax e mandola, organetto ed elettronica, reperti di canto tradizionale modificati con l'autotune e a far stare sullo stesso palcoscenico Cuncordu e Tenore de Orosei, Pierpaolo Vacca, Francesca Romana Motzo, i Ratapignata e Su Cuntrattu Seneghesu, solo per citarne alcuni.
Trova a tutti questi elementi una loro collocazione senza che niente suoni fuoriposto, trasformando un possibile disordine in un equilibrio indisciplinato ma scandito benissimo da un dubbing sempre a fuoco e da una sensibilità umana, sociale e politica risoluta negli intenti e impeccabile nella loro messa in pratica.
Così le esplosioni delle esercitazioni militari nel Poligono militare di Capo Teulada degli ultimi secondi del disco squarciano l'idillio schiantandosi come un secchio di vernice nera sulle accese policromie tinteggiate da Arrogalla, severo monito a tenere sempre occhi e orecchie ben aperte su tutto quello che ci circonda.

Ascolta