Più o meno tre anni e mezzo fa uscì su musicassetta un lavoro di S A R R A M & Drag intitolato ACME#1. L’acronimo A.C.M.E. all’epoca stava ancora per A. C.ollective M.usic E.verything. A fine 2021 fu pubblicato il secondo disco dei Gairo, Her, nel quale A.C.M.E. si dichiarava collettivo. Dopo appena qualche mese, firmava anche un lavoro omonimo i cui musicisti coinvolti preferivano restare anonimi e lasciare che fosse quelle tracce strumentali a parlare per loro. Contattati ci inviarono due comunicati. Firmati Anonima Cagliaritana Musica Eversiva. A.C.M.E. prendeva quindi la forma di un collettivo musicale, senza etichetta, senza distribuzione, senza promozione, con tutti i lavori disponibili gratuitamente sulle proprie piattaforme web. Da allora hanno pubblicato qualche altro disco (CLVBS, ancora SARRAM), affermandosi come una delle realtà musicalmente più interessanti dell’hinterland cagliaritano. Il progetto Cagliari Hardcore, per dirne una, nasce internamente ad A.C.M.E.. La loro produzione risulta estremamente variegata, attentissima al suono e inequivocabilmente estrema: noise, math, metal, HC e tutte le possibili derivazioni post. Poi ancora parlano di etica DIY, individualità collettiva, partecipazione, supporto, condivisione degli spazi e tentativo di ribaltamento delle dinamiche canoniche tra band e pubblico. Concetti vecchi e nuovi allo stesso tempo, che non potevano non attirare la nostra attenzione.
Nel tempo tante cose sono cambiate e qualcuno di loro si è dovuto palesare. Viste le iniziative messe in campo sarebbe stato molto difficile non fare altrimenti. Lorenzo Mariani, sulcitano trapiantato a Cagliari, da circa un decennio, suona, organizza eventi, produce e fa parte del collettivo. Lo abbiamo raggiunto per sapere qualcosa in più sul progetto e su quanto la realtà in A.C.M.E. si sia veramente avvicinata all’immaginario che ci hanno costruito intorno.
“I restanti componenti di questa forma di ACME rinunciano alla loro identità, in ragione di una individualità collettiva, che ha come obiettivo la totale libertà compositiva, conseguibile unicamente ponendo la musica come centro, in contrapposizione alle individualità che la eseguono, e conseguentemente, alla logica: band/genere musicale/produzione; e infine, mercato”.
Ciao Lorenzo, a bruciapelo ti chiedo di presentarti a chi non ti conosce. Chi sei, da dove arrivi e cosa fai?
Ciao a tutti, innanzitutto grazie mille per lo spazio. Mi introduco. Sono Lorenzo Mariani e mi occupo principalmente di produzione e post produzione musicale (Overcore Studio), sono il chitarrista dei Regrowth e degli Shardana e organizzo eventi musicali e non insieme ai collettivi A.C.M.E. e Cagliari Hardcore. Sono originario di Sant’Antioco (SU), ma ormai vivo a Cagliari da quasi 10 anni.
Raccontaci dell’Overcore Studio. Ci spieghi cos’è e di cosa ti occupi nello specifico?
Overcore Studio è lo spazio in cui è concentrato il mio lavoro principale cioè la produzione e post produzione audio. Mi occupo di registrazioni, mix e mastering con una grossa propensione alla produzione vera e propria. Adoro poter provare a migliorare il materiale che mi arriva in studio dando qualche consiglio su arrangiamenti o idee.
Veniamo ad A.C.M.E. Il nome del collettivo è apparso di fianco, sopra e sotto ad alcune delle più interessanti proposte degli ultimi anni: Her dei Gairo, il disco omonimo a firma A.C.M.E., quello dei Clvbs, Albero di SARRAM. Nell’acronimo si parla chiaramente di eversione, mentre il vostro “roster” trasuda noise in varie forme. Qual è la visione di A.C.M.E. invece? Qual è il filo rosso musicale che unisce le vostre produzioni, presenti, pregresse e future?
Il primissimo acronimo di A.C.M.E. è “A Collective Music Everything” e credo che questo racchiuda già il significato stesso del collettivo.
A.C.M.E. è un’idea prima di tutto. Infatti mi sentirei di dire che la cosa che unisce le nostre diverse produzioni è più l’attitudine che non il suono. Certo, siamo tutti conclamati apprezzatori del buon suono, ma siamo anche fanatici della cultura DIY e di come questa si possa mischiare ai contesti più professionali.
A.C.M.E. nasce come spazio condiviso da qualche parte nell’urbe Cagliaritana. Cosa ospitano questi spazi al momento e cosa prevedete di ospitare in futuro?
In questo momento A.C.M.E. ospita due spazi dedicati a prove e registrazioni e una piccola officina per la lavorazione artigianale. In futuro speriamo di poter implementare uno spazio dedicato a foto, video e tanto altro, ma non voglio spoilerare troppo. I progetti sono tanti e ci vorrà un po’ prima di poterli concretizzare. Ma le basi ci sono.
Il comunicato con cui vi siete palesati al mondo, unica vostra manifestazione dopo la musica uscita a nome A.C.M.E., è permeato di parole come condivisione, obiettivi comuni, partecipazione, collettività, supporto reciproco, autosufficienza. Un lessico politico, nel senso vero e alto del termine, che si traduce anche in contenuto reale per A.C.M.E.? E se sì, in che modo?
La musica non è solo musica, è anche condivisione, emozioni e tanto altro, tra cui anche politica. Ci sono dei principi base che tutti all’interno del collettivo condividiamo. Per quanto riguarda i contenuti reali un esempio è proprio Cagliari Hardcore che nasce internamente ad A.C.M.E. e continua ancora oggi ad utilizzare lo spazio come sede per le riunioni o per la strumentazione necessaria agli eventi che si impegna a organizzare. Insomma la concretezza esiste, ma penso siano gli altri a dover decidere se il nostro operato sia effettivamente positivo.
A proposito di chi decide se un operato sia positivo o meno, c’è anche un’altra frase che mi ha colpito: “il giudizio non è negazione, ma punto di vista, il gusto personale è solo direzione, mai ordine”. Per scrivere di musica, anche noi non possiamo esimerci dall’esprimere giudizi sui progetti che recensiamo. Quindi siamo anche molto interessati a conoscere il significato di questa frase secondo il tuo punto di vista.
La frase in questione conclude un paragrafo del comunicato dedicato a far capire come percepiamo ogni progetto interno ad A.C.M.E.. E cioè con estrema condivisione di pareri, idee e visioni diverse che arricchiscono inestimabilmente le produzioni che passano per i nostri spazi. Il giudizio non è negazione nel senso che non distrugge o nullifica il lavoro fatto ma anzi lo eleva.
In quel comunicato si parlava anche di rinuncia alla firma dell’autore e il sacrificio dell’ego in nome del contenuto, forse l’ambizione più grande del progetto. Tra il serio e il faceto, ti chiedo: davvero credete di riuscire in questa impresa?
Ci proviamo. Naturalmente ogni progetto interno ad A.C.M.E. ha la sua strada e le sue ambizioni, ma contemporaneamente portiamo avanti delle idee di collettività che spesso ci fanno rendere conto di quanto sia importante l’apporto di ogni figura all’interno della produzione di qualsivoglia forma d’arte.
Come mai avete deciso di mantenere un velo di segretezza sul progetto?
A.C.M.E. è anche uno spazio e come tale ha dei limiti strutturali che vanno gestiti. Abbiamo sempre valutato che per preservarlo non avremmo dovuto aprirlo al “pubblico”. Naturalmente non si tratta di elitarismo né tanto meno di scarsa inclusività. Semplicemente ci riserviamo un po’ di privacy per poter sfruttare il luogo al meglio delle sue capacità.
Di recente, durante un incontro, hai detto che quando sei arrivato giovanissimo dal Sulcis, l’accoglienza a Cagliari da parte dei “grandi” non è stata delle più calorose e c’è voluto qualche anno prima che si “accorgessero” di te e della realtà che provavi a portare avanti. E questo forse è un problema annoso e irrisolto che forse non ha tanto a che fare con il pur necessario scontro generazionale. Dal tuo punto di vista, cosa ha rappresentato questo atteggiamento?
Lo scontro generazionale credo sia inevitabile anche nell’ambiente musicale e complice anche una certa mentalità non proprio apertissima è stato naturale trovare un po’ di astio inizialmente, avrei preferito un po’ più di coinvolgimento, anche perché da parte mia c’è sempre stata una grossa stima per chi faceva già ciò che io ancora sognavo di fare.
Ci tengo a precisare che dall’inizio ci sono state anche tante persone, spesso più grandi, che hanno supportato attivamente i nostri progetti e che ci hanno consigliato e aiutato.
Grazie per lo spazio!
Grazie a te.