Tra il 1999 e il 2011 i Fun*Key hanno ghettato fonk ovunque nell’isola, dimenandosi tra sezioni ritmiche devastanti (dominate da Emanuele Uele Carboni, basso e voce, Filippo Lai e Jonathan Tanca dietro la batteria e Massimo Serra a beatbox e scratch), chitarre elettriche sferraglianti (opera di Andrea Puddu e Michele Demurtas) e un interplay scandito dalle rime forsennate del cantante Tristano Pala – spesso anche al flauto traverso, così, per gradire – talmente intenso da far andare su e giù il piedino anche a chi non masticava assolutamente nulla di funk.
Una formula certamente inedita per la terra sarda, fatta di musicisti impeccabili discretamente matti, in grado di coniugare un altissimo livello tecnico e una presenza scenica degna di questo nome. I concerti si trasformavano in bolgie e, nonostante Cagliari non fosse mai stata una città veramente black, il pubblico non si faceva certo pregare per lasciarsi trascinare nei loro groove vorticosi. Leggendaria la jam allo Zero, durante la quale hanno suonato con i King Howl di Diego Pani and Co. (all’epoca ancora quartet), conclusasi con un imprecisato numero di musicisti sul palco e una potenza di suono a cui neanche la storica discoteca cagliaritana forse era preparata. Come altrettanto mitologico è il loro concerto svoltosi all’Old Square a maggio 2011, con il quale hanno voluto salutare la città prima di partire a cercare fortuna a Berlino.
Il sestetto ha esordito con un album nel 2006, “Colorando il nero e il bianco”, interamente in italiano con richiami al funk storico in musiche, grafiche e testi (!), nel quale sono riusciti a far convivere P-Funk, James Brown e i primi Red Hot Chili Peppers, con tutti gli annessi e connessi dell’operazione, sciamanesimo, riferimenti sessuali e fancazzismo inclusi. Come la band, anche l’album ha rappresentato una piccola unicità nella discografia di quegli anni, spinto anche da una produzione DIY che rendeva giustizia al lavoro fatto dai ragazzi e che, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione, poco aveva da invidiare a tanti lavori usciti in quegli anni che hanno avuto ben altri riconoscimenti. Certo, i ragazzi erano ancora ruspanti e si sarebbe potuto ottenere molto di più da tutto quel materiale umano e musicale, ma la sostanza c’era tutta, eccome.
Se ne era accorto anche Alessandro Diablo Spedicati, che nel 2011 aveva deciso di produrre “It’s alright”, il loro ultimo EP prima dello scioglimento, uscito, peraltro, con un bellissimo artwork curato da Francesco “Fr3nk” Liori. “Il loro tiro era così internazionale – quasi unico per una band italiana – che, da amante folle della black music, me ne innamorai subito”, scrive l’allora frontman dei Sikitikis in ricordo di quella esperienza. “Cercai di fare del mio meglio per dare un tocco attuale al loro lavoro. Imparai molto da quei ragazzi. Soprattutto che il talento, quando c’è, non ha bisogno che di una leggera spinta, per andare lontano”.
Oltre al primo album e al già citato “It’s Alright”, i Fun*Key hanno pubblicato, prima di lasciare l’isola, altri due EP: “Happy hip-hop” nel 2008 e “4-4=1” l’anno successivo, oltre a vincere contest in giro per l’isola ed essere inclusi in due compilation al fianco di grossi nomi della scena nazionale: Funk In Italy (MEI, 2008) e L’Anthologia Funk (Cramps Records, 2009), due tributi al funk italiano, dagli anni ‘70 fino a oggi, curati da Bobby Soul ed Ernesto De Pascale.
Tristano Pala al momento ha pubblicato a suo nome un nuovo singolo, Everybody Clap Your Hands, il cui coloratissimo e ballatissimo video, interamente girato per le vie di Cagliari, è frutto della collaborazione con Freshcut, Sarda Family e Hormus force.