Il palco dell'ex vetreria di Pirri - foto di Mauro Aresu - Arrexini Eventi SRD

Ulassai Utopia Meets La Vetreria di Pirri, 15 giugno 2024

Gabriele MuredduLive report

Ulassai Utopia, a distanza di quasi un anno dal suo esordio nel panorama dei festival regionali, ritorna con il secondo appuntamento musicale dopo l’anteprima con la Sunday Spring Jam primaverile a Ussana. Se in quell’occasione UU aveva incontrato , in questo primo scorcio estivo cagliaritano il meeting è con La Vetreria. Cambiano le stagioni e i luoghi, ma la formula viene riproposta seguendo le idee che muovono il collettivo , creatore dell’evento con il supporto tecnico dell‘Associazione Cada Die Teatro, che gestisce gli spazi del piazzale e si è occupata delle luci tramite Emiliano Biffi.

La volontà di riappropriarsi degli spazi è fondamentale per la rinascita di un territorio e La Vetreria è uno dei luoghi idonei per mettere in pratica tale spinta. Sebbene il parco circostante sia quotidianamente vissuto e apprezzato dagli abitanti del quartiere di Is Bìngias e di Pirri in generale, il teatro e la corte campidanese sono stati troppo a lungo accantonati e sfruttati meno del dovuto. Eppure il concerto della serata del 15 giugno scorso ha dimostrato come l’abbandono sia un’abitudine da eliminare, perché lo spazio cittadino dell’Ex Vetreria ha un grande potenziale per tutto il segmento della cultura del capoluogo. Arrexini ha saputo cogliere l’occasione e sperimentare, con quella forma di coraggio misto a incoscienza, nella stessa sera in cui l’Italia esordisce all’Europeo contro l’Albania (2-1, goal di Barella e Bastoni) e in Piazza del Carmine, dalle ore 18, si tiene l’evento della “Staffetta per il lavoro”, presentato dalle Lucide Sottile e con un palinsesto musicale attrattivo per il pubblico medio. Un coraggio legato a doppio filo con la volontà di creare delle alternative culturali e di intensificare la programmazione musicale anche in luoghi, come Pirri, in cui è tragicamente assente da tempo. 

I Peregrin all'ex vetreria di Pirri
Peregrin – credits: Anita Secci

Il primo gruppo a salire sul palco è una novità assoluta anche per chi è appassionato delle sonorità heavy & psych. I sono un power trio di Pattada, freschi vincitori dell’ultima edizione dell 2023, all’esordio cagliaritano. La formazione è composta dai fratelli Marta e Luca Zanza, basso e batteria, e dal cantante e chitarrista Barore Cadeddu. Sono i più giovani in serata, ma non hanno tradito particolari emozioni che hanno impedito loro di scaldare il pubblico e rompere il ghiaccio. Si sono presentati con una proposta che combina lo stoner rock classico con elementi hard rock e heavy psych, che vengono imbastardite da una sezione ritmica che strizza l’occhio all’alternative rock, al metal e crossover di fine anni ‘90. 

In attesa di avere una percezione migliore dei Peregrin (il cui disco è tuttora in lavorazione), a cui spetta il compito di scrivere il proprio percorso e definire quali e quante coordinate musicali proporre nell’album, quello che resta è un trio che potrebbe arricchire la già florida e variegata scena stoner isolana. Il fatto che propongano stoner cantato in sardo è sicuramente qualcosa che permetterà loro di distinguersi dalla massa.

I Weite all'ex vetreria di Pirri
Weite – credits: Arrexini Eventi SRD

A breve distanza è il momento del secondo gruppo in cartellone, i tedeschi Weite. La loro provenienza geografica si riflette sulla proposta sonora, le cui caratteristiche specifiche della scuola heavy psych tedesca sono immediatamente riconoscibili dagli appassionati del genere. Una combinazione di strutture progressive e psichedelia liquida e cristallina, con elementi ariosi di post rock. Se fosse un’etichetta di un vino, qualcuno leggerebbe che si percepiscono sentori di Causa Sui, Tortoise, Rotor e kraut rock, psych e jazz proveniente dagli anni ‘60 e ‘70. La classica formazione che potreste trovare al Duna Jam e che, in tali contesti, si può godere a pieno. Il combo di Amburgo nasce come costola degli Elder, progetto di Nicholas DiSalvo e Micheal Risberg. Rispetto ai Weite, la formazione madre propone un sound più massiccio. I tedeschi, con le suite strumentali, caratterizzate da frequenti schermaglie tra moog, tastiere e incroci di chitarre, accompagnano gli spettatori fino al momento dell’headliner dell’evento. 

I sono l’attrazione principale e la folla è presente soprattutto per loro. I motivi vengono svelati, agli occhi di chi li vede per la prima volta, per l’energia sprigionata on stage e il rapporto con la platea. Il loro hard blues steroideo è frammentato da schegge impazzite di boogie, protopunk ruvido e garage. L’uso dell’armonica blues non è mai nemica della stoner, come giustamente insegnano i Clutch, con cui ci sono più di una somiglianza. Sul palco le canzoni vengono destrutturate e riproposte volutamente in modo da essere percepite in maniera diversa dallo spettatore. Come confermato dalla stessa band, nell’aftershow, l’idea alla base è di proporre un concerto che sia un’esperienza sonora esclusiva per il partecipante, evitando scalette ripetute e copie di esibizioni precedenti. La struttura centrale del brano resta, ma vengono apportati dei cambiamenti che incidono sulla sua durata o l’interazione con gli spettatori. E questo, per un appassionato di musica, è un valore aggiunto da riconoscere. L’esecuzione live non può essere percepita allo stesso modo della prova in studio, a differenza dei Weite in cui la musica può essere goduta in maniera simile. Diego Pani è un performer naturale, un animale da palcoscenico la cui natura muta quando si trova dietro a un microfono. Non si tratta solo della frenesia dei movimenti e della passione con cui canta, ma alla base c’è anche l’interpretazione viscerale dei brani. 

I King Howl all'ex vetreria di Pirri
King Howl – credits Gianfilippo Masserano

La serata, anche grazie a un clima ottimale e la presenza di birre locali e gastronomia ogliastrina, trascorre piacevolmente dall’inizio alla fine. Un centinaio di persone – la maggior parte appassionati di concerti e live –  presenti hanno contribuito a creare un’atmosfera serena e di coinvolgimento tra band e pubblico. Questo grazie anche a un’organizzazione efficiente sul piano logistico e di tempistiche e il lavoro svolto dal tecnico del suono Roberto Cois, che ha garantito una qualità acustica godibile e idonea per una serata di musica. Le premesse per replicare eventi futuri targati Ulassai Utopia ci sono tutti, ora occorrono gli spazi idonei e le persone che li riempiano.