Il racconto delle ultime due giornate del Festival Abbabula 2021
2 Agosto – Astro; BLUEM; Low-Red
Il 2 agosto è dedicato a hip-hop, trap, sonorità elettroniche e dintorni. Serata parecchio movimentata, pubblico mediamente molto giovane, momenti di spettacolo notevoli.
Astro, al secolo Salvatore Angelo Canneddu, è un rapper di Sassari, ha diciott’anni e dice la sua. Il suo ingresso sul palco è accolto da applausi focosi, e nonostante il primo pezzo sia “un casino” (ipse dixit in quest’intervista ad AreuRadio) fila via liscio. Lui sta sul beat, salta da una parte all’altra, strizza l’occhio al Dj e quando si accorge che i fan cantano Maestrale ironizza: “Voi siete preparate, le conoscete tutte…”. Man mano che il set procede, alternando i momenti più uptempo a quelli più seduti (pescando a piene mani tanto da Pianeta Alpha quanto da Feeling good), la piazza si riempie e il calore umano si fa via via più manifesto. Su Feeling good Astro fa una sentita dedica alla Sardegna colpita dagli incendi: “Non c’è niente di più bello dell’aiutarsi a vicenda”. Poi è la volta del cliché, come lui stesso lo definisce: “Questa è quella che sapete tutti”. Serpi è il primo pezzo pubblicato dal rapper – e anche quello a cui è più rimasto attaccato. Poi un altro singolo, Krabby Party, e la chiusura con due inediti. Astro saluta e va via portandosi dietro una meritata scia di applausi. Fra le sue tante cose buone ci sono sicuramente l’aver bilanciato in modo intelligente la scaletta e la capacità di spaziare fra brani che non sempre rientrano appieno, direi, nel contenitore trap. Lui stesso ha detto (in quest’altra intervista, sempre ad AreuRadio) di volersi spostare su territori più vicini all’R’n’B. Ci sono curiosità, molta attitudine a stare sul palco – e considerando che è il primo “palco serio” che affronta, dico: un debutto di tutto rispetto – e tante altre cose fighe. Bello, bravo, bis.
“Vi preavviso che la mia sarà la parte deprimente della serata”, dice ironicamente BLUEM prima di iniziare il suo set. Ce ne fossero, di parti deprimenti così.
“È passato tanto tempo/ da quando hai detto no”. BLUEM attacca con il primo brano del suo Lp Notte. E non poteva essere diversamente, con quell’andamento ipnotico e quel basso incalzante. Ad accompagnarla sul palco il produttore Simone D’Avenia: i due si alternano scambiandosi il posto tra sintetizzatori, sample e chitarre acustiche in un set di otto pezzi che ripercorre la scaletta dell’album di Chiara Floris. Ad arricchire l’esibizione, a tratti dirompente e a tratti più sentitamente raccolta, ci pensano i visuals proiettati sia sullo sfondo che sulla postazione dei due musicisti. Immagini di paesaggi della Sardegna alternate a codici alfanumerici e pole dancers, il tutto metronomicamente misurato. Per certi versi ricorda molto Bon Iver, per chi ha presente gli ultimi live del barbuto di Eau Claire. La voce di Chiara Floris dal vivo assume sfumature ancora più interessanti che sul disco, l’interplay con Simone D’Avenia è d’impatto e nonostante qualche problema tecnico il set giunge al termine fra gli applausi dei presenti. Notevoli: una delle migliori esibizioni di Abbabula 2021. Grazie Terribili, grazie BLUEM.
“Ok, Mario”. Questo il mantra ripetuto durante tutta l’esibizione di Mario Serra, in arte Low-Red. Nome di punta della nuova scena rap di Sassari, con alle spalle producer di spessore: Pherro (Marracash e Luchè) e Ilovethisbeat (Cage.488 e Razer.Rah). Sono proprio loro due a introdurre Low-Red dopo un lungo Dj set. Quando parte CLEAN #1 e Low-Red esce dal backstage, Piazza Monica Moretti esplode. Mario spara un’altra cartuccia dal suo ultimo Lp (Mario II), King Kong, prima di prendersi una piccola pausa per parlare con il pubblico. Pochi brani e appare il primo ospite della serata, Luchetto, altro rapper della scena sassarese. I due si scaldano su Ballas e sul singolo Piumino, accolto da un’ovazione. Abbracci e strette di mano fra i due e Luchetto esce di scena. Mario torna a parlare alla piazza: “Sapete, no, di questa rivalità fra Sassari e Cagliari? Beh, a noi non ce ne frega un cazzo, e abbiamo invitato qui un rapper di Cagliari per dimostrarlo, forse lo conoscete”. Il rapper è Sgribaz: esce dal backstage ed è il putiferio. Il duetto è su Teenager, dall’Ep omonimo. Prima di salutarsi i due regalano anche un fuori programma, Love me. Si prosegue con No Gang insieme a PRACI, altra bandiera della Nuova Sardegna del rap. La chiusura è affidata alla doppietta Ok Mario, con tutti gli ospiti della serata sul palco, e a un’emozionante Sensibile: “Mi sentivo in un film/ Però non è un film”. Per il bis, Mario sceglie un pezzo di vecchia data, Guala lover, e invita di nuovo tutti sul palco. Grande presenza scenica, grandissima comunicazione col pubblico.
Insomma: lo spettacolo è stato di alto livello. Non è la mia tazza di tè, ma questo è altro discorso. Il concerto di Low-Red è la testimonianza che la Nuova Sardegna è ben presente e ha molta voglia di farsi sentire. Chapeau.
3 Agosto – Davide Casu; Uomini in frac. Omaggio a Domenico Modugno
Dopo una serata di beat e bpm asfittici con un pubblico di ultragiovani, la chiusura di Abbabula viene affidata a un doppio appuntamento decisamente più morbido. Ad assistere, una platea in mezzo a cui finalmente ho abbassato l’età media.
Davide Casu, classe 1983, Algherese, ha un curriculum artistico di tutto rispetto: nel 2015 è finalista al Premio Andrea Parodi, dove vince nella categoria “Miglior testo”; nel 2018 vince il Premio discografico Mario Cervo; recentemente si è classificato secondo al Piccolo Festival del Cantautore. Per l’occasione si esibisce in duo, accompagnato dalla sua chitarra e dalle sei corde di Marcello Peghin.
L’esibizione è all’insegna dell’eleganza sonora: il fingerpicking di Davide Casu è di alto livello, come l’interplay con Marcello Peghin. La voce del cantautore di Alghero è cristallina, intonatissima ed estremamente personale. L’esibizione si snoda ininterrotta fra brani in italiano e in spagnolo, senza pause fra le canzoni, spaziando nel vasto repertorio del cantautore. Da La ballata dell’astore, con il suo “bagliore che gli ha dato la Luna”, passando per Menorca, E ci sussurra il vento, Il pittore. Armonia e melodia avvolgono Piazza Monica Moretti. Non mancano momenti più irruenti, ma il tenore generale del set è decisamente disteso. Applausi per Davide Casu, che mette sul petto un’altra (l’ennesima) medaglia.
Metti insieme sei jazzisti di spessore e un monumento della popular music italiana come Domenico Modugno: otterrai Uomini in Frac. L’ensemble, cui spetta l’onere di chiudere Abbabula 2021, sale sul palco. Pochi secondi per accordare il contrabbasso di Furio Di Castri, uno sguardo d’intesa e via con una concitata versione strumentale di Selene, il cui motivo è affidato a Javier Girotto (sax) e Fabrizio Bosso (tromba). Mattia Barbieri alla batteria è un metronomo. Sul secondo brano entra in scena Peppe Servillo e attacca con Tu si’ ‘na cosa grande, dove il pianoforte di Rita Marcotulli si fa sentire. Lu minaturi mette in risalto le armonizzazioni tra Girotto e Bosso, mentre Notte di Luna Calante viene eseguita anch’essa con un arrangiamento strumentale. Un solo di pianoforte introduce Vecchio Frack, in una veste piano e voce dove Servillo viene messo ancora più in risalto. Una voce roca, capace di farsi ora minuscola, ora aggressiva. Lui è un istrione da palcoscenico: sul ritornello di Amara terra mia dirige il pubblico, durante la presentazione della band scherza sul vino rosso che “fa buon sangue”, mentre il bianco “va bene per gli aperitivi”. Chiude il set principale Volare, anche questa pianoforte e voce, dove Servillo trova spazio per spiegare con ironia la differenza fra la trascendenza e l’immanenza nella ricerca della felicità di Modugno.
Bis chiamato a gran voce. Servillo e Girotto tornano sul palcoscenico e attaccano con U’ pisci spada, voce e percussione. Uno dei momenti dove la voce di Servillo tocca le note più alte e si becca uno dei tanti applausi a scena aperta. La band al completo si ricongiunge e Furio Di Castri passa al basso elettrico per una chiusura (del concerto e del Festival) di classe: Cosa sono le nuvole. Penso, onestamente, che un saluto migliore non si potesse trovare. Ci vediamo l’anno prossimo, Abbabula.
C’è poco da fare: Abbabula si riconferma uno dei Festival musicali più importanti del panorama isolano, forse nell’ambito della popular music il più importante del Nord Sardegna. Non era facile costruire un programma così variopinto, in grado di mettere insieme tanto nomi solidi e confermati quanto emergenti. Mille grazie alle Ragazze Terribili per aver tirato su l’ennesima rassegna per la seconda volta in condizioni non facili. Grazie ad Areuradio per le interviste e la presenza costante durante queste giornate. Grazie a Giovanni Dessole per il supporto. Grazie ai tecnici che si sono sbattuti per tutto il Festival. Ci vediamo nel 2022.