Il 2 dicembre scorso è uscito su YouTube il video di Mera, brano inedito dei Dodo Quartet. Frutto della regia di Rosa Brianda, musica e video sembrano riflettere sul problema dell’identità.
La pubblicazione sottotraccia rispecchia l’intimità di un processo di autoriflessione, che il più delle volte nasce da una necessità inconscia. Solo attraverso la ricognizione delle molteplici esperienze contraddittorie, possiamo afferrare il senso di ciò che siamo. In altre parole, si può sperimentare l’identità solo se si fa esperienza del diverso e viceversa.
Questo doppio registro lo si trova anche nel titolo. Mera può infatti leggersi, allo stesso tempo, in cagliaritano, nel suo significato di molto, che compone un’esclamazione tipica (est mera!) esprimente stupore nei confronti della bizzarria degli eventi; e in italiano, come un aggettivo che significa puro, schiettoless, non mescolato.
Lo stile stesso del video dà l’impressione che questa ricerca inquieta cerchi di fermare l’immagine, di dare una fotografia precisa di ciò che è, senza tuttavia mai riuscirci. Il risultato è una mera serie di sequenze filmiche che mirano, come il crescendo melodico strumentale, alla stabilità, ma che ottengono solamente una dislocazione costante del focus.
Musica e video potrebbero prolungarsi indefinitamente, ma a un certo punto devono fermarsi. E forse proprio obbedendo a questa necessità, i Dodo e Rosa Brianda sono riusciti a restituire una nitida immagine sfocata di quel processo che chiamiamo io o noi.