Burning ground - last day of light - 2017 - sa scena sarda - davide cuboni

The Burning Ground – Last Day of Light

RedazioneMusica, Recensioni

Recensione di Davide Caboni

La prima cosa che viene in mente ascoltando questo lavoro dei Burning Ground è che ci si possa trovare di fronte ad un gran disco. Avvalora la tesi una produzione che ha tanta attenzione ed una maniacale cura nei particolari.

Chiaramente parliamo di un disco metal vero e proprio. Le sonorità tipiche del genere si miscelano a qualcosa di più power ed epico. Quello che ne viene fuori è un perfetto connubio di suoni ed atmosfere. Un mix dei Maiden più classici miscelati ai primi Helloween in cui, l’utilizzo della doppia cassa è tappeto ideale su cui stendere ritmiche di fuoco. Del resto, i Burning Ground disegnano idealmente l’ultimo giorno di luce e lo rendono bollente. Con così tanti particolari da farlo sembrare una parte mai vista del cammino di piccoli elfi in un mondo incantato.

“The last day of light”, registrato nel 2017 e pubblicato a luglio da Minotauro Records, è la prova che il metal in Sardegna è un genere vivo e con una voglia matta di farsi sentire ad altissimo volume. Un fulgido esempio di tutto questo o di quanto si possa essere attuali e carichi è racchiuso in questo disco dei Burning Ground.

Sono colpito dal fatto che i Burning Ground si distinguano tra tanti per il loro cantato melodico. In qualche modo oggi questo stile power ritrova il suo spazio in mezzo a tanto growl e agli spesso abusati blastbeat e tempi velocissimi. Polemiche su scelte stilistiche e su tendenze del metal moderno a parte andiamo a parlare senza ulteriori escursioni su quello che ci regala questo album.

Burning Ground - fabrizio carta- 2017 - last day of light - sa scena sarda
Fabrizio Carta photo

Le canzoni

Come già accennato, ci troviamo di fronte ad un metal classico. Potenza e melodia, assoli azzeccati e mai stancanti, una batteria che accompagna con un tappeto di doppia cassa ogni singola canzone. Poi una voce che colpisce per incisività e chiarezza. Sarà che è davvero l’ultimo giorno di luce. Se è così che deve essere non resta che schiacciare play e far risuonare un po’ di sano metallo nostrano tra queste mura. Dark Ages come si evince dal titolo è un’intro tetra e oscura, evidentemente la luce non è ancora arrivata.

Il compito di dare voltaggio al disco è consegnato a The Killing Hand. Introdotta da un fill di batteria che sfocia in un pezzo carico di energia. Darkened Desire è tosta e massiccia e la seguente Facing the Shame con una strizzata d’occhio ai Pantera è molto incisiva. Il disco è ricco di influenze, Before I See e colpiscono dritte nel segno. La titletrack con il suo assolo e la sua ritmica molto coinvolgente chiude le danze in maniera impeccabile.

In definitiva un bel disco che mi sento di consigliare soprattutto a chi ha nel cuore il power metal. Non aspettatevi naturalmente un metal modernissimo con sonorità estreme. I Burning Ground hanno a tutti gli effetti il merito di rispettare lo stile metal più classico e pulito, senza fronzoli, diretto e incisivo.