Il Santo Bevitore - Water & Tears - Opal Tapes - disco della settimana - Claudio Loi - 2022 - Sa Scena - 23 febbraio 2022

Water & Tears – Il Santo Bevitore

Claudio LoiMusica, Recensioni

Nicola Serra si definisce “producer & sound engineer, lecturer & events curator” e a dare uno sguardo alla sua biografia ci sta tutto. Per dirla con parole più semplici Serra è un musicista di orientamento elettronico che spazia dalle performance più insolite alla produzione discografica, attività didattica e organizzazione di eventi (come il Dronica Festival che si occupa di arti visive e compulsioni elettroniche da diversi anni in quel di Londra). Quando si aggira in perfetta solitudine Nicola Serra si fa chiamare il Santo Bevitore, un moniker che (forse) richiama un personaggio di Joseph Roth, attraverso il quale dà spazio alle sue più intime meditazioni dark ambient con all’attivo diverse produzioni tra cui quest’ultima release appena arrivata sulle nostre piastre o sui nostri device. Non conosco nel dettaglio le vicissitudini di questo artista ma di certo si sa che è figlio della nostra isola e che attualmente è attivo a Londra: due elementi non trascurabili che lasciano qualche spunto di riflessione sulla sua visione della musica e del mondo.

Water and Tears appare ai nostri sensi come una disperata ricerca di conciliazione tra sentieri interrotti. Emerge nella drammatica sequenza di queste tracce il profondo, inconscio e disperato richiamo alla cultura sarda più ancestrale. Quel mondo che forse non è neanche così tangibile come vorremmo ma risultato di mitologie, fantasie disperse nel tempo, suggestioni che non trovano riferimenti certi. È una Sardegna immaginaria e immaginata che attraverso l’elettronica ritrova vita e nuove sembianze. Una frattura antropologica che scardina le logiche della conoscenza così come siamo usi considerarla: non più sincronia e logica scientista ma strati di informazioni che non hanno nessuna logica temporale, non prima e dopo ma tempo dilatato e matasse di suoni che non si riesce a districare. Nicola Serra è un percussionista e questa sua attitudine è ben presente nel disco così come è ben evidente la grande passione per le manipolazioni elettroniche e la capacità di creare nuove soluzioni timbriche. E si percepisce anche una grande attenzione verso la natura più dark e oscura delle cose, stati d’animo che ritroviamo sia nella cultura sarda più oscura sia nella profonda oscurità della tradizione gotica inglese.

Waters and Tears si presenta quindi come il risultato di un conflitto interiore mai sanato: quella strana euforia (o vertigine) che si prova a essere figli di una terra antica, lenta e sedimentata e agire in una contemporaneità che toglie il respiro per la sua velocità e la sua capacità di appropriarsi di ogni peculiarità. Proprio per questo la musica prodotta da Serra è piena di infinite contraddizioni, o meglio di sfide culturali che si superano con un approccio libero e condiviso. Non stupisce quindi che il nuovo paradigma digitale e la ricerca elettronica abbiano ancora bisogno di materialità e di strutture tangibili. Una pacificazione (ma non una resa) che si realizza attraverso collaborazioni tanto umane quanto figlie di un altro tempo: voci, clarinetto, flauto, theremin, synth analogici, contrabbasso, viola, chitarra e altre rimembranze del passato trovano accoglienza in queste tracce senza forzature o sterili provocazioni. Musica drammatica, spaventosa e terribile, allucinazioni e meditazioni da ultramondo, magia, tradizione e spavento, visioni lisergiche da chimica artigianale ma anche passione, sentimento, lacrime e acqua. Forse quella che scorre nelle più oscure profondità della terra.