Roberto Loi e Salvatore Amara - Credits Gianfilippo Masserano

Talkin’ Blues – Intervista a Roberto Loi

Simone MurruInterviste

nasce a Cagliari nell’estate del 1964, inizia prestissimo a suonare e appena quattordicenne diventa uno dei fondatori dei Welfare State Underground, band di punta della scena beat anni 80. Successivamente il suo nome, dopo varie esperienze di piazza e cover band come i Logs e i Fair Society, è legato ai progetti più longevi che dagli anni 90 hanno acceso i riflettori sulla scena blues isolana, i Bluesworshippers e Salvatore Amara con la sua Easy Blues Band, nella quale milita ancora. Siamo nel suo studio di registrazione dove, tra il legno, amplificatori e mixer, si respira la somma di tanti anni di lavoro investiti nella musica.

Roberto il tuo nome negli ultimi tempi è legato a diverse produzioni discografiche, partiamo da quella dei Welfare State Underground che hanno da poco pubblicato il loro primo disco.

Il disco nasce dopo 40 anni dallo scioglimento della band. Si intitola “Flowers” ed è un disco indipendente. Prima di questi quattro decenni non abbiamo mai registrato, quindi nel 2022 siamo entrati per la prima volta in studio e abbiamo fissato i brani composti all’età di 20 anni. Sulla base degli stessi arrangiamenti e di tutte le parti abbiamo risuonato il repertorio facendo così  un grandioso salto indietro nel tempo, ora aspettiamo di tornare sul palco, succederà il 28 aprile prossimo a Cagliari sul palco di Su Tzirculu  per presentare tutti i brani testimoni di un periodo d’oro per il movimento underground in Sardegna.

Dopo quel periodo beat psichedelico c’è stato l’incontro con il blues. Ci racconti il tuo percorso in questa direzione?

Il primo incontro è stato con un genere vicino al blues e al rhythm and blues. È avvenuto con la Willy & la non solo blues band capitanata da Riccardo Melis. La band era formata da 8 elementi: sezione ritmica, chitarra, voci, cori e sezione fiati. Oggi un progetto del genere avrebbe serie difficoltà a sopravvivere, vista l’attuale difficoltà della scena live data dal fatto che il numero di palchi si è notevolmente ridotto nel tempo. Il primo reale contatto con “la musica del diavolo” avviene nel 1994, quando entro a far parte dei We never drink water e più intensamente nel 1995 quando mi unisco ai Blues Worshippers, guidati da Vittorio Pitzalis: un power trio che in breve tempo vince il settimo concorso internazionale “S. Anna Arresi”, apre il concerto di Bo Diddley e nel 1996 vince il concorso Musicando. Sempre nello stesso anno suoniamo a Pistoia (al tempo il festival di punta in Italia), a Narcao e al Rocce Rosse and Blues ad Arbatax. Il progetto si è concluso alla fine degli anni 90.

Roberto Loi - credits Sara Deidda
Roberto Loi – Credits Sara Deidda

Con lo scioglimento dei Blues Worshippers comunque non si ferma il tuo viaggio nel genere, su quale treno sei salito?

Dai primi anni del 2000 ho iniziato a suonare con Salvatore Amara e oggi, dopo aver suonato e dedicato molto tempo ai live, il progetto si concentra soprattutto sulla produzione di dischi di cui spesso curo registrazione e mastering.

L’ultimo di questi dischi è uscito circa un mese fa e si distacca dalle altre produzioni basate su brani originali. Ci racconti il progetto?

È un tributo a Robert Johnson. Si intitola: “Payin’ the cost to be the blues Step 1 on Robert Johnson’s traid”. Ne ho curato i suoni, il mix e il mastering. Una metà dei brani l’abbiamo eseguita e registrata in acustico, l’altra metà in elettrico. Con questa scelta abbiamo differenziato e personalizzato al massimo i brani. Hanno suonato in questo disco alla batteria Matteo Ledda, al basso ovviamente io, a tastiere e piano Mauro Amara, all’armonica Dimitri Pau e alla voce e alle chitarre Salvatore Amara.

La tua attività musicale è molto intensa per quanto suonare non sia la tua prima occupazione, non si ferma al blues e ai suoi generi più prossimi, ci sono altri progetti?

Sono il bassista e ai cori dei British Invasion, formazione che porta sul palco dei club la musica degli anni ‘60 di matrice inglese, colonna sonora di un lungo periodo di contestazione e trasformazioni socio culturali. La band è formata da Marcello Mameli, Mauro Mulas, Roberto Deidda e Daniel Meloni e quasi per incantesimo nel suo repertorio affiorano di tanto in tanto i vecchi temi del blues, per non dimenticare le vecchie e solide radici.

Tra le note di Robert Johnson esco dallo studio, saluto il nostro ospite che subito riprende a lavorare tra monitor e cursori. Torneremo in questa stanze per conoscere i suoi progetti. Saluti a tutti i lettori di Sa Scena e buon ascolto.

Walkin’ Blues (R. Johnson) Salvatore Amara and the Easy Blues Band