Scattered House Place è il primo disco solista di Matteo Leone.
Pubblicato dalla piccola etichetta sulcitana La Mansarda, è stato registrato, mixato e masterizzato da Enrico ‘Kikko’ Sesselego (Steve Vai, Paul Gilbert) con la collaborazione di artisti come Fabrizio Lai, Diego Balzano, Diego Milia, Matteo Gallus, Alessandro Cau e Matteo Dessì.
Di formazione prettamente jazzistica, Matteo si è fatto largo sulla scena con il duo raw-blues Don Leone, insieme a Donato Cherchi, pubblicando un disco per Talk About Records (Welcome to the Southwest) e arrivando a esibirsi all’International Blues Challenge di Memphis.
La sua duttilità lo porta a essere inoltre un punto di riferimento fondamentale per diversi progetti come gli hellbilly rockers Redneck Riders, la Snake Platform di Daniele Ledda ⎯ ensemble tra jazz, rock e improvvisazione ⎯ e la piccola orchestra con sonorità gipsy La Nuit Tzigane.
L’ispirazione principale di Matteo è però la musica del Mississippi. Si cimenta nel blues e nel folk spingendosi fino al bluegrass. La sua caratteristica voce grave e talvolta quasi cupa riesce ad abbracciare sfumature che in determinati momenti sono quasi dolci, in altri invece sono aspre e incattivite.
Ogni canzone ha una propria identità ed esplora diverse fasi della musica afroamericana. Hell riprende le sonorità tipiche di Johnny Cash per portare l’ascoltatore su una strada desolata e bruciata dal sole cocente, mentre Shaman Blues lo trascina, vittima di una maledizione, nel paesaggio notturno del deserto del Tassili.
Ci sono inoltre le ballate come Miss Mad, il rock furbo di Trouble my mind e lo spiritual tutto voce e catene di No More. In The Jackal poi, l’immagine di un branco di lupi e demoni che si scagliano contro l’anima di chi ascolta è vivida e potente. L’unica cover presente all’interno dell’album è Ain’t got no home, nata con la collaborazione di Claudia Aru e che rivisita il celebre brano di Woodie Guthrie.
È un disco apprezzabile a pieno solo dopo diversi ascolti e che trasuda passione. La sua presenza sul mercato regala ulteriore rilevanza alla scena blues sarda, fatta di giovani talentuosi determinati a produrre sempre più assiduamente musica e dischi di alta qualità.
Siamo al cospetto di un artista che segnerà indelebilmente, come già sta facendo, il futuro prossimo della musica isolana.
“Ora guardandomi intorno è molto semplice capire
il mondo è un posto talmente grande e strano.
Il giocatore d’azzardo è ricco e l’operaio è povero
e non ho più casa in questo mondo”
(Ain’t got no home, Woodie Guthrie)