Neo.Stone Jazz

Claudio LoiLive report

Parco Nuragico di Su Mulinu a Villanovafranca.
Sabato 3 agosto 2024.

Notizie dal villaggio nuragico globale.

Sarebbe stato interessante sentire il parere di Marshall McLuhan – su un evento come – considerata la sua lungimiranza nel prevedere i cambiamenti e per aver intuito di come il mondo sia sempre più piccolo e interconnesso e il tempo un concetto sempre più fluido e sfrangiato. “La nuova interdipendenza creata dall’elettronica ricrea il mondo a immagine di un villaggio globale” diceva il buon Marshall, un concetto che sembra la perfetta descrizione di scenari come quelli proposti da Neo-Stone Jazz, che si pone come obiettivo primario “l’esplorazione di nuovi linguaggi della musica contemporanea, un allunaggio nei territori artistici che infrangono i confini di stile”.

Così come tornano di stretta attualità le sue teorie sul fatto che nessuna informazione è neutra, che ogni messaggio è condizionato dai mezzi con il quale viene trasmesso. Una considerazione che può valere anche per la musica e i modi della sua rappresentazione che variano al variare degli scenari, dei luoghi in cui l’evento si esplicita. C’è una grande differenza tra il suonare in una sede canonica (teatro, club, etc.) e il suonare in un luogo carico di storia e suggestioni come un sito archeologico, una foresta, una miniera abbandonata. Il concerto di , la sera prima, alle Miniere di Montevecchio ne è stata stata la palese dimostrazione. Cambia il suono, si avvertono strane vibrazioni, muta soprattutto lo spirito di chi esegue e di chi ascolta. Questo approccio è stato sposato dagli organizzatori del Neo.Stone Jazz, la cui scelta del parco nuragico di Su Mulinu si rivela perfetta per manifestare questo modo di stare al mondo, nel quale il silenzio dei luoghi, la sua storia “si intreccia con le sonorità contemporanee”.

Su Mulinu è un posto magico situato a poca distanza da Villanovafranca, sulla sommità di una collina che domina lo spazio circostante. Da qui lo sguardo si perde nel paesaggio che abbraccia la perfetta geometria della Giara di Gesturi, le pietre de Su Nuraxi di Barumini, il castello di Las Plassas, i profili del Sarcidano e un tramonto che non è mai uguale a se stesso. Le bianche pietre del monumento sono espressione di un tempo che non è mai finito, contengono nel loro intimo le vicende delle persone che in quel sito hanno trascorso la loro esistenza, respirano e ascoltano come d’altronde ci ha insegnato un genio visionario come Pinuccio Sciola.

Neo.Stone Jazz, arrivato alla sua terza edizione (organizzato con la co-produzione di Atti d’Arte e Sardinia Electronic Label e il supporto del Comune di Villanovafranca), attinge ai fermenti della nuova scena elettronica con felici incursioni in territori limitrofi e prevede in cartellone nomi provenienti dalla scena isolana, nazionale e internazionale. Una scelta tanto suggestiva e poetica quanto difficile da governare: lo spazio va adattato per l’occasione, il clima è una variabile indipendente, la burocrazia incombe, ma è proprio in queste circostanze che si vivono le migliori emozioni quando tutti gli sforzi vengono ripagati dal risultato finale.

Northern Lighthouse al Neo.Stone Jazz 2024
Northern Lighthouse – Foto di Fabrizio Dessì

Il programma inizia poco prima del tramonto quando la luce estenuante del sole della Marmilla lascia spazio a quella delle stelle e della luna (indimenticabile quella dell’edizione 2022), dei venti che non sono mai banali, dell’aria e dei profumi della notte. Si cerca un posto su cui sostare e lasciarsi trasportare dai suoni che arrivano dal palco che ha come sfondo il nuraghe e le sue ombre.

Apre la serata il bolognese Northern Lighthouse che propone alcune tracce di elettronica subliminale ispirate al recente album Argentiera, dedicato al sito minerario abbandonato che si trova a poca distanza da Alghero. La sua musica è un blend ben calibrato di suoni ancestrali, di strumenti arcaici e di ultramoderne virate elettroniche, proposta perfetta per questo scenario.

WAS al Neo.Stone Jazz 2024
WAS – Foto di Fabrizio Dessì

È poi il turno di Andrea Cherchi, in arte , per l’occasione accompagnato da alla batteria e Notrasa (Alessio Atzori) al basso elettrico. Un nuovo progetto che abbraccia diverse influenze, tutte compatibili e ben assemblate, che vanno dalla filologica riproposizione del motorik di scuola kraut a citazioni post-punk, a melodie dal vago sapore sudamericano: un’idea che merita di essere portata avanti e sviluppata, originale e coinvolgente. Musica perfetta per il villaggio globale di cui si parlava prima.

Il polacco Waclaw Zimpel è decisamente più straniante e di difficile catalogazione. Nella sua elettronica ricorrono echi di melodie popolari, marce militari, inni di terre immaginarie e un sax che lacera la notte. Jazz forse, ma sempre oltre i confini del genere, destrutturato, macinato, stravolto e poi riassemblato per l’occasione. Un personaggio davvero fuori catalogo e proprio per questo da seguire con attenzione.

Warren Walker e Antonin Violot al Neo.Stone Jazz 2024
Walker + Violot – Foto di Fabrizio Dessì

Warren Walker e Antonin Violot propongono qualcosa che per semplicità viene identificata come techno-jazz che dal vivo diventa una sorta di danza tribale in omaggio a qualche oscura divinità. Sax, sintetizzatori, batteria e drum machine fanno il loro sporco lavoro e scuotono la platea che segue con assoluta partecipazione. Qualcosa di selvaggio e di ultramoderno che ci sta benissimo in un festival come questo che non si pone limiti di tempo e di spazio.

Chiude la serata ArpXP, punto di riferimento assoluto della scena elettronica locale che gli appassionati conoscono molto bene. Un finale perfetto per una serata che non ha disatteso le aspettative e che lascia ben sperare per il suo (retro)futuro. Con il beneplacito di Marshall McLuhan e delle pietre de Su Mulinu.

ArpXP al Neo.Stone Jazz 2024
ArpXP – Foto di Fabrizio Dessì