Narcao Blues Festival, la nostra intervista agli organizzatori

RedazioneInterviste

Una chiacchierata con Gianni Melis, del comitato organizzativo, che ci racconta il Festival dagli inizi ad oggi

Intervista di Simone Murru

Quando e come è nato il Festival?

L’idea del festival nasce nel 1988 da un gruppo di giovani già appassionati di musica e dalla forte convinzione degli stessi che si poteva e si doveva annullare la monotonia che normalmente affligge i piccoli centri e che, com’è noto, avevano allora, ma che purtroppo moltissimi hanno ancora oggi, come unico riferimento di aggregazione sociale e culturale il bar.

La prima edizione del Narcao Blues Festival arriva esattamente un anno dopo, nel 1989.

Eh si, ci è voluto esattamente un anno di lavoro e solo grazie alla collaborazione delle attività commerciali del paese, che da subito hanno creduto nel valore aggiunto che il festival poteva dare al paese, non solo in termini culturali e di visibilità, ma ovviamente anche in termini di ritorno economico ed al determinante contributo dell’allora Assessore Provinciale, dottor Efisio Serrenti.

E finalmente il 17, 18 e 19 agosto 1989 nella ormai mitica piazza Europa si tenne la prima edizione del festival con i maggiori esponenti del genere italiani.

Come si sviluppa il festival a Narcao e nel territorio? Cosa è cambiato dagli inizi?

Il Festival a Narcao si continua a sviluppare più o meno come gli inizi.

Si tiene sempre nella storica piazza Europa con la stessa formula di allora: ovvero due gruppi per serata dando spazio, quando possibile, ai gruppi sia sardi che italiani o di provenienza europea e naturalmente agli artisti che questo genere lo hanno creato. Gli americani.

Nel territorio, e più in generale in tutta l’isola, con la preziosa collaborazione dei Comuni o delle Pro Loco organizziamo eventi prima e dopo il festival con il chiaro scopo di portare il blues “on the road” proponendolo anche agli scettici che, molto spesso, dichiarano di non amare questo genere musicale, seppur non avendolo mai ascoltato, e scoprire poi che non pochi di loro cambiano idea.

E, molto spesso, con nostra grande soddisfazione, ce li ritroviamo qui da noi in piazza Europa.

“This is our mission”.

Cosa è cambiato dagli inizi?

Per rispondere a questa domanda non basterebbe un giorno intero. Basti pensare che con l’edizione di quest’anno celebriamo la 28° edizione. Il fatturato della prima edizione non superava i 20.000.000 di Lire (10.000,00 Euro più o meno), mentre il fatturato dell’ultima edizione (2017, ndr.) era di poco meno di 250.000,00 Euro.

Nelle prime edizioni tutto il lavoro era fatto solo su base volontaria.

Oggi l’associazione ha una sede con regolare contratto di locazione, un dipendente amministrativo con contratto a tempo indeterminato che lavora tutto l’anno, un direttore artistico e non meno di 25/30 collaboratori durante il festival, ovviamente tutti in regola con la normativa vigente.

Oltre, naturalmente, a servirsi di tutte le professionalità esterne all’associazione indispensabili per la buona riuscita della manifestazione, come per esempio: service, back line, sicurezza, ufficio stampa, agenzia viaggi, ecc… Insomma, per farla breve, se gli inizi sono stati passione e volontariato, oggi si può tranquillamente dire che l’associazione è una piccola azienda culturale.

Che rapporto c’è tra il paese e il suo festival? Quali sono le ricadute, quelle cultrali e quelle economiche?

Come già detto nella precedente domanda, il paese, per fortuna, si è subito sentito coinvolto. Intanto, frequentando in massa il festival, cosa importantissima per noi organizzatori, perché, in buona parte, in modo particolare nelle prime edizioni, ci hanno dato la possibilità di ammortizzare parte del budget necessario per allestire il cartellone.

Ma soprattutto facendoci capire che l’idea era abbondantemente condivisa. Gli effetti culturali credo si possano riassumere in una forte presa di coscienza da parte non solo dei nostri concittadini, ma ovviamente di tutti quelli che si sono avvicinati a questo genere musicale.

Un genere che ci ha permesso di meglio conoscere la storia di una cultura e di una condizione socio/economica, come quella del popolo afro-americano, e ci insegna che l’uomo nasce libero e che mai più esso debba conoscere la condizione di schiavitù.

Siamo fortemente convinti che questo sia il vero messaggio di questa meravigliosa musica. Per un festival che ormai da diversi anni registra una presenza di non meno di 3500/4000 persone nei quattro giorni del suo svolgimento, in un paese di appena 3.300 abitanti, crediamo che non ci si debba neanche più soffermare a spiegare quale sia l’indotto economico creato dal festival.

Come valutate il panorama del blues in Sardegna? Quali artisti porterebbe ancora sul palco?

Una delle nostre prime preoccupazioni, sin dalle prime edizioni, è stata quella di verificare la condizione del blues nella nostrs regione. Per meglio farvi capire la nostra curiosità, è bene sapere che quando nasce il nostro festival in Sardegna esistevano esclusivamente Festival Jazz.

Perciò non avevamo la più pallida idea di come il blues fosse percepito dai nostri conterranei, ma, in particolar modo, ci incuriosiva sapere se nel variegato mondo musicale sardo esistessero musicisti o band che lo suonassero. Così nel 1994 nasce il concorso Blues from Sardinia, un vero e proprio censimento.

Con nostra grande sorpresa arrivarono tante adesioni, ben oltre le nostre aspettative. Tanto che decidemmo di ripetere il concorso l’anno seguente, 1995, e quello ancora, 1996. Nel 1994 la band vincitrice risultò The Blues Worshippers di Cagliari, nel 1995 vinsero Easy Blues Band, mentre nel 1996 fu la volta dei Downtown Blues di Sassari.

Come ulteriore premio ai vincitori di queste tre edizioni, l’associazione decise di portarli in sala di incisione e far incidere ad ognuno dei gruppi un paio di pezzi raccolti in un CD promozionale, parte dei quali sono andati ai gruppi e parte sono stati spediti alle varie agenzie e Festival blues.

Ma il contest non finisce lì. Dura ancora per altre due edizioni e nel 2003 esce il secondo CD all’interno del quale troviamo: i Roots & Blues di Cagliari, i Blue Step di Cagliari, la Livio Svenson di Carbonia e i Blujuice di Osilo, per intenderci la band dell’ormai internazionale Francesco Piu, al quale saremmo eternamente riconoscenti per la stima che ha del nostro festival e del privilegio di godere della sua amicizia. Porteremo tutti quegli artisti che non abbiamo ancora avuto il piacere di vedere esibirsi live sul nostro palco, sempre se dio vorrà e mamma regione continuerà a sostenerci.

Potete darci qualche anticipazione sul prossimo programma e le date della prossima edizione?

Il 18 luglio, in apertura del Festival, abbiamo il grande piacere di avere sul nostro palco, per la prima volta, i Supersonic Blues Machine, con uno special guest di fama mondiale, Billy F. Gibbons dei ZZTop. Per il resto del programma seguite gli aggiornamenti sul nostro sito www.narcaoblues.it o sui nostri social.

Ci sono state diverse edizioni invernali. Hanno funzionato e pensate di dare continuità a questa formula?

Riguardo le edizioni invernali, ormai da oltre 15 anni l’associazione si concentra sulla parte sacra del genere ovvero il Gospel. Il progetto si chiama Gospel Explosion, e si sta già programmando l’edizione di quest’anno.

Quali sono le realtà del settore nazionali e internazionali con cui collaborate?

Grazie alla sempre più crescente notorietà del festival siamo in stretta collaborazione con l’associazione nazionale denominata Italian Blues Union, che riunisce gran parte dei blues festival italiani, associazione della quale siamo soci fondatori. Inoltre, siamo tra i festival che fanno parte dell’European Blues Union, sotto la quale si riconoscono ben 23 nazioni e il nostro direttore artistico è il country responsible italiano.

In generale come valutate lo stato vitale del blues dopo piu di 100 anni?

Assolutamente in ottima salute.

Ritenete, quindi, che sia ancora una musica in grado di compiere la sua mission, cioè quella di esorcizzare i blues della vita di ogni giorno?

Il Blues, a nostro modestissimo avviso, è parte sostanziale della cultura di quel popolo, il quale, anche attraverso la sua musica, racconta la sua storia, è una musica che parla prevalentemente della quotidianità, certo anche della difficoltà di vivere una condizione di svantaggio sia economico che sociale.

Ma se ci soffermiamo nella lettura dei testi, in particolar modo dei grandi bluesmen del passato, scopriamo che si raccontano anche storie a lieto fine o addirittura divertenti. Perciò riteniamo, quantomeno non esaustivo, dire che la musica blues è una musica solamente triste, a noi poco importa se il popolo inglese o americano quando vogliono descrivere una persona triste usano il termine “quello ha i blues“. Per noi questo induce in errore e la musica blues poco si identifica in questa definizione. Naturalmente questa è esclusivamente la nostra opinione.

Il blues è una musica popolare per storia e struttura. Ha avuto modo di contaminarisi o confrontarsi con la musica popolare sarda?

A questa domanda purtroppo non siamo in grado di rispondere, o perlomeno a noi non risulta che le due strutture si siano incontrate e contaminate a vicenda. È una cosa che ci piacerebbe molto conoscere. E se mai quest’incontro sia già avvenuto, per favore, fateci sapere.

Sembra esserci un legame forte tra il Blues e il Sulcis a partire dal vostro festival e in seguito anche dall’affermarsi di realta artistiche e musicali che si fanno strada nel panorama nazionale e internazionale (vedi il progetto dei Don Leone o dei giovani promoter e organizzatori come Good Vibrtations). Come si può interpretare e spiegare?

Certamente il Sulcis è terra di grande sofferenza, ma anche di gente con grande dignità. Elementi che ci accomunano non poco al popolo afro-americano e forse, almeno in parte, per queste ragioni qui da noi questo genere ha attecchito meglio che da altre parti. Siamo comunque, in generale, un popolo che difficilmente si arrende e siamo anche dotati di grandi capacità, o almeno ci piace pensarlo. Ci teniamo inoltre a sottolineare che oggi il blues in Sardegna vive un grande momento.

Più o meno ogni provincia può vantare un festival blues, alcuni veramente di grande rilevanza sia regionale che nazionale come ad esempio: il Rocce Rosse e Blues, l’Aglientu Summer Blues Festival, Il Mama Blues, i blues festival che si tengono a Cagliari, le tantissime organizzazioni che, pur non facendo un festival vero e proprio, programmano costantemente eventi blues, ecc…

Con la speranza di non aver offeso qualcuno dimenticando di segnalarlo, vi lasciamo con la nostra massima.

“Il blues nasce con te e muore quando tu muori.

Perciò vivi più a lungo che puoi e così tieni in vita anche il blues.”

Non dimenticate.

Siete tutti benvenuti al NARCAO BLUES FESTIVAL.

Basta pagare il biglietto.