Mario Fabiani ci ha lasciati da poco in questo caldo autunno cagliaritano e ci sembra giusto dedicargli qualche riga, ricordare la sua carriera e la sua musica. Lui era cagliaritano, la sua città è sempre stata la sua base e la Sardegna il suo palcoscenico preferito. Fabiani in realtà non era il suo vero cognome che all’anagrafe faceva Macciocco. Decise di cambiarlo nel momento di intraprendere la sua avventura musicale che è stata lunga e piena di soddisfazioni. Ha frequentato buona parte dei complessi locali che si muovevano tra fine del secolo scorso e questo scorcio di nuovo millennio.
Tra le band che ha frequentato a inizio carriera possiamo citare Il Giocattolo, i Mamuthones e altre esperienze più frammentarie: nel 1983 arriva il suo primo disco, Stella Stella, edito dalla Apricot che lo fa conoscere non solo al pubblico sardo, ma anche a quello nazionale. Il suo nome inizia a girare e riesce anche a partecipare a spettacoli importanti come Pronto Raffaella, Discoring, il Festivalbar e il brano si affaccia anche tra i primi cinquanta della hit parade che in quegli anni è un chiaro indice di successo popolare. A quel primo singolo seguì un album intitolato Notti in FM pubblicato nel 1985 da Fly Records che ebbe un buon riscontro di pubblico e gli prospettó anche una possibile partecipazione al Festival di Sanremo, che non andò in porto, con qualche dissapore verso le logiche e la politiche del Festival. Poco importa, Fabiani continua a suonare e girare i palchi dell’isola con piazze sempre pronte ad accoglierlo.
Nel 1988 arriva un nuovo singolo: Straniero E Ribelle sul lato A e Isola Isola sul retro sempre per la Fly che, poco tempo appresso, produsse anche una cassetta intitolata C’è Sempre Una Donna, che conteneva i suoi migliori successi e suggellava dieci anni di attività. Qualche anno dopo arriva una nuova cassetta, Vero Amico, questa volta prodotta da Radiolina, che era diventata il suo quartier generale, con un solo brano originale e la riproposizione di vecchi successi. Un progetto destinato a finanziare una campagna in favore dei talassemici sardi, a testimonianza di una sua attenzione verso il sociale. Tra le altre pubblicazioni è giusto citare anche un mix del 1990 intitolato Taxi Caracas destinato alle discoteche e al grande fermento della dance music, ideato in combutta con il romano Gazebo, che in quel periodo era una star di quel mondo. Poi una lunga carrellata di nuove canzoni, di partecipazioni televisive, di nuove canzoni, di album e di concerti che arrivano fino ai nostri giorni, per una carriera sempre vissuta con la giusta leggerezza e un sorriso che non mancava mai.
Musica leggera, anzi leggerissima, ma vissuta nella sua giusta dimensione di intrattenimento popolare, senza trucchi e senza inganno, destinata al grande pubblico, il quale lo ha sempre accolto a braccia aperte. Il mondo della musica è fatto anche di queste storie che spesso fanno storcere il naso alla critica, ma che rimangono testimonianza di un mondo reale che non possiamo ignorare. E lui lo ha fatto sempre con sincerità, oltre che con doti tecniche e compositive di buona fattura come testimonia un video risalente al 1985 che ce lo consegna nella sua natura di intrattenitore e di cantore di un mondo che non esiste più. E in questi casi è giusto rispolverare il vecchio Presley che quando lo accusavano di essere troppo popolare ribadiva: “50.000.000 Elvis Fans Can’t Be Wrong”.