Gruppo 2001. L’alba di domani, la musica di ieri

Claudio LoiRetromania

Chi ha vissuto i primi anni Settanta del vecchio secolo in Sardegna si ricorda bene quanto fosse difficile riuscire a soddisfare i propri bisogni musicali. Pochi concerti, pochi dischi, poche possibilità di viaggiare, soldi anche meno. Le uniche vie di fuga alla portata di noi isolani erano le poche riviste musicali (tipo Ciao 2001), qualche programma radiofonico che bisognava intercettare e i complessini che si esibivano nelle piazze dell’isola. Se eri fortunato e ti toccava il qualche soddisfazione arrivava. Sapevano suonare (cosa che allora contava ancora qualcosa), avevano un bell’impatto visivo e spesso proponevano brani che spaziavano dal prog al rock duro ed era un vero dono del cielo. Proponevano anche pezzi di loro composizione, sempre di ottima fattura, leggeri ma non banali. La formazione storica prevedeva i fratelli Pietro e Paolo Carrus (che in quei primi anni sfoggiavano una chioma riccioluta da far invidia a Marc Bolan), Piero Salis (prima della metamorfosi in Piero Marras), Ciccio Solinas e Tore Corazza. Nascono nel 1971 dalle ceneri degli Yamaha e si fanno subito notare grazie alla partecipazione al Disco per l’Estate con il brano Messaggio che li vide vincitori nella categoria “complessi” sbaragliando la concorrenza di big come i Delirium, i Dik Dik e i Nomadi. Siamo nel 1972 e quel brano anticipa l’uscita del loro album d’esordio del 1973 dal titolo e dalle sonorità in linea con le pulsioni prog del periodo: L’alba di domani edito dalla King Records per il mercato nazionale rimane l’unica testimonianza del gruppo sulla lunga distanza, anche se fu seguito da diverse uscite in 45 giri. Nel mercato del collezionismo è un album molto raro con quotazioni da paura in quanto il vinile non è mai stato ristampato in Italia. Aveva la copertina apribile e conteneva una busta interna con i testi. Esiste anche una stampa giapponese edita dalla Nexu sia in vinile che in CD, anche questa di difficile reperibilità. Nel 2008 è apparsa una ristampa coreana per Media Arte in tiratura limitata a 500 copie. Per fortuna una nuova stampa italiana del 2012 in CD ha calmato leggermente le speculazioni e si trova a cifre ragionevoli.

Un disco importante e da recuperare, suonato in modo ineccepibile e con lo sguardo rivolto a quanto di meglio arrivava da oltremare. Pop raffinato, melodie orecchiabili ma non scontate, svisate prog tipo EL&P e PFM e anche qualche riferimento alla cultura sarda con rifacimenti di motivi popolari in chiave rock come si usava allora. Da questo momento in poi la vita della band è soprattutto vita di piazza, concerti in tutti gli angoli della Sardegna, tante apparizioni televisive e anche una reunion in tempi recenti giusto per salutare i tanti fan che non hanno dimenticato quella seminale esperienza. Nel tempo è spesso cambiato anche l’assetto societario con un via vai continuo di musicisti vecchi e nuovi tra cui non si possono non citare i fratelli Pino e Franco Montalbano, le chitarre più selvagge dell’isola.

Un piccola storia locale, fatta di passione, ottime capacità tecniche e una presenza scenica da veri professionisti per la gioia di chi, in quei lontani anni Settanta, non poteva permettersi di andare fino a Londra per ammirare le star del rock. Va bene così ed è giusto non dimenticare e in questo aiuta anche un video di qualche anno fa che può tornare utile alla causa.