Per il sesto appuntamento di “È tutta scena”, Mauro Piredda ha intervistato Marco Ribaudo, titolare del negozio di dischi MR. MuSick di Nuoro, per parlare di mercato discografico, con un occhio speciale a quello del capoluogo barbaricino, dei rapporti con gli altri attori regionali e di come le nuove generazioni si approcciano al supporto fisico e, in generale, di come si avvicinano alla musica. Un punto di vista privilegiato e fondamentale su una realtà, quella nuorese, oggi lontana dai riflettori, ma che, dopo i fasti degli anni ‘90 sul fronte della musica da strada, combat rock e hip hop su tutte, prova ad affacciarsi nel nuovo millennio.
Ciao Marco. Non potendo mancare in questa rubrica la voce di un rivenditore di dischi iniziamo a chiederti perché la scelta di aprire un negozio a Nuoro e perché all’interno di una struttura multifunzione come l’ExMe.
Beh, ho aperto un negozio di dischi perché ho sempre lavorato nel campo musicale. Poi, dopo tanti anni di lavoro dipendente ho finalmente deciso di dare vita a questa avventura qui a Nuoro, una realtà molto bella dal punto di vista culturale. La scelta dell’ExMe è dovuta a diversi fattori: innanzitutto l’apertura di un’attività nel centro storico della città non è aiutata dagli elevati affitti. I costi sono al di fuori di ogni logica. Inoltre questa, come dicevi, è una struttura multifunzione: c’è un bar che lavora tantissimo; ci sono diverse attività all’interno; si possono realizzare eventi; hai una bella piazza di fronte e un ampio spazio coperto all’interno. Insomma, c’è movimento. Ho sempre creduto tantissimo in questa esperienza nonostante oggi la fruizione della musica sia diversificata. Io sono un collezionista da sempre e questa è una vera e propria passione che accomuna tanti di noi. Presìdi come questi sono molto importanti in una città culturale come Nuoro.

Ecco, apriamo una parentesi. Il tuo negozio è basato essenzialmente sul vinile. O meglio, il vinile rappresenta un punto di forza della tua attività. Contestualmente, e paradossalmente, la voglia di possedere quel supporto è stata determinata dallo sviluppo della tecnologia e del digitale che ha messo in crisi il formato cd. Dicci la tua sul dibattito in corso tra gli amanti della puntina e quelli del disco ottico anche alla luce dei dati di vendita (che parrebbero a favore del vecchio supporto) e delle modalità di fruizione dei tuoi clienti.
Io personalmente sto puntando molto sul vinile e sul giradischi. Ma a prescindere dai miei gusti penso che la fruizione immateriale soppianterà quasi del tutto quella tramite cd. Il vinile è tutta un’altra storia: ti costringe a rallentare, a sederti, a goderti la musica in modo differente e a dedicarle maggior tempo. Sì, anche tra i miei clienti c’è chi non rinuncia al cd; del resto, per decenni, ci siamo tutti abituati alla sua praticità. Ma il vinile è anche un’opera d’arte con le sue copertine dalle dimensioni molto più grandi. Certo, tra i miei clienti c’è chi non rinuncia al digitale, anche tra gli amanti del vinile. Se con il vinile devi sederti, l’mp3 puoi infatti portarlo dove vuoi. Ma se sei un amante del vinile alla fine affermi che non puoi possedere un disco limitandoti a tracce immateriali.

La pandemia, più dei Måneskin, ha invogliato molta gente all’acquisto di uno strumento musicale. I dati della Fender, con il boom di vendite nel periodo in questione, lo certificano. Dal tuo punto di osservazione, pensi che sia successa la stessa cosa con i dischi? Che effetto ha avuto la pandemia sulla vendita di dischi in generale e qui nel tuo bacino di utenza?
Ritorniamo al discorso del tempo da dedicare alla musica. È chiaro che il lockdown ci ha dato una mano da questo punto di vista. La musica è stata una colonna sonora della pandemia e abbiamo avuto anche artisti che, in presa diretta, hanno realizzato performance e dischi, penso a Neil Young. Quindi è anche vero che c’è stato un maggior tempo da dedicare all’ascolto. Ciò ha anche stimolato le vendite, anche qui a Nuoro e provincia. Ho conosciuto tanti ragazzini che sono entrati in negozio, complici le passioni dei genitori. La presenza di un giradischi funzionante in casa e il maggior tempo dedicato alla musica li ha spinti a cercare i vinili dei classici del passato, ma anche degli artisti più contemporanei. È stata una bella sorpresa e lo è tuttora. Li vedi, curiosi, che sfogliano; cerchi di dare loro le risposte alle loro molteplici domande; li ascolti quando sono loro a insegnarti qualcosa. Buon segno: significa che i genitori, pur lasciando loro la libertà di orientarsi nel mercato attuale, gli hanno trasmesso il giusto approccio da avere nei confronti della musica.

Nuoro, tra città e provincia, tra residenti e pendolari, è punto di riferimento per una platea molto ampia di utenti. In che modo si ripartisce la tua clientela?
Nuoro e la Barbagia sono da sempre un grande bacino di utenza. Si da molto peso alla cultura musicale e questa è una cosa che va avanti da molto tempo, pensiamo ai numerosissimi club negli anni ‘60 e ‘70 e alla trasmissione che c’è stata tra le generazioni, da padre in figlio come ti dicevo prima. Ma se Nuoro risponde bene posso ugualmente dire che lavoro tantissimo con i clienti dei paesi del circondario. C’è uno zoccolo duro di rocker e di metallari che è lì per rimanerci. Il contatto con i paesi è quotidiano: i clienti mi chiamano per essere aggiornati, mi mandano un messaggio per chiedermi di mettere loro da parte un vinile. Qui c’è un grande cuore musicale.

A proposito degli aggiornamenti. Chi ti segue sui social sa che puntualmente fai delle video carrellate mostrando i nuovi arrivi e quanto hai in catalogo. Non pensi che ciò – cosa del tutto assente quando i giovincelli, con la speranza di trovare il pezzo ricercato presso il nostro negoziante di fiducia, eravamo noi – possa ridurre l’acquisto fisico a una veloce transazione? Abbiamo a che fare con clienti che vengono a chiederti 180 grammi di vinile come se quel disco fosse il loro affettato preferito oppure prevale chi entra e compra solo dopo aver divorato lì con gli occhi i dischi in rassegna, un po’ come quei ragazzini che mi citavi pocanzi?
Guarda, è più una questione pratica il discorso delle video carrellate. Per diversi motivi. Innanzitutto mi serve per creare un appuntamento fisso con i follower della pagina. In secondo luogo molti devono fare i conti con i tempi a disposizione nella giornata: molti lavoratori spesso non hanno quella mezzoretta necessaria per spulciarsi tutto. Quindi le video carrellate servono anche per venire incontro a queste persone. Ma la tendenza predominante è un’altra, e sta in mezzo: molti vengono per prendersi il disco visto in rete e prenotato e, una volta in negozio, fanno il classico digging.
Nel tuo negozio troviamo tanta musica italiana e internazionale. Come la mettiamo con gli artisti della scena locale. Che contatti hai con le etichette di Cagliari, Sassari e le altre attive in Sardegna?
Questo è un tasto dolente. Innanzitutto distributori che passano in negozio con le loro proposte non ne trovi più, il contatto è diverso. Inoltre molti artisti decidono di bypassarci per diverse questioni (anche economiche) e vendono direttamente su internet. Non ho più lo stesso catalogo di qualche anno fa. Poi è chiaro che la mia risposta è sia quella dell’appassionato che non concepisce l’assenza di determinati dischi nei negozi, sia quella del negoziante che deve venderli. Ma anche se fossi un mero cliente preferirei lo stesso trovare in negozio ciò che cerco. In ogni caso è una mia mission quella di spingere le realtà locali e, anche per questo, faccio parte del consorzio Undici, Unione negozi di dischi coesi e indpendenti. Non dobbiamo lottare solo contro Amazon ma anche affinché in Italia si riduca l’Iva sui prodotti fonografici. La cultura musicale non è di serie B, i negozi sono un presidio e devono tornare ad essere il luogo di incontro per tutti noi: artisti, commercianti, ascoltatori.

Proviamo a chiudere soffermandoci su questa questione del presidio culturale. Il tuo si trova all’interno di un’ampia e capiente struttura; la bella Piazza Mameli si trova in una posizione strategica in città a due passi dalle redazioni dei giornali regionali e della radio locale. Pensi che gli showcase in loco, le presentazioni e l’organizzazione di dibattiti tematici possano aiutare la scena sarda e favorire lo sviluppo del suo mercato interno?
Questa struttura, per tutte le questioni poste in domanda, si presta tantissimo agli eventi citati e per l’autunno, sempre che non peggiori il quadro pandemico che ci ha fortemente limitato in questo periodo, stiamo programmando qualcosa. Certamente dobbiamo avere la certezza che si possa programmare in libertà, senza gli inconvenienti che nel recente passato ci hanno imposto una revisione dei piani dall’oggi al domani. Eventi del tipo possono certamente aiutare la scena sarda. La musica è socialità e il movimento aiuta tutti.