E mentre nelle sale trasmettono la versione cinematografica del celebre romanzo di Enrico Costa, in questo 2022 musicale carico di aspettative possiamo tranquillamente dire che la Gallura non è affatto muta. Così, dopo i “13 pezzi” dei Sangue da poco licenziati, ecco che Olbia ci regala un nuovo capitolo hardcore con il “Vol.1” dei Blaze.
Qui le tracce sono sette (un centrifugato di scuola newyorkese, californiana e un pizzico di sano thrash metal) e ciascuna di esse ci viene proposta con un minutaggio essenziale: la prima e l’ultima, ossia “Senseless world” e “All out from within” (che poi sono i due singoli apripista usciti rispettivamente a novembre e a marzo) raggiungono i due minuti, tutte le altre stanno poco sopra i 60 secondi.
In realtà le tracce sono otto se consideriamo la ghost al termine: un chiaro tributo a George Floyd nei suoi peggiori momenti con un ginocchio in divisa sul suo collo.
Luca (chitarra), Cristiano (basso), Matteo (batteria) e Fabrizio (voce) hanno dato vita a una schietta creatura che, con testi a volte introspettivi e a volte più diretti, parte dalle riflessioni sul quotidiano e sul genere umano nel rapporto con la nostra terra e con gli altri. Da notare gli speech di apertura nella prima e nella quarta traccia, uno tratto da “Il grande dittatore” e uno di Denzel Washington, oltre al lamento di Floyd in quella nascosta.
«La vita è selvaggia, è dura, è Hc», cantavano gli Assalti Frontali in “Sottobotta”: oggi mettiamo “Vol.1” come disco della settimana, ma per questa vita agreste e tosta, con il suo globo ferito in copertina realizzato da Mirko Masala, l’album potrebbe stare benissimo sotto la categoria di “colonna sonora” di «un eterno limbo dove – parole loro – il tempo ci scorre via tra le mani».
L’album è stato registrato, mixato e masterizzato nell’Officina 13 di Andrea Pica.
