Uscito la scorsa estate per Alfa Editrice, Vintage – Rock e dintorni nella Sassari degli anni ‘80 è la prima pubblicazione in ambito musicale di Riccardo Frau.
Oggi Frau è un avvocato, ma il suo trascorso nei Jab, una delle band più attive nel panorama rock-blues degli anni ‘80, ne fa un testimone privilegiato del profondo mutamento che ha subito la scena isolana in quel decennio.
La sua è una puntuale opera di ricerca, attestata anche dalle innumerevoli note bibliografiche a margine, dalle dichiarazioni raccolte e dagli articoli di giornale dell’epoca, tra cui quelli dell’instancabile Giacomo Serreli, vera memoria storica delle evoluzioni musicali rock in Sardegna, che firma anche la prefazione al libro. Curato e approfondito è anche il rapporto tra mutamenti sociali e evoluzioni musicali, segno di un’analisi curiosa, interessata e interdisciplinare, che fa del suo testo una preziosa testimonianza sulle origini della musica nell’Isola come è arrivata ai giorni nostri.
Il racconto prende piede dalla nascita delle discoteche e dei locali votati alla musica live, per poi seguire la diffusione delle prime sale di registrazione e delle etichette, segno che quello analizzato dall’autore non è un decennio scelto a caso o per nostalgia, ma un momento storico radicale, successivo alla stasi registrata tra la fine degli anni ‘70 e dei primissimi ‘80, e determinante per la svolta musicale pre-MTV nell’isola.
Frau passa, infatti, in rassegna anche le evoluzioni dei costumi che hanno accompagnato quelle musicali, ricalcando, con il consueto delay, quelle nazionali: quindi le contrapposizioni tra paninari e yuppies, le comparsa delle prime creste dei punk, del trucco pesante dei dark e delle chiome dei metallari. Doverosi e approfonditi i ricordi sul Buen Dia, locale cittadino la cui programmazione vedeva in quegli anni le prime jam session jazz e rock, compreso l’esordio, insieme a tanti altri, di un giovane Paolo Fresu. Poi il primo vero e proprio festival rock, Musica Musica, che nel 1983 portò i concerti al Teatro di Sassari e che fece da apripista a manifestazioni di più ampio respiro nel resto dell’Isola, altro grande cambio di rotta, dimostrato anche dallo stupore dei giornalisti dell’epoca nel constatare il successo degli eventi.
L’analisi si estende così anche, e giustamente, oltre le dinamiche e i confini cittadini. Ecco, quindi, un’ampia sezione dedicata a Rock Area, “la piccola Woodstock sarda”, vera prima rassegna di rock emergente e alternativo in Sardegna, svoltasi a Tonara tra il 1985 e il 1992, e modello per tante altre manifestazioni che le hanno fatto seguito. Il riferimento alla manifestazione, a cui l’autore partecipò con la propria band, gli consente di accennare anche ai contesti economici intorno ai quali nascevano i festival e alle somme che le amministrazioni, comitati e Pro Loco, destinavano al cachet delle band, decisamente più cospicue di quelle contemporanee.
L’approccio multidisciplinare non si ferma però a quello. Frau riesce a circoscrivere con precisione anche tanti eventi cardine dell’evoluzione affrontata nel libro: l’esordio di Rockhouse alla fine del 1985, quello delle irreprensibili Ragazze Terribili, collettivo ancora attivo ai giorni nostri, l’affermarsi delle scene hard rock e punk, fino all’avvento della new wave, arrivato in differita verso gli ultimi anni del decennio.
Interessante anche la centralità, quantomeno cronologica, attribuita dall’autore al modello sassarese e del capo di sopra in generale, specie rispetto a Cagliari e al sud Sardegna, almeno fino al 1986-87, quando iniziano ad affermarsi anche altre realtà nel resto dell’Isola. Dicotomia che spiega un fermento nel settore molto vivo ancora oggi in un territorio meno popoloso e, solo in teoria, meno esposto alle contaminazioni di quanto possa esserlo quello del Capoluogo.
Preziose anche le quattro interviste del capitolo conclusivo. Rivolte ad altrettanti protagonisti di quegli anni, musicisti, giornalisti, produttori e imprenditori (Antonello Palmas, Marco Piras, Alberto Erre, Massimo Canu e Gavino Riva), impreziosiscono il quadro tracciato da Frau e lo arricchiscono di punti di vista differenti sulle dinamiche descritte nel volume.
Negli ultimi paragrafi si tirano, infine, le somme sul percorso delineato dal libro, evidenziandone la consequenzialità, logica oltre che temporale, fino a raccontare le attuali attività dei protagonisti di quegli anni. Un filo narrativo che chiude il cerchio e rafforza l’idea, delineata da Frau, che quello descritto è stato davvero un decennio decisivo per le sorti del mondo musicale in Sardegna negli anni a venire, un cambio di passo che ha inequivocabilmente portato alle attuali forme del fare musica.