Vilma – Fortuna

Luca GarauMusica, Recensioni

To Lose La Track 2025

A poco più di un anno dal precedente Viva il male, i Vilma tornano alle pubblicazioni con Fortuna. Stessa formazione, stesso Sollo (Andrea Sologni dei Gazebo Penguins) al mixer, stesso impatto nelle orecchie. Di sempre.

E allora perché parlarne? Perché questa mania tutta moderna della continua sorpresa ha ampiamente stancato. Perché ci vuole più disciplina a rimanere se stessi che a mostrarsi ogni volta in una nuova veste ancora più ammiccante. Perché in fondo, al netto delle crasi, è di punk rock che stiamo parlando. E al punk non gli si chiede di stupire, gli si chiede di esserci, e basta. Non serve che si esibisca in acrobazie al pari di una scimmietta ammaestrata a sollazzare il padrone, è sufficiente che sia il macigno pesante su cui riposarsi o da cui farsi schiacciare. 

Fortuna c’è, granitico, monolitico, urlato e disperato, capace di farsi sia spalla che pugno. Corre veloce, ma non indolore: sette brani che compongono una geografia di traumi intimi, ricordi che non passano e fantasmi familiari, tracciando i confini di un’Isola che non c’è per i (non più) bambini sperduti impegnati a leccarsi le ferite. Gli intrecci tra musica e liriche restituiscono con straziante limpidezza il senso di peso e angoscia con cui ognuno, prima o poi, si ritrova a dover fare i conti. L’intero disco è pervaso da una tensione sottile che si muove tra malinconia e rabbia trattenuta, in bilico sull’orlo di un baratro in cui sembra che tutto stia per cedere. Aggiungono valore didascalico al disco la foto di copertina scattata “per coincidenza incredibile” da Ilaria Caterini, poi lavorata da Valeria Loddo e il supporto grafico di Familìa Povera.

I Vilma aggiungono così un altro capitolo alla loro storia che li ha visti partire da Sassari più di un decennio fa, che oggi passa per To Lose La Track un po’ l’epicentro di quel mondo là, e che conferma quanto la coerenza possa essere un atto radicale. Battere i lividi per mantenerli sempre viola, per ricordarci che san fare ancora male: alla fine è questo lo scopo. E con Fortuna, il ricordo è ancora vivo. Anzi, pulsa.

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