Una sera di luglio di tre anni fa mi trovavo in cricca al solito parchetto, quando un amico tirò fuori il cellulare e mise una canzone da YouTube: il lento incedere r&b accompagnato da una voce inquieta mi incuriosì e chiesi chi fosse l’autrice. “Non la conosci?” rispose il mio amico, “ha cominciato da poco ed è di qua, si chiama Valucre.” Personalmente non andai di matto per il brano in sé ma mi segnai il nome, prima che si cominciasse a parlare d’altro.
Una simile premessa può sembrare fuori luogo, ma è in realtà fondamentale per due ragioni. Andando con ordine, la prima riguarda sicuramente l’idea che (almeno quando le cose vanno bene) il fattore primario dell’entusiasmo per gli artisti emergenti stia nel seguirli da una fase ‘embrionale’ e osservarne la crescita, dando loro tempo e spazio per battere gli scetticismi e conquistare gli ascoltatori. E per quanto si parli di un esordio full-lenght, il titolo “2” ci ricorda come la cantautrice vanti già un precedente EP di sette tracce del 2020, oltre a svariati singoli. Ma in quei tre anni che separano i due progetti, Valucre ha saputo trovare la giusta consistenza dalle iniziali ispirazioni, gradualmente discostandosi da alcuni topos triti dell’itpop e abbracciando sempre più una dimensione artistica personale e inconfondibile. Sì, all’ascolto del disco restano ancora chiare le influenze del bedroom pop a stelle e strisce (Clairo e Cuco fra tutti) così come quelle del variegato indie tricolore: le sapienti produzioni di Alessandro Forte creano però il tappeto sonoro adatto a far brillare la voce dolceamara dell’artista cagliaritana, esaltandone soprattutto le liriche, mai così introspettive ed evoticave.
Si arriva così alla seconda ragione della premessa: le sensazioni provate con “2” un po’ mi riportano indietro proprio a quel piccolo momento tra amici. Per molti dei miei coetanei (e limitrofi compresi) aver vissuto Cagliari in gioventù ha significato abituarsi spesso al sentore di un nulla che scorre, guardando gli amici partire e gli anni passare, senza aspettarsi più troppo da noi stessi e dal mondo. Valucre coglie alla perfezione questo lento meriggiare eterno, in cui sprazzi apparentemente insignificanti di una quotidianità ormai tramontata ci confortano e ci rattristano al contempo, in un vortice di malinconica nostalgia che speriamo quasi non si esaurisca più.
Se questa è quindi la nuova tappa del viaggio di Valucre, ci si augura che sia pure il primo passo di un’artista che è ora riuscita ad affermarsi tra le novità musicali più interessanti nel contesto isolano.