Recensione di Giulia Figus
Ascoltando questo disco troviamo con difficoltà le parole per poter spiegare o semplicemente aggiungere cosa abbiamo provato ed effettivamente percepito. La frase “facciamo parlare la musica” in un certo senso calza a pennello. Basterebbe che ognuno di noi potesse soffermarsi e farsi cullare durante la durata di questo lavoro sopraffino. Quanto è difficile spiegare e tradurre ciò che si percepisce con un linguaggio che non è assolutamente quello musicale ma bensì quello verbale?
Sforzandoci di rendere il suono in “verbo” possiamo dire che il disco del cantautore Andrea Andrillo è ricolmo di dolcezza e di intimità. È un fluttuare di ricordi e stati d’animo dal più tormentato al più sereno. C’è tanta consapevolezza nel voler raccontare un viaggio interiore, ricco di flussi di coscienza, di maturità ma anche di molta insicurezza data dal fatto che ognuno di noi, quando decide di scrivere di sé, si trova spesso in una situazione scomoda e (paradosso) poco familiare, soprattutto quando si cerca di trasformarlo in poesia prima, in musica, dopo.
Testi che sanno di poesia
Il disco dal nome “Uomini, Bestie ed Eroi” (2018) scorre liscio e limpido, si ascolta tutto d’un fiato e ci rapisce brano dopo brano senza risultare mai pesante o noioso.
Nove brani ci raccontano un grande autore rimasto nascosto ai più per troppo tempo, guardando il mondo attraverso l’unico spiraglio di luce che entrava dalla finestra e lasciava intravedere il mondo all’esterno; ma che ad un certo punto trova il coraggio di raccontare e di raccontarsi.
“Forse Sognare” ci suggerisce la prima traccia. Perché sì, bisogna probabilmente sognare parecchio per arrivare a scrivere e comporre musica di un certo livello.
Il disco ci rivela anche una piacevole sorpresa, due brani cantati in lingua sarda; potrebbe risultare scontato visto che il nostro autore è sardo di origine, tuttavia al giorno d’oggi è davvero ammirabile che qualcuno si ricordi di quanto il sardo sia vicino alla poesia e come sia semplice veicolare lo spirito e i sentimenti con questa lingua tanto cara, quanto bistrattata.
Nei due brani “Paternidadi” (tratta da una poesia di Vincenzo Pisanu) e “Su Patriotu” (tratta da una poesia di Pierfranco Devias) capiamo il significato del messaggio dato dalla enorme forza della lingua e resa unica con le note e dall’interpretazione del cantautore.
Conclusioni
In conclusione ci chiediamo:
Qual è il punto forte del disco di Andrea Andrillo?
Il punto forte è che i testi sono davvero scritti in modo magistrale e la musica non svolge solamente il compito di accompagnatrice ma crea una base solida nel quale le parole possono accomodarsi e sentirsi sostenute.
Talvolta non è necessario creare degli arrangiamenti troppo sofisticati per comunicare qualcosa, anzi, la semplicità è il modo migliore per arrivare alle orecchie di chi ascolta e ai cuori di chi legge.