Andrea Andrillo, 2018
Forse Sognare
Hai sognato mai
Di stare in volo
Lontano anche da te
Libero da quel pensiero strano
Libero senza di te
Io respiro il vento
Ed ho il cielo in petto ormai
Il respiro è vento
Ed ho il cielo in petto ormai
Cos’è che faceva tanto male?
Io non mi ricordo più
Sono salito su quel davanzale
Poi non mi ricordo più
Non i volti abbozzati
Nella polvere
Non gli specchi esplosi
Con dentro le maschere
…
Hai sognato mai
Di stare in volo
Come qualcosa che
Ha le ali per paura del suolo
E che poi si perde
Nel blu
Deserti di Sale
Ci han detto
Là in fondo
Per voi c’è la fine del viaggio
Deserto alle spalle
Di fronte un miraggio
Hai fame e coraggio
Se chiedono Inventa nelle tasche quel che puoi
Se sparano
Corri più forte finché ce la fai
Mio cuore
Stanco
Scosso dal vento e dal mare
Cosa rimane
Della forza di sognare
Siamo tanti
Che strano
Pensare che non esistiamo
Pensare che forse
Non basta il coraggio
Se vivere è oltraggio
Se chiedono Inventa nelle tasche quel che puoi
Se sparano
Corri più forte finché ce la fai
Mio cuore
Muto, dentro a un sudario di sale
C’è un mare che non hai potuto attraversare
E’ lì
Fra i cuori
E’ lì
Fra i cuori
Deserti di sale
(Il deserto più grande è nel cuore, a dividere la gente dalla gente)
Irene
In fondo non importa
Non è così importante
Si fanno congetture
Per poi non dire niente
Quando parla la gente
Quando parla la gente
Quanto parla la gente
Chissà se quando ridi
Ondeggi come i fiori
Chissà se il tuo profumo
Lo neghi ai tuoi amori
E se in fondo a quegli occhi
Che dicono di cielo
Davvero scorre un fiume
Dove anneghi i dolori
Ma io nei tuoi silenzi
Non trovo una risposta
E sfuggi come i giorni
…come la vita
Perché una eri all’arrivo
E un’altra alla partenza
E il saggio al mondo cerca
Soltanto la sua essenza
Qualcosa che riveli
Che spieghi l’esperienza
Perché se tutto cambia
Eterna
E’ la tua assenza
Ma in fondo non importa
Pare non sia importante
Si fanno congetture
Per poi non dire niente
Quando parla la gente
Quando parla la gente
Quanto parla la gente
Tendo le braccia, ma poi non stringo
Niente.
Aveva undici anni
Mia madre si chiama Carmen Loi, è nata il 16 luglio del 1932. Nel ’43, durante uno dei devastanti bombardamenti su Cagliari, vide una donna fuggire con in braccio un bambino la cui testa era stata staccata quasi di netto dallo scoppio di una bomba.
La donna correva e la testa del bimbo, semi mozzata, ballonzolava: come in un’assurda danza!
…
Il tempo è passato, mia madre è invecchiata, ma i bambini di oggi, come quelli di ieri, li ammazzano i padri di altri bambini. Ai loro figli insegnano giochi, raccontano fiabe, ma il dolore sugli altri non fa altrettanto male.
Cos’è stata mai Cagliari
Condannata a bruciare?
Paternidadi
Sabori de sali
In cust’arretumbu
Chi mi tzerriat
E mi mallat aintru
De tempus attesu
Grai est su passu
In is moris de craba
Su cuccuru est inni’
Sempre accappiau a s’orizzonti
E callenti est sa bertula
Portada tira tira O gioga gioga
Prena de cincu semis
E de sperantzia
Traduzione
Sapore di sale
in quest’eco
che chiama
e mi ferisce* dentro
da un tempo lontano
Pesante è il passo
sui sentieri di montagna*
La cima è lassù
sempre legata all’orizzonte
Ed è calda la bisaccia
portata a fatica*
o con leggerezza*
piena di cinque semi
e di speranza
Poesia di Vincenzo Pisanu
*mallai in realtà non è ferire quanto picchiare, pestare, percuotere
*is moris de craba sono letteralmente le pasture per le capre
*portai tira tira è letteralmente trascinare
*o gioga gioga letteralmente sta per scherzando, come fosse uno scherzo
Atlantide prima della pioggia
Sì che sarebbe splendido
Riuscire a scorgerti in mezzo al via vai
Tutti in corsa fermi in un mare di guai
Senza arrivare mai
Senza toccarci mai
Oh ma dicono che il tempo prende
E il tempo dà
Solo che a nessuno basta
Quel che ha
Così cane mangia cane, in libertà
Sotto alle grigie nuvole
(Something borrowed,
Something old,
Something new
Let’s stop being blue
Is that all we got to choose from baby?
Keep on running,
You’ll just get to stand still)
Ci sarà pure un limite
Ma non è quello che poi senti in TV
Più va tutto in vacca, più moine mi fai
Se non vendi o non compri
Sei morto e lo sai
Ah, ma dicono che quel che scegli
Sia libertà
Duro o molle, è certo un’opportunità!
Dillo ai bimbi scalzi intorno alla città
A chi non potrà mai scegliere
E senza una lingua
Non chiede più perché
Dicono che il tempo prende
E il tempo dà
Solo che a nessuno basta
Quel che ha
Così cane mangia cane, in libertà
Vedi che comincia a piovere?
Nata dal Silenzio
Nel silenzio senza fine
Nel silenzio, ad aspettare
Nel silenzio, a camminare …
…
Ho sognato che potevo dirti
Che tutto è più bello
Quando sei con me
Figlia io ti amo in un silenzio
Che mi ruba
Tutte le parole
Ma non quel che ho nel cuore
E che suono faccia il vento non lo so
Ma le ali per volare, io ce le ho
Figlia le regalo a te senza parlare
Te le do perché tu possa dire
“Posso anch’io volare”
…
Nel silenzio senza fine
Nel silenzio, ad aspettare
Nel silenzio, a camminare
Nel silenzio ho imparato
Ad ascoltare
Su Patriotu
Presu che fera, sambenande, chin su corazu de unu Zigante
A conca arta est intrau in Carra Manna
Sa die trinta de su mese ‘e augustu milliotichent’e duos.
Sende chi non li podian binchere s’onore
Pro vinditta l’an brusiau su corpus
Sa chisina ghetada a su bentu
Cumbintos de podere isperdere
Sa libertade, s’eroismu, s’ammentu
Ma goi an semenau totu sa Nassione
E in medas oje naran chi l’an bidu
L’an bidu in Pratobello, l’an bidu in Capu Frasca
In Buggerru, chin sos minadores
In Casteddu, chin sos pastores
E tue puru, si cheres, lu podes biere
Cando su popolu gherrat pro sa libertade
Mira s’istendardu de sos bator moros
A lu bies
Su chi l’at in manos?
Issu est Frantziscu Cilocco
Traduzione
Catturato come una bestia feroce, con il coraggio di un Gigante
A testa alta è entrato in Carra Manna*
Il giorno trenta del mese di agosto del milleottocento e due
Dal momento che non potevano privarlo del suo onore
Per vendetta gli hanno bruciato il corpo
La cenere dispersa al vento
Convinti di poter disperdere
La libertà, l’eroismo e il ricordo
Ma così hanno seminato tutta la Nazione
E in molti oggi dicono che l’hanno visto
L’hanno visto a Pratobello, l’hanno visto a Capo Frasca
A Buggerru, con i minatori
A Cagliari, con i pastori
E anche tu, se vuoi, lo puoi vedere
Quando il popolo combatte per la libertà
Guarda lo stendardo dei Quattro Mori
Lo vedi
Chi lo regge fra le mani?
Lui è Francesco Cilocco
Poesia di Pierfranco Devias
*“carra manna” è la piazza del mercato. Oggi, a Sassari, dove ebbe luogo il martirio di Cilocco, si chiama Piazza Tola.
Gorizia tu sei maledetta
La mattina del cinque di agosto
Si muovevan le truppe italiane
Per Gorizia, le terre lontane
E dolente ognun si partì
Sotto l’acqua che cadeva a rovesci
Grandinavan le palle nemiche
Su quel monti, colline e gran valli
Si moriva dicendo così:
Oh Gorizia, tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi
Ve ne state
Con le mogli sui letti di lana
Schernitori di noi carne umana
E rovina della gioventù
Voi chiamate “il campo d’onore”
Questa Terra al di là dei confini
Qui si muore gridando “assassini”
Maledetti sarete un dì
Maledetti sarete un dì.
Una produzione Radici Music Records (2018)