Anthology of Post Industrial and Experimental Music from Italy – Unexplained Sounds Group

Claudio Loi Musica, Recensioni

Unexplained Sounds Group è un network internazionale curato e diretto da Raffaele Pezzella, conosciuto anche come Sonologyst, con lo scopo di documentare le frange più esoteriche della musica sperimentale contemporanea e dare visibilità a un mondo che difficilmente trova spazio nei circuiti tradizionali della diffusione del sapere. Non che questa sia una priorità assoluta, vista la naturale ritrosia di queste correnti a condividere spazi e luoghi di coabitazione, ma è comunque un modo per sentirsi meno soli e mettere in comunicazione esperienze e sentimenti sparsi per il pianeta. Una delle missioni della USG è quindi quella di documentare lo stato dell’arte della musica sperimentale più sotterranea e per far questo vengono setacciati scenari e contesti inaspettati, situazioni eccentriche e impreviste attraverso produzioni individuali, ma, soprattutto, con antologie che raccolgono esperienze in contesti geografici che spesso si trovano fuori dall’impero.

Una delle ultime antologie è dedicata alla scena italiana documentata attraverso 18 progetti sparsi per la penisola con ben 4 produzioni di artisti sardi. Non poco vista la scarsa densità abitativa dell’isola e le ataviche difficoltà a uscire dai confini geografici e mentali di questa terra. Ma sta proprio qui la magia di questa scena, quella di essere superpartes, di riuscire a sentirsi parte di un unico respiro artistico ed essere locale e globale allo stesso tempo. Industrial music è un verbo che in Sardegna ha sempre avuto enormi potenzialità e il numero di musicisti coinvolti o semplici appassionati è davvero stupefacente. Situazione difficile da spiegare e comprendere appieno se non nelle possibilità che la contemporaneità offre a chi vuol sentirsi in sintonia con il mondo grande e terribile e allo stesso tempo mantenere un indiscusso e legittimo senso di appartenenza a una cultura che comunque ci appartiene. Se dovessimo cercare un momento fondante di questa insolita avventura estetica credo sia quello della pubblicazione nel 2002 di Intricata Transitoria del collettivo Machina Amniotica che per la prima volta dichiarava la sua identità culturale in un connubio perfettamente riuscito di elettronica, distopia psicotropa, spoken word e infiniti altri incubi che rimandano a William Burroughs, a James Ballard, alla sbornia neuromante di William Gibson e tante altre influenze che arrivano dalle seminali avanguardie del Novecento e si perdono nelle paludi di un futuro che ci sembra di aver già vissuto.

Gianluca Becuzzi, che ha curato le note introduttive di questa antologia, sottolinea il carattere trasversale della scena industrial (o meglio post-industrial) che nel tempo ha sentito l’urgenza di fare i conti con la propria storia e con tradizioni ancestrali che in qualche modo segnano la nostra vita, spesso in modo inconsapevole. Emerge nella ricerca contemporanea una strana voglia di far convivere primordiali manifestazioni sonore con sperimentazioni ultramoderne: uno scenario che la cultura digitale ha sempre più reso disponibili e a portata di tutti. Questa sorta di corto circuito culturale è sempre stato gravido di risultati straordinari e in Sardegna ha trovato la giusta dimensione potendo contare su universo carico di segni, di fantasmi, di paure ancestrali, di rituali che mischiano in modo convulso sacro, profano e una visione laterale pregna di magia e di contraddizioni insanabili. Dalle terrificanti maschere del carnevale barbaricino alle sonorità gutturali del canto a tenore e perfino in insospettabili riti religiosi troviamo quella cultura del mistero, quell’afflato dark che è alla base di molte produzioni post-industrial. Restando nell’isola basti pensare al grande lavoro sui miti ancestrali fatto da Hermetic Brotherhood (peraltro presenti in questa antologia) o a quella drammatica rilettura del codice barbaricino proposta qualche anno fa da UNCODIFIED con Wertham per capire quanto queste derive culturali possano prestarsi a nuove versioni di matrice industrial.

Nello specifico di questa raccolta la rappresentanza isolana è aperta proprio da Hermetic Brotherood Of Luxor con Cuius Vulturis Hoc Erit Cadaver un brano che è archetipo delle sonorità proposte dal duo di Macomer in uno straniante connubio sonoro nel quale convive la nuova liquidità elettronica e un approccio materico che prevede l’utilizzo di materiali litici, pelli di animali, ossa e altri reperti organici: un equilibrio drammatico e instabile tra vita e morte, passato remoto e ipotesi di futuro. Non poteva di certo mancare Simon Balestrazzi uno che la cultura elettronica (in tutte le sue espressioni) l’ha sempre vissuta in primo piano e che in Sardegna è diventato punto di riferimento assoluto. La traccia Dying Embers è minimalismo senza compromessi, tensione e capacità di sintesi, controllo della materia e delle sue possibilità: una delle tante strade percorse da Balestrazzi in una carriera che va oltre ogni immaginazione. Si continua poi con Massimo Olla che in Infinite Loneliness rende onore a una ricerca timbrica instancabile e di lunga data, un corpus di suoni e rimembranze che spiazzano per la loro natura incerta: anche qui elettronica e materia dialogano e si completano e l’immaginazione ci riporta a tante sperimentazioni di origine colta e a certe esperienze di musica concreta immaginate da Pierre Schaeffer nel secolo scorso.

Chiude il cerchio il brano The Presence proposto da UNCODIFIED (aka Corrado Altieri) un nome che chi frequenta questi ambienti conosce bene. Anche per lui una carriera che si perde in miriadi di progetti, in esperienze sempre ai confini delle umane possibilità, un mondo in dissoluzione che talvolta fa riferimento al cinema di David Cronenberg. Il corpo che diventa macchina e la macchina che in qualche modo diventa sempre più umana, una filosofia dell’ultracorpo che spaventa e affascina e che ritroviamo anche in The Body Of Horror, una recente antologia pubblicata dalla label Eight Tower, dedicata proprio al cinema di Cronenberg in cui trova alloggio la radicale proposta sonora di UNCODIFIED e che si consiglia di abbinare a questa antologia.