Esce oggi il disco di Udde, polistrumentista sassarese di stanza in Grecia, intitolato Diaspora: l’idea alla base dell’opera «nasce molto prima della musica che lo costituisce. L’album è una scintilla che scocca nel 2014, quando Udde vede per la prima volta quell’immagine sospesa che ne diventerà copertina»
Le undici tracce sono dunque il frutto di un lungo rimasticare idee musicali, fino a rendere quasi irriconoscibili i riferimenti originali, i quali vanno da Syd Barrett ai Depeche Mode passando per Bowie. I vari capitoli di questa esperienza sonora si inseguono sotto l’incedere di percussioni millimetriche e riverberate, mentre strati di synth e mellotron avvolgono voci fluttuanti che paiono arrivare da luoghi lontanissimi.
L’obiettivo principale della ricerca di Udde pare quella di una lotta senza quartiere contro l’ordinario e la forma canzone tradizionale. Tale missione ha richiesto una lunga e complessa gestazione, capace di generare brani che inseguono suggestioni e atmosfere, senza rinunciare alla chiarezza dei testi in italiano.
La maniera migliore per descrivere l’impatto dell’opera sta tutta nelle parole dello stesso autore:
«Diaspora è un unico filo che si spezza e si avvolge in rotte circolari. Diaspora è un dejà vu costante. Diaspora è in aperto contrasto con scopo, spazio, tempo. Diaspora è seminare per non raccogliere, partire e perdersi, crescere senza diventare. Mai.» L’album è pubblicato dall’etichetta PNR e può essere ascoltato su YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music e Deezer. Musica, testi e produzione sono a cura dell’autore, il mastering è stato affidato a Salvatore Addeo, mentre l’artwork è opera di Chiara Porcheddu.