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Tra rock e montagne

Daniele MeiLive report

Disperso in un bosco

Trovarsi in un bosco di lecci a mille metri d’altezza, durante una notte estiva, con circa venti gradi di temperatura fa bene a corpo e spirito. Esserci per assistere a un evento intimo in un luogo così affascinante è un’esperienza del quale è doveroso dare testimonianza.

Località e nome del festival non saranno svelate in questo articolo.

Tra rock e montagne - Secret Show 2019

Il concerto

L’accesso all’area è reso straniante da un inquietante corridoio di alberi che sembra vogliano afferrare i passanti. In lontananza si intravede qualche luce colorata. Superato questo piccolo momento thriller si accede alla piccola radura che ospita l’evento. Amplificatori, casse, batteria e pedaliere stanno sopra un telo, sul terreno ancora umido. L’offerta dell’angolo food sembra premonire quella musicale che verrà: cous cous con carne di pecora, panino con “frixiurau” – interiora – e un gradevole intruglio di alcool e anguria sembrano l’accompagnamento ideale per questa lunga notte.

Nonostante il perenne rischio temporale, l’affluenza è quella che ci si può attendere.

S.P.U.V., ,

Apre una band locale con un progetto creato esclusivamente per la serata, gli S.P.U.V., acronimo di Solo Per Una Volta. Tra il serio e il faceto i ragazzi anticipano ciò che succederà di lì a poco con un breve set di stampo nineties senza troppe velleità.

A seguire, i Mine’s Doom da Montevecchio, scaldano il pubblico con i pezzi tratti dal recente CD New Holographic Universe, che li ha fatti notare per la tecnica e la scrittura di suite psichedeliche avvincenti e raffinate. Se su disco è marcata la vena stoner, dal vivo emerge il lato più doom progressive, confermandoli come promessa del genere.

Dopo un’ora circa di pausa forzata – troppa pioggia assorbita dal gruppo elettrogeno durante l’acquazzone pomeridiano – è la volta degli Elepharmers che non si sono fatti trovare impreparati e hanno suonato in modo impeccabile. Il set è compatto e potente, un vero godimento. Lo stoner del loro ultimo album, Lords of Galaxia, tra fumi e rocce antiche, risuona nel suo ambiente naturale, tra fumi e rocce antiche. Tra riff di pietra, assoli e drumming senza soluzione di continuità, il terreno trema letteralmente sotto i piedi.

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Subito dopo i Charun ergono un muro di suono fittissimo che penetra nel corpo e nella mente. Le vibrazioni prendono possesso degli organi vitali portandoli al loro ritmo e creando un portale dimensionale tra realtà e spazio interstellare. Svanisce la percezione del tempo. I musicisti suonano con la formazione rivolta verso il batterista, improvvisando per lunghi tratti.. Le note basse distruggono le casse del service mentre l’atmosfera, già di per sé diabolica, è resa ancor più spettrale dalle emissioni della macchina del fumo. La cappa grigio-violacea che si crea tra i rami degli alberi più alti è uno spettacolo nello spettacolo.

Mentre l’alba incombe i Cosmic Skylark ci accompagnano verso il nuovo giorno senza alcun timore. I suoni lisergici e l’ora ormai tarda iniziano a compromettere i ritmi circadiani dei presenti. Antagonista e compagni trovano compattezza raggiungendo l’apice poco prima che il sole mandi tutti a casa.

Il tessuto sonoro fatto di delay esasperati, riff liberatori, morbidi giri di basso e ritmi serrati è un vero tappeto volante che accompagna verso la conclusione senza abbassare gli alti livelli di adrenalina.

Eventi di questo tipo sono delle piccole perle nel nostro panorama musicale. Da frequentare, supportare e non perdere per nessuna ragione.