Disperso in un bosco
Trovarsi in un bosco di lecci a mille metri d’altezza, durante una notte estiva, con circa venti gradi di temperatura fa bene a corpo e spirito. Esserci per assistere a un evento intimo in un luogo così affascinante è un’esperienza del quale è doveroso dare testimonianza.
Località e nome del festival non saranno svelate in questo articolo.
Il concerto
L’accesso all’area è reso straniante da un inquietante corridoio di alberi che sembra vogliano afferrare i passanti. In lontananza si intravede qualche luce colorata. Superato questo piccolo momento thriller si accede alla piccola radura che ospita l’evento. Amplificatori, casse, batteria e pedaliere stanno sopra un telo, sul terreno ancora umido. L’offerta dell’angolo food sembra premonire quella musicale che verrà: cous cous con carne di pecora, panino con “frixiurau” – interiora – e un gradevole intruglio di alcool e anguria sembrano l’accompagnamento ideale per questa lunga notte.
Nonostante il perenne rischio temporale, l’affluenza è quella che ci si può attendere.
S.P.U.V., Mine’s Doom, Elepharmers
Apre una band locale con un progetto creato esclusivamente per la serata, gli S.P.U.V., acronimo di Solo Per Una Volta. Tra il serio e il faceto i ragazzi anticipano ciò che succederà di lì a poco con un breve set di stampo nineties senza troppe velleità.
A seguire, i Mine’s Doom da Montevecchio, scaldano il pubblico con i pezzi tratti dal recente CD New Holographic Universe, che li ha fatti notare per la tecnica e la scrittura di suite psichedeliche avvincenti e raffinate. Se su disco è marcata la vena stoner, dal vivo emerge il lato più doom progressive, confermandoli come promessa del genere.
Dopo un’ora circa di pausa forzata – troppa pioggia assorbita dal gruppo elettrogeno durante l’acquazzone pomeridiano – è la volta degli Elepharmers che non si sono fatti trovare impreparati e hanno suonato in modo impeccabile. Il set è compatto e potente, un vero godimento. Lo stoner del loro ultimo album, Lords of Galaxia, tra fumi e rocce antiche, risuona nel suo ambiente naturale, tra fumi e rocce antiche. Tra riff di pietra, assoli e drumming senza soluzione di continuità, il terreno trema letteralmente sotto i piedi.
Charun, Cosmic Skylark
Subito dopo i Charun ergono un muro di suono fittissimo che penetra nel corpo e nella mente. Le vibrazioni prendono possesso degli organi vitali portandoli al loro ritmo e creando un portale dimensionale tra realtà e spazio interstellare. Svanisce la percezione del tempo. I musicisti suonano con la formazione rivolta verso il batterista, improvvisando per lunghi tratti.. Le note basse distruggono le casse del service mentre l’atmosfera, già di per sé diabolica, è resa ancor più spettrale dalle emissioni della macchina del fumo. La cappa grigio-violacea che si crea tra i rami degli alberi più alti è uno spettacolo nello spettacolo.
Mentre l’alba incombe i Cosmic Skylark ci accompagnano verso il nuovo giorno senza alcun timore. I suoni lisergici e l’ora ormai tarda iniziano a compromettere i ritmi circadiani dei presenti. Antagonista e compagni trovano compattezza raggiungendo l’apice poco prima che il sole mandi tutti a casa.
Il tessuto sonoro fatto di delay esasperati, riff liberatori, morbidi giri di basso e ritmi serrati è un vero tappeto volante che accompagna verso la conclusione senza abbassare gli alti livelli di adrenalina.
Eventi di questo tipo sono delle piccole perle nel nostro panorama musicale. Da frequentare, supportare e non perdere per nessuna ragione.