tous les héros

Tous Les Héros – Capside

RedazioneMusica, Recensioni

Recensione di Angelo Pingerna

Era il 2009, più o meno, quando ho conosciuto i con il loro primo album Capsidea. Un album che consiglio ancora. Ora, a distanza di quasi dieci anni, mi ritrovo fra le mani il loro nuovo album Tous les Héros. Salta all’occhio vedere che la band non ha cambiato formazione, tutti i componenti sono esattamente gli stessi di Capsidea, il che rende questo disco ancora più interessante.

Un amalgama di ritmi

In tutto l’album si sente perfettamente l’amalgama della band fin dalla prima canzone.

La strumentale title track, una bella cavalcata molto solare, dai chiari toni prog-rock, dove la chitarra e il basso, in primissimo piano, con assoli e armonie, la fanno da padrone, ondeggiando anche in territori sonori psichedelici.

Una bella sorpresa Il mare dei messaggi a tratti quasi hard rock, con un cantato espressivo che ingentilisce la canzone. Qui i Capside fanno sentire tutta la loro compattezza.

La casa del ciliegio sposta nettamente l’asse verso il progressive, supportato da una cantato molto vicino al jazz.

Ed è proprio la voce di Valentina Casu a fare propria la canzone. La band le sta dietro tessendo un tappeto sonoro notevole, sia per tecnicismi sia per armonia.

Jasmine e Principessa della notte, pur diverse fra loro, si accomunano per la loro melodia vocale quasi medievale, con i Capside che sfoggiano la passione per il progressive con classe e misura, senza mai essere invadenti e con il risultato di essere tremendamente piacevoli.

Black Market mi ricorda in parte una rilettura del classico dei Weather Report con un bel sax in evidenza.

Tutto il brano è pervaso dal jazz rock settantiano, cosi come la urbana e strumentale Tatari Tzentrale (Sassari Centrale).

La sinuosissima Silenzio, molto intricata, passa da ritmi sincopati a piccoli interventi progressivi che sfociano in ritmiche funk con la voce di Valentina sempre in grande spolvero.

Uomini della Città non fa che confermare lo spessore della band, che sfoggia tutta la sua creatività in uno strumentale da urlo.

Un”attesa lunga dieci anni

Ci sono voluti dieci anni per arrivare al secondo disco, ma ritroviamo una band da fuochi d’artificio.

Certo siamo in territori musicali non facili, non per tutte le orecchie, ma mi sento di salutare questo disco come una piccola ancora di salvataggio in mezzo a un mare di piattezza musicale.