Nel 2010 Paolo Fresu – in perfetta controtendenza con il trend del momento – decide di creare la Tǔk Music, una nuova esperienza discografica che parte con la pubblicazione di un doppio CD dedicato al suo quintetto. Lo scopo di questa sfida ha molteplici motivazioni: tra le altre, quella di avere un controllo diretto sulla sua musica e, soprattutto, dare la possibilità a tanti giovani artisti di poter pubblicare un disco, promuoverlo e distribuirlo con la supervisione di un team di grande esperienza e sensibilità. Sono passati tanti anni e l’etichetta è cresciuta e, se non mi sbaglio, il suo catalogo è arrivato a ben 56 pubblicazioni in questo primo scorcio del 2021. Non male per un settore che in questi anni di liquida concorrenza ha mostrato segni di crisi come non mai. Ma basta crederci e fare le cose bene e i risultati arrivano e credo che Fresu e il suo staff possano ben essere soddisfatti di questa scelta. Una scelta artistica, politica e umana. Fin dal nome: quel Tǔk che riporta direttamente a Tucconi, a Berchidda e alla Sardegna, ai luoghi del cuore mai abbandonati.
Ed ecco Think Outside The Box, ultimo arrivato in questo 2021 (a parte il triplo di Fresu uscito in occasione dei suoi 60 anni), che inaugura una nuova collana chiamata semplicemente Air indirizzata verso i nuovi suoni dell’elettronica, della black music e del cangiante mondo digitale. Ancora una scelta coraggiosa, rivolta alla scoperta di un universo in continua e frenetica mutazione, una scena mutevole e ubiqua quanto variegata, quella che Simon Reynolds chiama semplicemente Futuromania. Un futuro che in realtà non si posiziona in nessun luogo specifico ma si manifesta in qualsiasi angolo del pianeta mai così piccolo e interconnesso. E allora è naturale per Tǔk Air partire proprio da Berchidda e da due giovani artisti locali: Giovanni Gaias e Giuseppe Spanu. Il primo (classe 1996) è un producer, polistrumentista, manipolatore elettronico molto legato al mondo della club culture ma anche fortemente attratto dai suoni analogici e reali, quelli della strada e del palco in combo con una solida cultura musicale di base. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda il profilo di Giuseppe Spanu (classe 1993) anche se il suo strumento di adozione è la chitarra.
Pensare fuori dagli schemi è un EP che si inserisce perfettamente nella filosofia della Tǔk Air, nel suo voler essere vetrina del mondo che cambia. Un sound ben miscelato di chillout, ambient, elettronica, jazz, qualche lieve venatura di blues e una dichiarazione di eleganza e stile che non è mai superficiale, ma nasconde qualcosa di più strutturato. È vero che quando si parla di chillout la mente corre a narcotiche serate trascorse a Ibiza al Café del Mar al tramonto, cocktail di default e l’ennesima compilation del Buddha Bar. Per fortuna la realtà è più complessa di quanto appare e l’universo della musica ambient elettronica ci ha fornito esperienze artistiche di grande spessore: mi vengono in mente esempi illuminati come gli austriaci Kruder & Dorfmeister o gli americani Thievery Corporation, artisti capaci di leggere il proprio tempo e navigare in un limbo estetico fatto di citazioni, destrutturazioni e cambi di prospettive. Ed è in questo côté che possiamo inserire Giovanni Gaias e Giuseppe Spanu: in un non luogo fatto di musica che se ne frega di etichette e collocazioni, suonata con il cuore in mano, con maestria e sapienza dove “la musica dà forma al silenzio”. Sempre ben coscienti che Vienna, New York e Berchidda hanno la stessa importanza, ognuna al centro del mondo.