The Rippers. Il caso non è ancora chiuso…

Claudio LoiRetromania

La storia dei Rippers è durata più o meno vent’anni anche se ufficialmente non si sono mai sciolti. Tutto ha inizio nel nuovo millennio quando quattro trucidi personaggi senza fissa dimora decidono di ripassare la grande lezione del rock più selvaggio proveniente dai lontani sixties e ne offrono una nuova versione se possibile ancora più selvaggia e insolente implementando quel suono antico con le nuove energie provenienti dal punk e dalle tante mutazioni che il rock ha conosciuto. Il loro nome è un palese riferimento a Jack lo squartatore che, tra l’estate e l’autunno del 1888, nel degradato quartiere di Whitechapel, nell’East End di Londra fece quello che ben sappiamo. Ma il riferimento allo squartatore londinese è solo una suggestione di matrice dark anche se nella loro musica appaiono riverberi e lontane rimembranze di antiche storie di morte e crudeltà assortite. 

La storia dei Rippers è decisamente cool, una delle migliori band che l’isola abbia mai avuto il piacere di ospitare e che ha avuto pochi eguali anche a livello extraisolano (giusto per sfatare la mitologia che ci vede sempre ai margini dell’impero). Il loro suono è subito riconoscibile: una miscela sulfurea di corde elettriche maltrattate e dilaniate, un drumming ossessivo e potente e un cantante che si danna e si distrugge quasi a voler espiare antiche colpe, forse quelle di Jack. La loro discografia è abbastanza ricca e comprende almeno quattro album e una serie infinita di 12” e 45 giri che è il formato standard delle band che fanno riferimento a questa scena. Hanno suonato tanto e in ogni parte del mondo, hanno vissuto questa storia con il massimo coinvolgimento possibile e ogni loro set è stato un miracolo di violenza sonora, tiro impeccabile, voglia di non lasciare nulla al giorno dopo. Nei dischi pubblicati non compare mai il nome dei musicisti quasi a voler lasciar perdere qualsiasi spinta egocentrica e personale: quello che conta è il gruppo, il progetto comune che travalica i soliti personalismi. Noi sappiamo bene chi sono ma ci sembra giusto rispettare questa scelta ideologica e politica e ci basta il loro suono per iniziare un viaggio all’interno di un mondo fatto di energia, forza sonica e tanta onestà culturale (anche se di questo forse a loro non frega molto). Ed è anche giusto rimarcare che quel suono, quella massa sonora così selvaggia e disturbante arriva da musicisti che conoscono il mestiere e ne fanno il giusto utilizzo. Anche la tecnica può diventare veicolo di sovversione sonora e non solo esibizione di muscoli e capacità.

In rete girano diversi video che in qualche modo ci aiutano a ricordare quei giorni gloriosi anche se nel rivederli affiora un certo rammarico per il silenzio di questi anni. Ma ufficialmente non si sono mai sciolti e quindi non è detto che sia proprio finita. In ogni caso loro continuano a suonare in tanti progetti collaterali sempre con la solita e micidiale passione. E per la cronaca Jack è ancora a piede libero e il caso non è mai stato chiuso!