È un abbraccio dai toni soffusi, che sanno esplodere in uno spettro di colori sia caldi sia freddi, The Loneliest of Wars. Il nuovo lavoro di The Heart & the Void, nome del progetto artistico di Enrico Spanu che esce per la nuova realtà cagliaritana de Le Officine.
Il giovane musicista cagliaritano, è ispirato da una forte tendenza al pop folk che accarezza le più profonde corde dello spirito. Cullato dalle onde di un mare che assorbe i silenzi di chiunque si trovi ad ascoltare.
È un disco dell’anima, anzi di tante anime che si incontrano in una vita.
Scorre con lentezza e armonia, seguendo il ritmo dei pensieri. Va poi lontano, come quelle onde che si frantumano con fare elegante sugli scogli, trascinate da quel mare tormentato da tanti non so che.
Le canzoni
An island might not be the end, ti prende per mano, portandoti fuori da quest’isola, come in un film dove gli amici si stringono dopo un’avventura: nostalgica. Note che si assaporano. Il suono della voce dell’artista ti culla in un gioco di melodie altalenanti in un labirinto multicolore. Gli archi finali in chiusura.
In Me and Ethan si assiste ad un mix di strumenti che si intercalano in un arrangiamento dal gusto vagamente brit, con la voce di Enrico che si intensifica in ogni parola cantata, supportata dalla bella voce di Giulia Biggio.
Like a Candle, presente nella nostra playlist di novembre, si muove con un ritmo quasi tribale, una soffusa danza cadenzata.
A Heart like a Graveyard, è un arpeggio costante che crea un brivido ipnotico che la fa diventare quasi un inno intimista.
Una viaggio musicale che ci trascina dentro le atmosfere del country blues d’altri tempi, quelle ballate mai dimenticate, sempre vive in noi. Emozioni che riecheggiano nell’andare in guerra contro noi stessi, contro i propri pensieri, la propria anima.
Una guerra di solitudini,
citando il titolo dell’album, che ogni artista vive e nel quale sente la necessità di soffermarsi per poi esprimerle con l’arte.
Nella conclusiva Her hair was like sand, la voce di The Heart & The Void si abbassa, s’incrocia con quella di Federico Pazzona, conosciuto come Beeside. Come fosse la proiezione dello scorrere dei titoli di coda di un film drammatico, quando lo schermo è nero e qualche immagine dei periodi iniziali e spensierati del film fanno diventare lucidi gli occhi.
In queste sue canzoni c’è Enrico, fino all’osso. Le sue emozioni, il suo ritmo circadiano: una ricerca di parole, di suoni, ispirate da varie esperienze musicali da lui incontrate.
The Loneliest of Wars è un disco intimo, costellato di intrecci sonori, di passaggi semplici, di raffinatezze e molta passione. Brani non prettamente tristi ma che guardano lontano, oltre quel mare che sembra dividere da tutto, ma che in realtà tutti cerchiamo per respirare l’aria di libertà.
Ascolta The Loneliest of Wars su Spotify.
Guarda il video di An Island Might Not Be the End diretto da Daniele De Muro.