The heart and the void, così si chiama il nuovo progetto del solista indie – folk cagliaritano Enrico Spanu.
Ospite presso gli studi di Radio Arcobaleno ha raccontato ai microfoni com’è nata l’idea di questo nuovo progetto. Heart che significa “cuore”, che rimanda all’amore, alle emozioni, alla speranza, e the void, che significa “vuoto” ma che vuole rappresentare l’oscurità, la mancanza di punti di riferimento.
La combinazione perfetta tra voce e chitarra rende la composizione semplice, ma non per questo banale.
Intervista di Sara Boi
Chi è Enrico Spanu?
Ciao a tutti, sono Enrico Spanu ho 31 anni e mi piace suonare la chitarra! Sin da piccolo ho provato a scrivere diverse canzoni principalmente nel tempo libero.
Durante le prove ho avuto modo di assaporare il suono della tua chitarra e della tua voce. Parliamo del progetto The heart and the void. Che cosa significa e in cosa consiste?
The heart significa “cuore”, the void “il vuoto”. Diciamo che ho suonato per tanti anni assieme a un gruppo ma, nel tempo, abbiamo avuto qualche screzio e mi sono ritrovato da solo; ho dovuto fare per conto mio. Sono solista da almeno 6 -7 anni e, ti dirò, lo preferisco in quanto devo mettermi d’accordo solo con me stesso.
Il mio primo LP è stato pubblicato nel 2013 e l’anno dopo ho iniziato un tour suonando fuori dalla Sardegna. Nel 2015 ne ho pubblicato un altro e ho fatto dei tour medio – grandi in giro per l’Italia.
Non dev’essere stato facile andar via dalla Sardegna per suonare. Come ci sei riuscito?
Il mio obiettivo era quello di vedere come funzionavano le cose fuori dall’Italia. Sicuramente devi essere molto bravo a organizzarti e trovare contatti, infatti io mi sono dovuto appoggiare a un’agenzia di stampa e booking con base a Milano. Grazie a loro ho avuto la possibilità di intraprendere questo percorso.
A oggi quali sono i tuoi progetti?
Mah, purtroppo sto passando un periodo musicalmente difficile. Mi sono dovuto prendere una pausa. Ho pubblicato un disco a gennaio 2018: è stato il mio primo LP con 10 brani. Poi ho fatto un piccolo tour in giro per l’Italia e per l’Europa. Ora sto lavorando a un nuovo disco e sto scrivendo nuove cose. Non ho dei piani precisi!
Sappiamo che a breve inizierai un tour in Portogallo. È vero?
Sì, devo suonare a un festival nelle Azzorre.
Un altro tuo pezzo molto bello è Can’t turn in love, di cosa parla?
È un pezzo inedito. Non è stato pubblicato nei dischi perché lo avevo scritto per un altro progetto, un cortometraggio. Quest’ultimo raccontava la storia di una signora malata gravemente e del suo rapporto con la figlia.
Un altro pezzo a cui ho lavorato e che faceva parte di uno dei primi del progetto musicale si intitola Girl from the city by the sea. Mi piace molto il folk americano, quindi ho scritto un testo che poteva essere cantato sopra una canzone di Bob Dylan.
Parliamo di una collaborazione che è nata con un regista videomaker, Daniele Demuro. Questo progetto ha avuto un ottimo riscontro.
Con Daniele ci siamo conosciuti diversi anni fa, quando ho girato il mio primo videoclip con Joe Bastardi. I primi tempi Daniele lavorava con Joe e dopo un po’ di anni ci siamo rincontrati. Lui aveva voglia di progetti nuovi e io stavo finendo il disco.
Abbiamo legato molto e lavorato assieme per l’LP. Si è occupato di girare tre videoclip per tre pezzi del mio disco che secondo me sono di fattura elevata, da ogni punto di vista.
Quando abbiamo iniziato a parlare di questo progetto ha ascoltato tutti i brani e ha scelto House by the sea, era la canzone a cui teneva di più. Il videoclip sta viaggiando per i festival cinematografici in giro per il mondo. È stato selezionato tra i finalisti, quindi mi fa molto piacere.
Che effetto fa vedere trasformare la tua musica in immagini?
In realtà, soprattutto per quest’ultimo video, mi piace vedere la canzone che si trasforma perché le frasi assumono un significato diverso rispetto a quello che avevo dato. Tra l’altro non c’è la mia faccia e io sono contentissimo, come se fosse una cosa a parte!