Recensione di Simone La Croce
La Bumbe Orchestra è da qualche anno una piccola e felice anomalia nel panorama indie rock isolano. Nata per iniziativa di Emanuele Pintus, chiusa l’esperienza con i mai abbastanza compianti Diva – dai quali ne ha ereditato lo spirito rural-core – si rivolge a un pubblico giovane, variegato e cazzaro, che frequenta e corrobora una piccola scena, coesa e vissuta, della quale loro stessi fanno parte e dalla quale attingono per i tanti featuring dei loro lavori. In quest’ultimo Tempus Connotu compaiono WhiteFang, Tunno, Frantziska e l’inarrestabile rapper ovoddese Cinotz. Partecipazione e collaborazione che danno buoni frutti e mostrano come l’assenza di autoreferenzialità non sia poi così out, in fondo.
Pur proponendo un’offerta musicale non distante da canoni già rodati nel genere – combo di power pop, punk e folk – la Bumbe lo fa con grande cura dei dettagli e della produzione, dimostrando visione ma anche un’ottima capacità di scrittura e composizione. Ed è in queste ultime componenti che hanno saputo dare il giusto spazio all’uso della lingua sarda – di certo poco fruttuosa da un punto di vista prettamente discografico – liberandola dal giogo del folklore e portandola, senza vergogna né velleità, nell’arcipelago del rock alternativo, mondo a essa notoriamente ostile.
Nessuna ostentazione e tanta urgenza espressiva, nei suoni come nei contenuti, che raccontano di realtà piccole, lontane ma ancora vive, in tutta la loro ricchezza e le loro legittime rivendicazioni. Aperi sa fronesta, est passandu Bumbe Orchestra.