Tanit è un progetto musicale concepito dal romano Carlo Mariani che risale al secolo scorso quando mettere le mani sulla tradizione isolana aveva il sapore della sfida e di un azzardo quasi blasfemo. Corpus sonoro sacro e immutabile nei secoli eppure fonte di infiniti assalti talvolta riusciti altre volte meno eppure sempre in grado di riuscire a resistere alle insidie del cambiamento.
La tradizione musicale sarda ha sviluppato numerose varianti che nel tempo hanno affiancato il ceppo originale: tanti flirt, tante storie d’amore e anche tante storie di puro interesse. Ma questa turbolenza ha spesso lasciato filiazioni di cui essere fieri e la materia prima è sempre lassù che mantiene la sua potenza e la sua storia. Tra le cose migliori ecco quella dei Tanit, multiforme ensemble senza patria certa ma di infinita sensibilità. Tanit è lo straniero che arriva in Sardegna e rimane affascinato da suoni ancestrali e tradizioni millenarie. Così Carlo Mariani che, dopo un lungo periodo trascorso in Sardegna, è rimasto folgorato dalla magia delle launeddas frequentando maestri come Luigi Lai e Dionigi Burranca.
Il progetto Tanit è la naturale evoluzione dei suoi viaggi e la definizione di un approccio non più da dominatore e saccheggiatore ma da cittadino del mondo dove il concetto di patria è sinonimo di rispetto e convivenza pacifica e le launeddas diventano la colonna sonora di un universo che si apre senza timori. Il suono delle lunghe canne diventa universale e non incontra nessuna difficoltà a combinarsi con altre culture affrancandosi dalla chiusa e immobile struttura di un mondo musealizzato.
Il primo disco si chiamò semplicemente Tanit (1992 Classico Records) ed è un felice biglietto da visita: Carlo Mariani (e le sue launeddas) si fa accompagnare dal romano Massimo Nardi alla chitarra, da Fulvio Maras (un quasi sardo) alle percussioni e Gianluca Ruggeri alla marimba. Gente di mondo eppure così affascinata dalle suggestioni della Sardegna e della sua voce. Nel 1998 arriva un secondo atto dal titolo profetico: Insulae (1998 Esperia) e i protagonisti di questo nuovo capitolo di Carlo Mariani sono essenzialmente due: la musica “classica” sarda (come lui la chiama) e il jazz.
Niente di nuovo quindi se non fosse per le modalità con cui questo mix viene proposto. Ovvero un’artista romano dalle esperienze multiformi che si immerge nel cuore della tradizione isolana e carpisce i segreti delle launeddas direttamente dai suoi maestri. È una situazione piuttosto rara che dimostra quanto le possibili soluzioni in musica siano molteplici e imprevedibili. Il tutto con il supporto di Paolo Fresu, Fulvio Maras, Massimo Nardi, Gianluca Ruggeri e altri ospiti.
Di quegli anni rimangono anche diverse esibizioni in terra di Sardegna e un rapporto umano sempre più stretto e coinvolgente, altre storie, progetti, viaggi e altre esperienze a marcare il territorio. Poi la parola fine che arriverà con la prematura scomparsa di Carlo Mariani e di un progetto tra i più emozionanti che siano stati avvistati in questa terra: non solo luogo di conquiste ma anche di emozioni forti e condivise.