Eleonora Usala - Bad Blues Quartet - Gianfilippo Masserano - Talkin' Blues - Simone Murru - Intervista - Cagliari Blues Radio Station - Sa Scena Sarda - 17 Ottobre 2020

Talkin’ Blues – Intervista a Eleonora Usala

Simone MurruInterviste

La cantante e frontwoman dei si racconta ai microfoni di per la rubrica Talkin’ Blues

Intervista di

Il Roxy Bar a Cagliari è uno degli ultimi posti dove le persone entrano per lasciarsi alle spalle una giornata non troppo brillante o per condividere una gioia, sicuramente per il semplice piacere di ritrovarsi e conversare delle cose di ogni giorno. La birra è condivisa, una bottiglia viene “spaccata” in due o tre bicchieri: si brinda, si beve e si va avanti in compagnia. I caffè serviti sul bancone lasciano la loro buona fragranza nell’aria. Molti avventori sono di casa, del quartiere Villanova, altri arrivano da lontano. Qui ci siamo dati appuntamento per parlare di musica e blues con (di casa al Roxy), cagliaritana, classe 1987, cantante e frontwoman dei Bad Blue Quartet (BBQ).

Quando è nata la tua passione per la musica e il blues in particolare?

Quando avevo appena 18 anni frequentavo in città amici musicisti, primo fra tutti Rubens Massidda, che all’epoca suonava nella Free Rock Band, di cui non mi perdevo un solo concerto. Qualche anno dopo a Roma ho messo in pratica la mia passione e ho cominciato a suonare blues nei club della città. Quando sono tornata a vivere a Cagliari ho conosciuto Federico Valenti e da questo incontro è nata l’idea dei Bad Blues, oggi quartetto, con i quali, dal 2014, portiamo avanti un progetto di musica originale. Abbiamo due dischi all’attivo, l’omonimo “Bad Blues Quartet” e “Back on my feet”.

Eleonora Usala - Bad Blues Quartet - Gianfilippo Masserano - Talkin' Blues - Simone Murru - Intervista - Cagliari Blues Radio Station - Sa Scena Sarda - 17 Ottobre 2020
Eleonora Usala – foto di Gianfilippo Masserano

La tua voce si ispira più alle voci maschili o a quelle femminili del blues?

Quelle maschili. Ho cominciato ad ascoltare il blues e i suoi dintorni con Jimi Hendrix e Stevie Ray Vaughan, per poi andare a ritroso verso Muddy Waters, Elmore James e Robert Johnson.

Quali altri cantanti o musicisti sono di riferimento?

I Beatles senza dubbio e poi Amy Winehouse. Sono cresciuta in una famiglia dove si ascoltava molta musica e di diversi generi, molto i cantautori tra cui la mia adorata Carmen Consoli, che ha accompagnato la mia adolescenza sin dai suoi esordi e continua ad essere ispiratrice con i suoi lavori più maturi e raffinati.

Quali sono i progetti futuri con i Bad Blues Quartet?

A causa dell’emergenza sanitaria nel 2020 abbiamo dovuto bloccare prematuramente la promozione dell’ultimo disco, quindi riprenderemo da questa. Durante la quarantena abbiamo buttato giù un po’ di idee per il prossimo album, ma per scaramanzia non anticipiamo niente.

La musica è il tuo unico lavoro?

Decisamente non è il mio unico lavoro. I Bad Blues invece sono il mio unico progetto musicale e vivere solo di questo per ora è praticamente impossibile.

Ci parli della tua parte nel processo creativo delle canzoni dei BBQ?

Non ho una regola o un metodo definito. Posso stare anche un anno senza scrivere niente, quando poi all’improvviso le parole e le storie iniziano a fluire, si moltiplicano come se si fossero raccolte dentro di me in attesa di uscire tutte insieme. Quando scrivo non sono mai triste, anche quando affronto tematiche serie. Le melodie e gli arrangiamenti sono sviluppati più spesso dalla chitarra e subito dopo da tutti gli strumenti in sala prove. Ogni componente della band contribuisce concretamente alla produzione dei brani.

Di cosa parlano le vostre canzoni?

Il contenuto è per lo più autobiografico e fa riferimento a fatti che ci hanno coinvolto sia singolarmente sia come band, dunque sviluppano i nostri punti di vista su episodi e comportamenti sociali ai quali diamo più spesso una lettura ironica.

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Bad Blues Quartet – foto di Gianfilippo Masserano

Quale canzone di altri autori avresti voluto scrivere?

Avrei voluto scrivere molte canzoni e tra tutte “All I could do was cry” scritta per Etta James (da Billy Davis, Berry e Gwen Gordy, Chess Records, ndr) nel 1961. Vorrei cantarla e interpretarla come lei.

C’è un disco o un musicista che ha lasciato il segno nella tua musica?

Senza dubbio Keb Mo, su cui ritorno all’ascolto frequentemente. Adoro il suo modo di rendere il blues estremamente contemporaneo pur rimanendo fedelissimo alle radici del genere. Trovo i suoi testi brillanti ed eleganti e il suono estremamente sensuale.

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Eleonora Usala – foto di Gianfilippo Masserano

Quale progetto nato in Sardegna ti senti di promuovere?

La mia band preferita sono i King Howl.

Hai una ricetta o un’idea per il futuro del blues?

Mi piacerebbe che non restasse troppo ancorato alla tradizione, che si spingesse verso nuove sonorità, mescolandosi con altri generi. Credo che sia l’unico modo perché possa sopravvivere a lungo. Essendo un genere di nicchia corre il rischio di scomparire in breve tempo.

Avete suonato spesso sui palchi del circuito blues nazionale fuori dalla Sardegna. Quali sensazioni conservate di questi concerti?

Sensazioni meravigliose. L’accoglienza è sempre stata calorosa e il pubblico molto partecipe. Suonare in giro per l’Italia è stato gratificante e produttivo per gli scambi e le amicizie nate con organizzatori e altri artisti. Come lo è stato sempre in Sardegna durante i festival Mamma Blues di Nureci, il Summer Blues Festival di Aglientu o il Narcao Blues Festival tra i tanti.

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Eleonora Usala – foto di Gianfilippo Masserano

Come descriveresti la scena musicale in Sardegna?

E’ una scena molto ricca. La Sardegna sforna continuamente nuovi talenti e musicisti validissimi. Servirebbe maggiore confronto con la scena nazionale, ma muoversi dall’isola costa tanto soprattutto per le band con tanti elementi. Bisogna avere molta fiducia nel proprio progetto e non perdere le speranze.

Sto prendendo gli ultimi appunti sull’intervista, arriva una birra sul tavolo, un omaggio di altri amici e altri musicisti di passaggio che prendono posto al nostro tavolo. La conversazione diventa più larga, si sposta su altri argomenti, ma credo per poco per poi ritornare su blues e dintorni. Mentre brindiamo in sottofondo passano le note di The Count, un omaggio dei BBQ ad uno storico cliente del Roxy Bar.