Recensione di Ilaria Littera
Reverse Context è il progetto solista di Marcello Liverani che recentemente ha lanciato Switching Hitches (2018). Si tratta di un concept album tendenzialmente electro-pop con un velo di avantgarde, in cui è possibile notare sicuramente l’influenza di Thom Yorke e dei Radiohead. Il fulcro del concept è celebrare la vita quotidiana, con i suoi lati positivi e negativi, anche se al primo ascolto può sembrare prevalentemente cupo.
Le tracce
La prima traccia del disco è Octopus, introdotta da un leggero piano arpeggiato che va scemando lasciando spazio all’elettronica, irregolare e densa.
Little Riding Red Hood, rimanda ad uno scenario fiabesco, con un sottofondo di carillon, accompagnato da elettronica leggera ed echeggio di cori.
Found, è composta con la collaborazione del giovane chitarrista Michele Corda, il quale contribuisce con un giro di chitarra corposo, contornato da voci soffuse e percussioni elettroniche soft.
Blush, parla del passaggio dall’età infantile e l’inquietudine che questo comporta, riflesso anche in un mood musicale straziato.
Elsewhere, è caratterizzata da un’angoscia quieta, avvolta dai riverberi irregolari e sezioni di piano.
I Swim, riprende il tema dell’acqua, ricorrente in vari pezzi dell’album, suggerito dallo scrosciare dell’acqua, ben presente, che immerge in un sound sintetico.
Waste, parte da una schitarrata metallica e si evolve con una ritmica spinta.
Flying Giraffes, presenta un connubio di acustico ed elettronico, con un tema nostalgico.
LoopPool, ha una trama drammatica, in cui parla della paura di perdere il controllo, in cui il suono è distorto e soffuso.
La traccia di chiusura è Night Calls, un brano con un glitch molto enfatizzato, in cui si respira un’atmosfera notturna, buia.
Il carattere sperimentale
Switching Hitches è un album dal carattere spiccatamente sperimentale, in cui si notano le doti compositive di Marcello Liverani. Le scene quotidiane sono prese in modo riflessivo e prevalentemente disincantato. La voce assume spesso picchi disarmonici e timbriche sgraziate, infatti l’intento musicale è volutamente libero nei suoni e nella voce. Tuttavia, a tratti questi risultano un po’ troppo sbrigliati, al punto da rendere l’ascolto ostico. Ad ogni modo, è un album interessante per gli amanti della sperimentazione.