Sting live a Sassari nel 1994

Federico MurziRetromania

Quando nel 2018 è saltata fuori la notizia che avrebbe fatto un concerto a Pula, io e i miei amici patiti dei Police e di Sir Gordon Sumner ci siamo fatti una grassa risata. Sembrava di quelle robe tipo i Rolling Stones alla sagra del carciofo. Quando abbiamo capito che la notizia era vera siamo passati senza soluzione di continuità alla fase  dei film in testa su cosa avrebbe suonato. “La prima volta che è venuto in Sardegna era per Ten Summoner’s Tales, secondo me rifarà tutto il disco!” diceva il mio amico Andrea sovreccitato. E io annuivo. Poi, rigorosamente dopo aver preso i (salatissimi) biglietti, abbiamo scoperto che il tour era per promuovere 44/876, l’album fatto in coppia con Shaggy, il quale avrebbe presenziato a tutti i live. L’entusiasmo è scemato, ci siamo svegliati dal sogno di vedere eseguito integralmente Ten Summoner’s Tales e il concerto non è stato niente di che — cioè, parliamo sempre di Sting, intendiamoci, ma a ripensarci oggi davvero niente di che.

La prima volta di Sting in Sardegna, dicevo, fu allo Stadio Vanni Sanna di , allora Stadio Acquedotto, nel 1994 per il tour di Ten Summoner’s Tales. Unica data italiana: Sassari caput mundi. Stando alle notizie del web, il concerto avrebbe preso il posto di un’altra data prevista per il giorno dopo in Mozambico. Celebre l’esibizione dei Tazenda in apertura, tagliata sul finale (in modo sembrerebbe non troppo delicato) per essere andati un po’ lunghi. La band con cui si esibiva in quell’anno l’Englishman in New York era un carro armato: Dominic Miller alle chitarre, Vinnie Colaiuta alla batteria e David Sancious alle tastiere. Ouch. Sting aprì il concerto con due pezzi di Ten Summoner’s Tales: If I ever lose my faith in you e Heavy cloud no rain. Il titolo della seconda canzone suona come una beffa, dato che a un certo punto si mise a piovere. Gordon Sumner suonò per poco meno di due ore davanti a circa ventimila persone (più quelle che ascoltarono il concerto da Piazzale Segni, e non erano poche). Una scaletta degna di nota: spazio agli evergreen dei Police, da Roxanne a King of Pain. Nel mucchio anche una cover di A day in the life in gran spolvero. Chiusura affidata alla malinconia arpeggiata di Fragile. Chissà se nel 2024 per il trentennale di quel tour potrò sperare di rivedere Sting in forma smagliante sul palco del Vanni Sanna. A naso dico di no. Nel frattempo compilo playlist su Spotify e attendo.