Il continentale Stefano Giaccone è uno di noi. Non solo in senso geografico e anagrafico visto il suo trasferimento in un paese ai piedi della Giara, ma soprattutto per la sua filosofia di vita e l’approccio alla materia sonora. Nella sua nuova dimensione isolana Giaccone ha stretto forti legami con i musicisti indigeni, mette a disposizione la sua esperienza ogni volta che capitano le occasioni giuste che spesso è proprio lui a determinare. Il nuovo album, intitolato L’affondamento di Torino, è stato creato e pensato in perfetta solitudine “in un minuscolo paesino del Centro Sardegna” ed è un accorato omaggio alla sua città e a quello che Torino ha prodotto come cultura subalterna e come paradigma di un mondo che oggi è solo un lontano ricordo. Un album al cui interno è possibile trovare le tante passioni di Giaccone che, oltre alla musica, spaziano dalla letteratura al teatro, al cinema o più semplicemente alla vita di tutti i giorni.
Un album che profuma di vita vera, delle piccole cose della quotidianità, del difficile mestiere di vivere e di lottare. Racconta di cambiamenti e trasformazioni sociali e di una città che comunque non smette di sorprendere. Ma è anche un album che riporta alla luce la vicenda dei Franti e di tutti i suoi figli più o meno legittimi, di una scena sempre fuori margine, obliqua e trasversale, con particolare riferimento alla grande lezione degli Hüsker Dü che rimangono una grande prova di rock suonato e vissuto come missione di vita. Otto tracce, otto canzoni che vivono di fragili equilibri, fatte con quello che si ha a disposizione: voce, chitarra, un sax indolente e un bagaglio di esperienze di immenso valore. Sempre con una sorta di malinconia di fondo per immaginare una realtà che potrebbe essere diversa da quella che è .L’album è disponibile in versione digitale e in tiratura limitata di 150 copie in vinile.