Recensione di Giulia Figus
In principio fu il film The Snatch – “Lo Strappo” di Guy Ritchie (2000). Sì perché i riff di questo disco sono massicci e ogni pennata e un colpo di proiettile che ti arriva dentro. Il ritmo serrato è avvolgente e si presta bene ad essere ascoltato. Possiamo affermare che i Desert Eagle hanno fatto davvero un bel lavoro carico di impatto e non ci si stanca assolutamente di ascoltarlo fino alla fine.
Il disco
Il disco contiene 10 tracce: la prima è una sequenza estratta dall’omonimo film dove sentiamo un dialogo.
Via discorrendo veniamo investiti da un sound distorto ma ben quadrato e di facile ascolto; arriviamo alla quarta traccia “Greek Ano Teleia” ovvero il singolo con i quali i Desert Eagle hanno scelto di promuovere il loro lavoro.
Ricordiamo che il disco è stato pubblicato nel 2015.
Le altre tracce si alternano tranquillamente fino alla fine dove arriviamo soddisfatti da questa esperienza uditiva.
Oltre ai brani, nel lavoro troviamo alcune sequenze che creano la giusta suspense come nella quinta traccia Save me che va ad arricchire il tutto.
Basso e batteria creano una solida base ritmica che regge il suono. Le chitarre si appoggiano e con suoni taglienti si impongono all’orecchio. La voce irrompe e veniamo assorbiti da questa carica di potenza inaspettata.
Pantera, Lamb Of God e Mudvayne sono i gruppi dai quali i Desert Eagle hanno preso maggior fonte di ispirazione ma in tutto ciò sono stati bravi a ricreare un sound loro, originale e ben mixato senza cedere in pessime caricature che spesso sentiamo in giro.