Nonostante un sottobosco ricco di muffe ben salde e licheni avventurosi, quello del rap sardo è un ecosistema che difficilmente scala la corteccia del mercato, troppo spesso (e troppe volte già detto) ostacolato da un temibile Milanocentrismo made in Italy. Ma stare nel sottobosco significa anche rimanere sempre vicini alle radici.
Proprio contesti del genere, per quanto poco remunerativi, spingono sempre i rapper a repertori più real e proprio perciò più duri e crudi: lo si è visto a Memphis nei 90s, tra omicidi e satanismo, e lo si vede oggi in Sardegna (fortunatamente in vesti meno catastrofiche). “SERPENTI”, nuovo EP dell’artista cagliaritano Sakatena uscito lo scorso 18 ottobre, è uno di quei lavori sicuramente da inquadrare in questo discorso sullo street-geist isolano.
Tre tracce asciutte, quasi sette minuti in cui le malinconiche produzioni del toscano Popsweet Jamar – che pur stando nel boom bap, strizzano più di una volta l’occhio a emo rap, pain music e affini – vengono sommerse dalle truci barre, altamente confessionali e cariche di un vissuto che non è mai wannabe-ghetto. E anzi, narrano una realtà urbana-ma-provinciale carica di sfide, sfighe & degrado, o come diceva Ugo Borghetti: “metà de l’amici so’ morti, l’artri so’ tossici”. Ma pure nel fango, Sakatena sa forgiare dei diamanti in pieno stile hip hop e sa anche farli brillare.
L’EP è disponibile su Bandcamp e i principali servizi di streaming, pubblicato tramite Romanticismo Periferico – Sardust Familia.