Copertina di Urlo della merda oppressa di S1111

S11111111111… – Urlo della merda oppressa

Simone La CroceMusica, Recensioni

Urlo della merda oppressa è il titolo che il ventiquattrenne di Domusnovas Gabriele Paschino, sotto lo pseudonimo di S111111111111111111111111111111111  (“con quanti 1 volete”), ha dato al suo disco di esordio. Un lavoro “dedicato a tutte le persone che non sono riconosciute dalla società in quello che fanno, e nonostante ciò continuano imperterrite a vagare, a cercare, e a vibrare di passione verso la vita”. 

Reduce dall’esperienza con i Plush (poi Plushdot) con i quali ha pubblicato il disco Lipsticks nel 2019, Paschino nell’aprile di quest’anno ha iniziato a lavorare a un disco suo “tanto per vedere cosa sarebbe venuto fuori”. Per mesi, senza coinvolgere nessuno, ha passato le giornate a comporre, scrivere i testi, suonare chitarra e ukulele, programmare le parti ritmiche e i synth. Per registrare le parti vocali, senza aver mai cantato prima, ha usato la cabina armadio della sua stanza e il telefono come microfono. Infine ha prodotto, mixato e masterizzato il disco (“con le cuffiette dato che non ho i monitor, alla meno peggio, rischiando letteralmente di impazzire e perdere le orecchie”), sempre in totale autonomia.

E il risultato è una manciata di brani per neanche mezz’ora di musica; dentro deliri, paure, emarginazione, voglia di emergere e tanto fancazzismo. Si può scorgere il Bugo brillante degli esordi (Smetti di fare la troia, Non ci voglio andare (perchè c’ho altro da fare), Sorella Psicosi), l’inevitabile alternative (Cerchio, Fare a meno di te) e il punk italiano dei primi anni zero (Alla fine non lo so). 

Nessuna etichetta dietro (“nella mia testa nessuno di serio me lo avrebbe pubblicato”), nessuna cerchia a supportarlo, solo il Sulcis tutto intorno. Un risultato ancora lontano dal potersi dire maturo, più una demo che un disco vero e proprio, ma l’impudenza e le idee ci sono. Confuse il tanto che basta, ma ci sono. Come pure il coraggio e l’immediatezza nel riversarle su disco e renderle di pubblico dominio, la freschezza del suo essere ventenne oggi, la sprovvedutezza di chi non ha ancora chiaro se aver paura di tutto o di niente e la visione di chi una visione ancora deve farsela. Questo, unito alla sincerità che Gabriele ha usato per parlarci del suo lavoro, ci basta per decretarlo Disco della settimana. 

Insomma, gli ingredienti migliori non mancano e ora è lecito aspettarsi di tutto. A breve Gabriele porterà in giro il disco con una band formata all’indomani della pubblicazione dell’album e dal palco saprà di sicuro dirci qualcosa di più.