Ryu Mortu – SFL

Enrico Melis CostaAlbum, Ascolti

Certo è che, nell’era di bulimia dell’immagine in cui viviamo, si comprende perché tanti artisti provino a forgiarsi un’aura di mistero, nell’idea di distinguersi dalle controparti cronicamente online e terminalmente alluppate di sé stesse. Ma come sempre, a molti il gioco non riesce e in pochi ne sono maestri quanto . Talmente misterioso che è risultato opportuno fare una ricerca sul web per informarsi su “SFL”, lavoro di tre tracce ma con una durata quasi da LP.

E leggendo cos’hanno già scritto i colleghi, perplime sempre osservare questi incipit maledicenti il triangolo satanico mainstream-mercato-classifiche. Discorsi che sia chi scrive che chi legge condivide senza dubbio (basta prenderci in giro), resta però una domanda che è un macigno: “ma che minchia c’entra Ryu Mortu con il pop?”

Le sonorità fosche e immancabilmente notturne tessute dalle mani esperte di Ryu Mortu – nome ignoto, origini paulesi e che ha avuto un passato come chitarrista in alcune formazioni isolane – fluttuano sopra onde droniche di una calma inquieta, vibrando di un’angoscia che non ha bisogno di parole. E in questo oscuro ambiente, ogni influenza trova tutto lo spazio per sfogarsi, dai giorni uggiosi e non più così vicini della Hyperdub alle spirali di deliri krautcosmici dei tempi d’oro. Frequenze e glitch spettrali di una hauntologia ormai ontologia del non essere. 

L’EP è disponibile dallo scorso 13 novembre sui principali servizi streaming e su Bandcamp, dove si può anche acquistare.

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