Il pianista sardo Romeo Scaccia è uno che si diverte a depistare, a non lasciare tracce certe del suo cammino, si disperde gioiosamente tra i generi, si abbevera a diverse fonti e si nutre di pietanze sempre diverse: la classica ovviamente, che è la sua pastura d’origine, ma anche il jazz che utilizza per le sue innate capacità di ibridazione, e poi il rock, il folk, qualsiasi musica che sia di stimolo a una instancabile dialettica di confronto e conoscenza reciproca.
Pure la sua storia personale è difficile da decifrare: natali ad Addis Abeba, studi a Cagliari e viaggi di studio e perfezionamento a Budapest, Amsterdam, Boston, Londra, Los Angeles in un irrefrenabile impulso a scovare la magia della musica in ogni angolo del mondo.
E anche l’approccio al pianoforte non è per niente convenzionale con l’utilizzo – prima che questo diventasse una prassi quasi normale – di apparati elettronici, software multimediali e tutto quanto la tecnologia abbia da aggiungere a quanto in musica sia stato fatto e detto.
Ampia la produzione discografica e video così come è ampio lo spettro delle collaborazioni che sottolineano un approccio alla musica versatile e in continua evoluzione: si passa dal folk transgenico della Kocani Orkestar (ben testimoniato dal video registrato a Cagliari in una passata edizione di Forma e Poesia nel Jazz), alla elegante classicità del violino di Anna Tifu, alle ancestrali suggestioni proposte da Fabio Furia, persino una incredibile collaborazione con un gigante del jazz contemporaneo come Steve Gadd e tantissime altre storie in un vortice di suoni ed emozioni sempre diverse, sempre inaspettate.
Romeo Scaccia si diverte così e la sua natura promiscua e politeista è un piacere da sentire e persino da vedere.