Rizoma
Gianrico Manca Transition, S’Ard Music 2018
Recensione di Muflone
Il disco di Gianrico Manca, noto batterista dell’area cagliaritana, nasce dalle letture dell’autore “sull’inconscio come produttore di linguaggio e antagonista del conscio”. Un tema decisamente complesso, così come la musica presente in questo disco.
Il lavoro, intitolato Rizoma, si snoda piuttosto agevolmente tra jazz e fusion con qua e là qualche sentore di prog.
Un gioco di suoni
I musicisti presenti all’interno del progetto, Antonio Floris alla chitarra, Jordan Corda al vibrafono, Elena Pisano al piano, Matteo Marongiu al contrabbasso, Gianrico Manca alla batteria e le ospitate di Francesca Corrias, Davide Casu e Francesco Medda AKA Arrogalla, suonano bene e sono all’altezza della situazione tecnicamente non semplice, quella di muoversi attraverso strutture non convenzionali sia armoniche che ritmiche facendolo sembrare facile, o quasi;.
Particolarmente efficace da quel punto di vista è il lavoro di Jordan Corda e del suo vibrafono.
Il disco scorre in maniera un po’ blanda, si possono afferrare con certezza echi di Gary Burton, Chick Corea, dei Return to forever e degli Steps Ahead, ma le variazioni dinamiche che caratterizzavano le composizioni di questi musicisti, qui vengono spente da una produzione pigra e sonnecchiante.
Conclusioni
Leggo nelle note che questo lavoro si ispira a diversi autori “che hanno cercato, attraverso le loro opere, di smontare, fare a pezzi il linguaggio tradizionale, i luoghi comuni, le banalità e l’arte come consolazione”.
Non riesco però a trovare un reale momento di rottura all’interno di questi brani, e neanche una linea narrativa che mi porti al vero intento autoriale.
Il lavoro infatti aderisce perfettamente alla fusion anni ‘70 (leggi sopra), sia a livello sonoro che compositivo, senza nessun elemento che possa fare pensare a qualcosa di nuovo rispetto a quella particolare scena musicale.
In conclusione, il disco è ben suonato e la caratura tecnica dei singoli è ben presente, ma come già scritto.
Tutte le caratteristiche sono quelle che ti aspetteresti di trovare in un disco di questo genere. Le cose vanno come devono andare, non ci sono sorprese e dopo un po’, a meno che non si sia dei veri appassionati, ci si annoia.