Esplode immediatamente il punk ’90 style dei The Defiance. Rise, uscito per la Seahorse Recordings di Paolo Messere, va subito al sodo. Si tuffa senza mezzi termini tra le sonorità dei vari Green Day, Blink 182, Sum 41.
Ma, se questi riferimenti son validi per la prima traccia I Am the Ocean, già la seconda I Hate to Speak prende a piene mani un pezzo di storia del grunge: gli Alice in Chains su tutti. Street rock e Offspring si incrociano in Sin City.
La vera personalità si trova però in Hold On!, sarebbe stata davvero una canzone perfetta se non ci fossero stati gli eccessi dell’assolo chitarristico che manda un po’ fuori fuoco.
The Radio Will Sing for the Loner è la canzone centrale non per nulla, oltre sei minuti che racchiudono tutta l’essenza dei The Defiance. Un rock tirato che sa anche essere pop, quasi con l’ambizione di tirar fuori la testa dal pantano dell’underground.
Under the Night Sky
Sembra quasi di essere nei college americani, quelli delle commedie adolescenziali, dove il nerd s’innamora della cheerleader prima del ballo di fine anno. The Kid and the cloud è la colonna sonora per un film di questo tipo: Italia Uno, estate, tre del pomeriggio a casa senza il mare.
Stesso filo conduttore Genetic Smile. Forse i pezzi più deboli del disco insieme a Give Me a Future Swallow e la titletrack che sono solo un po’ più epiche.
Capitolo a parte Under The Night Sky, davvero notevole. Di un’altra pasta. Questo è quello che vorrei sentire. Se il resto del disco è gradevole, questo è uno degli apici insieme a Like Thunder. Quest’ultima è valorizzata con uno splendido video animato di Elena Cabitza.
Il quintetto oristanese ha le carte in regola per potersi aprire una strada che non abbia bisogno di chiari riferimenti di genere, si evince dall’ascolto soprattutto di queste due ultime canzoni. Hanno tiro, capacità tecnica e gusto. La produzione sapiente di Filippo Porcu fa il resto dando spessore ad un suono che è, si punk, ma con un piglio marcatamente pop.