Lords of Galaxia – Elepharmers

Luigi BuccuduMusica, Recensioni

Gli , trio /rock di , approdano in grande stile al terzo capitolo della loro storia discografica. E lo fanno con un concept album che, con ogni probabilità, ne sancisce definitivamente la dimensione internazionale.

Se nei lavori precedenti le influenze spesso affioravano in modo evidente, qui la band ha estinto ogni debito. Tutto è curato nei minimi dettagli, tutto è perfettamente a fuoco, dalle sonorità all’equilibrio d’insieme, per un risultato poderoso, levigato e senza soluzione di integrità.

Smussate le nervature più marcatamente raw blues e gli indugi tra psichedelia e stagnazioni doom del precedente Erebus, i tre mettono in scena una space opera dal sapore asimoviano nella quale la marzialità diventa elemento cardine per dirimere il caos che permea tutta la narrazione.

La tracklist è quanto di più fluido ci si possa aspettare e la suddivisione in brani non altera la continuità del racconto. Lords of galaxia attraversa mondi e polverizza gli steccati che ne delimitano l’incedere.

È un viaggio che passa dall’esplosione iniziale di Ancient Austronauts, introdotta da un insieme strumentale di effetti chitarristici e sintetizzatore, alla più articolata e “sabbathiana” Ziqqurat. Attraversa la psichedelia di The Flood, col suo luminoso intro dal sapore sixties, e arriva nella lussureggiante Foundation, caratterizzata da un incedere vitale e positivo. Appena il tempo di abituarsi e The mule accelera i bpm accompagnando l’ascoltatore verso la conclusiva Stars Like Dust. Quest’ultima, floydiana e quasi inaspettata nell’apertura melodica finale, puntella la profondità narrativa della multiforme saga stellare, celebrando la piccolezza del genere umano attraverso un lungo assolo pregno di fatalismo e accettazione.

Tirando le somme, ci si trova di fronte a sei pezzi che possono essere visti come una porta su più dimensioni. Nella fattispecie sembra che col passare degli ascolti le canzoni abbiano più aspetti di quelli che mostrano inizialmente, richiamando, volontariamente o meno, la teoria scientifica della quarta dimensione

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foto di Massimo Fadda

El Chino & Co., per la prima volta sotto l’etichetta Electric Valley Records, sembrano aver raggiunto una maturità compositiva e una compattezza d’esecuzione che non mostra brecce, dimostrando come una produzione accorta e lucida sia essenziale per far decollare una scrittura ispirata. L’utilizzo dell’elettronica è centellinato e organico agli arrangiamenti, mentre i riff chitarristici si susseguono portanti e instancabili. Lo splendido artwork del vinile, infine, evocativo e curatissimo nelle illustrazioni di Andrea Cara (INKline), sigilla in maniera impeccabile quello che si appresta a diventare un monolite a presidio dello stoner/rock sardo.

La musica dei “Farmers” si conferma materica e sognante al tempo stesso, espressione naturale di sensazioni intense, piedi nudi piantati nella sabbia e sguardo rivolto alle stelle.