Isulafactory, 2024
“Vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India” suggeriva Alan Sorrenti nel lontano 1972. Una sorta di fuga verso un luogo comune che da sempre affascina e seduce questa parte di mondo. Erano e sono i viaggi della speranza, una mitologia che ha pervaso la nostra immaginazione a partire dagli anni Sessanta grazie ai tanti musicisti che hanno attinto a questa filosofia: i Beatles, John McLaughlin del periodo Mahavishnu, il nostro Claudio Rocchi e tanti altri. Uno scambio di culture e opinioni che ancora oggi rilascia ottime vibrazioni come quelle ultramoderne di un artista come Vijay Iyer, che in questi anni sta proponendo una nuova prospettiva sonora partendo proprio dalla sua terra d’origine.
Queste lontane rimembranze mi hanno accompagnato nell’ascolto di Bandra West, il nuovo disco di Raffaele Matta, ancora una volta accompagnato da Andrea Parodo al basso e Nicola Vacca alla batteria. Bandra West è un quartiere di Mumbai da cui comincia questo viaggio, anche se in realtà il lavoro di Raffaele parte da molto più lontano e da molto prima: proviene da anni di ricerche, di scoperte, di ripartenze e ritorni. Anche di ripensamenti, di analisi spasmodiche sul suono e sullo strumento, sulla percezione della musica, di cosa significhi oggi essere musicista in un mondo sempre più frastagliato e imprevedibile.
Seguo Raffaele da tanti anni, dal lontano 2005, quando fu protagonista del Wide Quintet, ensemble multiculturale che non lasciava precisi punti di riferimento, seguito a distanza di qualche anno dalla pubblicazione a suo nome di Rossonirico per la Dodicilune, nel quale la sua chitarra entrava in contatto con varie tecnologie e altri segmenti sonori, lasciando percepire quanto fosse un’anima in continua evoluzione, senza patria né fissa dimora. A seguire tante altre esperienze, sempre in divenire, mai prevedibili e scontate: un continuo spostarsi verso nuove opzioni estetiche, nuove geografie fisiche e metafisiche, sempre con attenzione particolare ai sentimenti, allo spirito, all’introspezione. Sardegna, Italia, Stati Uniti e poi India, estremo oriente, mondi reali e immaginati e tutto quello che queste terre ci consegnano in termini di approccio alla vita e alle cose.
In Bandra West convergono tutte le traiettorie sonore che arrivano da questi luoghi lontani, per noi persino esotici, quasi un diario di viaggio che ci racconta come tre musicisti abbiano vissuto la loro esperienza nel continente asiatico. Raffaele Matta conosceva bene queste terre grazie a lunghi soggiorni che gli hanno garantito una conoscenza forte delle tradizioni musicali, delle lingue e della gente. I suoi sodali avevano impattato con quel mondo nel precedente Sounds of Human Activities del 2020 e in Bandra West hanno confermato la loro ferrea volontà di entrare nelle pieghe di quel mondo, di riuscire a introiettare i meccanismi di strutture musicali molto lontane dalle nostre, di cambiare prospettiva, resettare i codici della propria cultura e ripartire per un nuovo e affascinante insieme di suoni.
Il disco vive di questa meravigliosa voglia di superare i limiti della conoscenza per riuscire a immaginare qualcosa di nuovo, di pensare “…una musica senza nessuna impronta solistica, un unico flusso sonoro. Nessuno strumento che prevarica gli altri. Un’unica espressione collettiva…”. Per fare questo era necessario uscire dalle rigide gabbie del pensiero occidentale, diventare parte del tutto, abbandonare gli schemi della competizione, del pensiero individuale, dalla logica del possesso e dell’autorappresentazione. Quindi attraversare il mondo con altri occhi, ascoltare le voci degli altri, far dialogare sistemi di pensiero che possono apparire antitetici e incompatibili.
Ecco, Bandra West è tutta questa roba: musica di sintesi, di dialogo, di confronto e di scontro, qualcosa che può esistere solo con un approccio libero e consapevole. Un album di difficile catalogazione che contiene le pulsioni del jazz contemporaneo, la cultura musicale dell’occidente, ritmi per noi alieni e fuori margine, i sapori dell’estremo oriente e altre influenze che arrivano dall’esperienza dei singoli musicisti.
Bandra West è il risultato di un lungo tour che ha portato i tre musicisti ad attraversare l’India e le terre estreme dell’oriente più lontano per poi tornare a casa, in Sardegna, e rinchiudersi nello studio e suonare ancora un volta come su un palco di qualche locale di cui non si immaginava neppure l’esistenza. Un’esperienza di vita, la fotografia di un processo di conoscenza e rinascita.