Sono dieci anni esatti che Claudio Rocchi è scomparso e credo sia doveroso dedicargli qualche riga per non dimenticare un artista unico e incredibile, musicista, conduttore radiofonico oltre che agitatore culturale di inestimabile talento. Era nato a Milano nel 1951, ma la sua vita è stata un lungo e ininterrotto viaggio, fuori e dentro di sé. Oltre a Milano, dove inizia la sua carriera da giovanissimo già con i primi Stormy Six, prende contatti con la Londra degli anni Settanta, con la controcultura degli States, con altre dimensioni, sempre con la voglia di capire ed esplorare quanto di meglio il mondo poteva proporre. Il suo istinto mistico ed esoterico lo porta in modo quasi naturale a trasferirsi in India dove percorre i sentieri della meditazione e della presa di coscienza. In mezzo a tutto questo c’è comunque sempre la musica, la sua musica, psichedelica e introversa, libera e aperta alle vibrazioni del mondo. Volo Magico rimane un punto fermo nella storia della musica italiana e ancora oggi non ha perso una briciola del suo incanto. Valerio Mattioli nella sua storia segreta della musica italiana (Superonda) dedica pagine commoventi a Rocchi e lo descrive come un artista “luminoso”, un cantautore psichedelico che si ergeva oltre la normalità, oltre le consuetudini.
Poi negli anni Novanta Rocchi decide di trasferirsi in Sardegna, una terra che lo ispira e lo affascina da sempre. Si stabilisce a ridosso del Monte Arci nelle campagne di Marrubiu e inizia un’accorata ricognizione della storia dell’isola, quella più arcaica e ancestrale, quella che proviene da monumenti misteriosi e pieni di fascino come le domus de Janas, i nuraghi, pozzi sacri, le tombe dei giganti e tutta quella mitologia sospesa tra fantasia e realtà che in qualche modo aveva colpito anche un altro folle personaggio come Julian Cope.
Nel 2003 Claudio Rocchi, quasi a voler chiudere un cerchio, pubblica un altro volo magico dal titolo Pedra Mendalza in cui la Sardegna è la protagonista assoluta. Il nome del progetto (film e musiche) è ispirato da un rilievo basaltico situato vicino a Giave in cui, in tempi lontani, si dice, le fate (o janas) avevano stabilito la loro dimora.
Pedra Mendalza è un lavoro complesso e affascinante composto da un lungometraggio girato in digitale e dalla colonna sonora che, oltre a Rocchi, comprende amici di lunga data come Roberto Dellera, Sandro Mussida, Walter Maioli e persino Gigi Lai con le sue launeddas. Pedra Mendalza è la scoperta di una terra piena di fascino e di mistero, che lo stesso Rocchi ha definito “un percorso a sorpresa, illuminato dalle risonanze, svelato dal divenire in persona, benedetto dai riflessi di mappe archeomagiche”. E una colonna sonora “analogico digitale ‘mista’ di suoni di ‘frontiera’, ritmi trancehealing, sapori ethnotronics”.
Il lungometraggio è facilmente reperibile in rete ed è un’esperienza fuori dalle normali narrazioni dell’isola che solo un visionario come Rocchi poteva immaginare.