La città di Marsala chiude il triangolo di mare formato dalle estremità di Sardegna, Sicilia e Tunisia, dove queste ultime due protendono vicendevolmente riducendo ai minimi termini la distanza geografica che le separa. Prima ancora che i berberi la battezzassero marsā llāh, ovvero “porto di Dio”, i primi fenici approdati su quel litorale le avevano dato il nome di Lilibeo, “città che guarda la Libia”, come allora era chiamata la costa mediterranea dell’Africa. La posizione strategica e gli avvicendamenti di Vandali, arabi, normanni, svevi, angioini e spagnoli, nei secoli ne hanno fatto un nevralgico crocevia di genti e culture.
Ad ascoltare Masculine/Feminine, primo lavoro a firma Ostara’s Bless, duo formato dal siracusano Paolo Messere e dal sassarese Matteo Anelli, non sembra un caso che abbia definitivamente preso forma proprio a Marsala. E nemmeno che l’abbrivio sia arrivato dall’incastro tra due musicisti provenienti dalle maggiori isole mediterranee. Il primo, compositore e musicista di lungo corso, per dare corpo e forma a parte della mole di composizioni scritte durante il lockdown, riparte proprio dal percussionista sardo che lo aveva accompagnato nei dieci anni precedenti con l’ensemble Blessed Child Opera: prima i due chiudono a distanza i brani scritti da Messere in Sicilia, decidono di avviare il nuovo progetto, poi si incontrano per registrarne le versioni finali.
Quello che viene fuori è un lavoro estremamente complesso e variegato, intimo e sofferto, nel quale si cerca di dare voce e musica alle dinamiche tra i generi, in una visione post-pandemica e binaria delle difficoltà relazionali acuite dall’isolamento forzato. Ecco quindi il doppio album. O meglio due dischi distinti, ma in qualche modo complementari. Uno, Masculine, più spigoloso e improntato, nelle timbriche e nella composizione, a riportarne una prospettiva prettamente maschile; “un lavoro esistenzialista e decisamente pagano, irriverente ma poetico, razionale, ma anche emotivamente intenso e doloroso“, come lo definisce Paolo Messere, voce e autore dei testi. E l’altro, Feminine, più fluido, ciclico e smussato, “un inno alla sensualità della natura femminile e all’essenza medio-orientale della Sicilia”, che ha trovato nelle parole e nella voce della cantante napoletana Rita Saviano, l’interpretazione auspicata da Messere durante la stesura dei brani.
Masculine/Feminine è un lavoro di oltre 80 minuti, pregni, quasi strabordanti di riferimenti storici e mitologici, prima ancora che musicali. I tarocchi dell’artwork curato dallo stesso Anelli, i sabba pagani, la rigenerazione della natura, i testi in latino, francese e inglese, la dicotomia di genere e i continui riferimenti al mondo arabo e mediorientale si fondono in un complesso lavoro newfolk, dove convivono darkwave e gothic, private, però, dell’aura claustrofobica tipica delle derive industrial dei generi, a favore di respiri world più ampi e, a tratti, luminosi.
“Ostara’s Bless is remixing, because you cannot be reborn new, but only stir the ingrediants to give yourself new forms”. Niente di profondamente nuovo, quindi, come candidamente ammesso in questa dichiarazione di intenti, ma un onesto rimestare in quell’era sonora (Bauhaus, Sisters Of Mercy), come peraltro oggi fanno – pur in altre direzioni, ma molto bene e senza risultare passatiste – anche tante band oltremanica, dai Dry Cleaner agli Ought. Curiosa coincidenza, ma non troppo, l’assonanza con Masculin Féminin, box-set dei Blonde Redhead uscito qualche anno fa, che raccoglie le loro prime produzioni di metà anni 90, anch’esse figlie della wave newyorkese, no o new che fosse.
Siamo di fronte a un disco ostico, la cui interpretazione non si presta agli ascolti fugaci e distratti di questi tempi. Un lavoro importante con una produzione degna di questo nome, che, come l’antico porto, guarda all’Africa mediterranea dal punto di vista di isole, ora occidentali, ma che, dall’origine dei tempi, ne condividono le vicende umane nella buona e nella cattiva sorte. Come in tutte le relazioni di lunga data.