Recensione di Andrea Murgia
Progetto nato nel 2012 a Sassari, i Mac and The Bee hanno fatto – sin dall’omonimo esordio datato 2014 – della commistione di rock ed elettronica, il loro credo.
Facile quindi, dopo i primissimi ascolti, fare paralleli con la scena rock barra electro dei novanta (due nomi su tutti: Incubus e i meno famosi Taproot) che ha caratterizzato la seconda metà di quel decennio dominato dalle chitarre e dall’eroina.
Uno dei due
Se con i suoni One of The Two si colloca proprio in quel fin de sièclee pre Millennium Bug, è con le idee che i Mac and The Bee cercano di smarcarsi, andando a dribblarne cliché e pose e spostandosi in alcuni momenti nei territori funk, emocore e addirittura prog.
Le tracce ci sono, funzionano e sono ben suonate: Unleashed sembra arrivare dritta dritta dal 1997 e da S.C.I.E.N.C.E. degli Incubus, Asleep è un buon pop sognante che ricorda in alcuni passaggi i Deftones più melodici di White Pony e Something New – la migliore del lotto – è un emo core in odor di American Football passato per la centrifuga di Terry Date. A chiudere i giochi ci pensano i buoni nove minuti di Noisy, un electro prog con echi jazz e di chitarre crimsoniane.
Dopo tutti questi pro, è il momento dei contro: in tutto il corso dei trentotto minuti e spicci di One of The Two emerge una certa scollatura tra le intenzioni e quello che poi, effettivamente, viene proposto. C’è molta freschezza in alcune delle soluzioni (la miscela di generi funziona, eccome) come la perizia nel suonarle, ma la produzione così troppo ninenties è un limite al prodotto finale che, in alcuni momenti, perde mordente e appeal.
One of The Two è un buon lavoro in quasi tutto (l’artwork è veramente una gioia per gli occhi): ha le tracce, ha gli spunti ma paga dazio con una produzione che non lo valorizza e che lo limita in alcuni frangenti.
La strada è quella giusta, basta solo addrizzare un po’ la mira.