Reggae, Ska e Dub sono gli ingredienti principali che bruciano nel narghilè di Burning Fire, prima uscita sulla lunga distanza dei Nutshell, dando origine a una miscela fresca e rilassante.
Burning è un termine che ricorre spesso nella musica giamaicana, sia in alcuni nomi d’arte (Burning Spear) che in titoli di album (l’ultimo lavoro dei Wailers), quasi a voler mettere da subito in chiaro quali siano le radici della band.
La sfida per il musicista sardo, ma di stanza a Bruxelles, Inna Nutshell, che in questa fase si avvale di collaboratori locali, diventa quella di trapiantare quelle radici in un contesto metropolitano europeo e in sonorità contemporanee. Ci sono arborescenze dove si avverte una forte inclinazione al suono reggae più compatto e profondo (Everyday e Burning Fire) mentre in altre il linguaggio si contamina di sfumature dub (Breathe) e di puro svago in levare (Run Away).
Con Burning Fire, disponibile sulle principali piattaforme dallo scorso 28 dicembre, i Nutshell dimostrano di saper maneggiare la musica giamaicana con una padronanza di linguaggio che ne fa uno dei lavori più interessanti dell’ormai affollata scena reggae sarda.