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Nuovo Cantacronache nr. 4 – Igor Lampis

RedazioneTesti


, 2018

I tramonti

I tramonti sono lo spettacolo più bello
ieri il vento m’ha portato via l’ombrello
e ho visto una ragazza e mi piaceva
ma accanto suo marito l’abbracciava e le diceva
«Il pane costa caro, non si può andare avanti!»
Ci sono poche cose certe nella vita
la prima è che il caffè si beve amaro
la seconda è che se vuoi rimarginare una ferita
non devi fare altro che aspettare…
… e non invano

Ho quasi quarant’anni, non ho comprato casa
non mi sono disteso sul divano,
ma se potessi stringerti la mano
del resto me ne fregherebbe poco!
Non ho mai tentato la fortuna
come chi si è rovinato al gioco.
Probabilmente è una questione di natura
di sfiducia verso Stato e istituzioni!
Dovrebbe essere il buon senso a guidare le azioni
di ogni uomo con un po’ di sale
ma questa è un’utopia o qualsiasi cosa sia non si può fare…
… perciò fa male

Anche l’alba, non ho dubbi, è affascinante
ma richiede di svegliarsi presto.
Nella società moderna il ruolo dell’amante
può avere la valenza che ha l’aglio nel pesto
c’è chi lo rifiuta, chi non lo digerisce
chi lo disprezza, poi lo mangia e lo finisce
e anche chi non tratta l’argomento.
Mi annoia mortalmente sentir dire non mi pento
e chi crede di sapere in realtà sa poca cosa
Anzi azzarderei che proprio non sa niente

Ormai non c’è più gusto nel ricevere una rosa
per quella donna che sorride al tavolino
dovresti fare tutto, ma non lo zerbino
cercare qualche punto di contatto
fingere di amare anche il suo gatto
e dargli da mangiare polpette col ragù
sperando di sposarla e di non lasciarla più
e di fare dei bambini e aprire un conto in banca
fino a quando questa vita non ti stanca
e ripartirai da zero!
Forse il mare è lo spettacolo più bello con il suo mistero
Forse il mare è lo spettacolo più bello con il suo mistero!

I maiali

First floor where you always lived
not strived too far from your roots
don’t you dare turn around
now you’re barefoot where your boots?
Press for illusion

Second floor the door is open
fingers crossed until your room
on the desk now graze a zoo
horses runnin’ in the hallway
Press for illusion

On the last floor no one too
just a fishbowl in the roof
red fishes swim in the ceiling
aiming to where they belong
Press for illusion

Inutile Emigrare

Statevene a casa noi non vi vogliamo
non c’è più lavoro e niente da offrire
soldi son finiti posto non abbiamo
meglio non venire tocca ripartire!

Deve pur finire questo andirivieni
qui ormai siam pieni di tutti i colori
è con gran dolori che vi diciamo no
e che insomma però sia l’ultima volta!

Rit.

Per l’ultima volta stavan tutti bene
ma da casa nostra ci siamo spostati
le navi europee ritornavan piene
nelle vostre coste quando siam sbarcati

Rit.

e se siamo andati anche lì da voi
sono degli eroi i conquistatori
dei benefattori portano cultura
di grande statura alla gente incolta.

Rit.

Questa gente incolta non ha ben compreso
che noi siamo noi, loro sono loro
non posson riavere quanto abbiamo preso
fin dai vecchi tempi della caccia al moro

Rit.

È finito l’oro e pure gli argenti
o povere genti non serve viaggiare
inutile emigrare il soldo è finito
chi si è arricchito maschera s’è tolta!

Rit.

Se dalla finestra qui da casa mia
l’Africa io vedo anche un po’ d’Europa
nel Mediterraneo fronte Tunisia
sì a un po’ di gente ma che non sia troppa!

Rit.

Resta sulla groppa il nuovo emigrato
anche il Sardo è andato in altra nazione
son più d’un milione erano dei nostri
mo’ son fatti vostri occhio alla rivolta!

Il lavoro è un miraggio

Dico la mia vita è tutta una peripezia
non capisco più neanche chi io sia
sono certamente un povero spiantato
come tutti i giovani disoccupato

Il lavoro è un miraggio prelibato
Ma nessuno ti propone mai un contratto

Vago per le strade randagio come un gatto
mi guardo e il mio riflesso sa di straccio rattoppato
in tasca ho la mia laurea, colloqui a più non posso
ma nessuno che ti chiama per un posto

Rit.

Sono orami stanco e mi sento frustrato
o semplicemente, sto diventando matto
spezzo tutti i fili, stacco ogni contatto
spero solo nell’elemosina dello Stato

Rit. (2 volte)

Noi non siamo eroi

Non credo nei politici, non credo nella Chiesa
non credo negli amici che ti fottono la sposa
non credo sia possibile essere solo buoni
ma credo che si possa essere meno coglioni

Non credo a chi non condivide con me un po’ di vino
non credo nelle favole, non credo nel destino
non credo che l’amore si contagi coi bacilli
ma credo che nel mondo siano troppi gli imbecilli

Ohi ohi ohi, ohi ohi ohi
Dove finiremo, noi non siamo eroi
Ohi ohi ohi, ohi ohi ohi
Dove finiremo, noi non siamo eroi

Non credo a chi l’estetica la vive da ossessione
non credo che chi urla si butta dal balcone
non credo a quegli omuncoli che si son depilati
non credo negli eserciti e nei carri armati

Non credo che lo studio possa aprire la tua mente
Se non sei curioso di conoscere la gente
Non credo che i tuoi soldi siano motivo di vanto
E so che se mi ascolti non capisci questo canto

Rit.

Non credo a chi non ha la passione per la lettura
e dedica il suo tempo ad ingerire spazzatura
non credo a quelli che alzano troppo la voce
ma credo che se segui il fiume poi arrivi alla foce

Non credo a chi vive solo per il suo lavoro
e a chi ripete spesso che ama il suo tesoro
non credo a chi rifiuta e allontana la tristezza
Ma credo che il silenzio sia musica e ricchezza

Rit.

Non credo negli uomini che usano violenza
non credo nelle donne dedite all’astinenza
non credo nel percorso che riabilita i drogati
ma credo nella buonafede dei disperati

Non credo ai troppo buoni, a chi ostenta la sua bontà
Non credo nell’inferno e non credo all’aldilà
ma credo che la vita va vissuta in questo mondo
E credo che l’amore sia la soluzione in fondo

Rit.

Ballata per i centri antiviolenza

Come ti senti, bambina,
nata sotto un nastro rosa
quando il rosa d’ogni cosa
il futuro ti indovina?
Quando già ti si programma
con i trucchi nell’astuccio,
con la bambola col ciuccio,
nata appena, e già mamma?

Come ti senti, bambina,
quando ti fan benedire
e già il prete a partorire
di dolore ti destina?
Quando recita da un tomo
nero come la sua veste
che, da donne, non sareste
che una costola dell’uomo?

Come ti senti, fanciulla
quando già non dan respiro,
quando ti prendono in giro
e tu non puoi fargli nulla?
Loro fanno anche a mazzate,
e si regolan la vita;
alle tue esili dita
le difese non son date.

Come ti senti, ragazza,
quando tuo padre va in bestia
e alza un’ombra di molestia
su tua madre che sbarazza?
E ti bandisce in soffitta
come un cane, se ti impicci
lei che piange e resta zitta.

E come ti senti, donna
a saper che per le strade
della tua vita decide
la misura di una gonna?
A saper che cerchi rogna
tra le mani della torma
che ti umilia e ti trasforma
la bellezza in vergogna?

E come ti senti, donna,
mentre sanguini in cucina
come quella catenina
con il cuor della madonna,
dono di tua madre, quando,
quando il taglio ancora brucia
di lui che era in tua fiducia,
lui che ti sposò giurando?

Come ti senti, fantasma
tra lenzuola sotto cui
non esisti, sotto a lui,
a coprire ogni miasma,
ogni segno che ti tatua
ogni giorno che tramonta.
È la colpa che si sconta,
ma alla fine ci si abitua.

Come ti senti, compagna,
ad alzar lo sguardo asciutto,
a lasciarti indietro tutto
questo rimmel che ristagna,
ed andar libera e sola
a parlare ad altre uguali,
a lottar gli stessi mali,
a tornare alla parola?

Continuate ad uccidere il poeta

Continuate a uccidere il poeta,
a deridere chi difende il suo pianeta.
Sotto le vostre ambigue teorie
c’è un decalogo d’orrori e di follie,
c’è un mostro che fonda il suo reame
nei buchi dell’ozono e nel letame,
che ha inquinato tutto e già corrode
le porte delle case e presto esplode
la furia di un clima che impazzito
travolge anche chi non lo avrà tradito.

Del tempo fatto per la conoscenza
ne fanno un merdaio di demenza,
inventano teorie salottiere
che negan ciò che sta per accadere.
E accusano chi grida e dà l’allarme
di fanatico e patetico gendarme.
E pagan pennivendoli e cronisti
per mettere alla gogna gli allarmisti.
E peggio ancor, corrompono scienziati
che negan l’evidenza se pagati.

Vi meritare un sole quasi spento,
venti infuocati, carestie in aumento,
lune nere, stelle sempre più lontane,
berrete il vostro piscio alle fontane.
Niente tramanderà più inizio e fine
di tante civiltà a noi vicine,
Andranno sotterra Egitto e le leggende,
i miti della Grecia e le tregende
del Nord e i saperi d’India e Cina,
Maya Incas d’America Latina.

Aztechi e gli indiani Pellerossa
che il bianco uccise e mai andò a Canossa,
popoli di Amazzonia sterminati
da falsi brasiliani che assetati
di guadagno e lucro rubano le terre
che gli indios han protetto dalle guerre.
Che dir degli aborigeni d’Australia
uccisi e confinati da gentaglia,
pendagli da forca e delinquenti
cacciati via da tutti i continenti?

Nessun Dio dal disastro immane
salvò il sale sacro di ogni pane,
salvò la verità ch’è più possente
della giustizia che è arma del potente.
Che annuncia al mondo che “Il dio buono buon è bianco!”
Ma noi sappiam che Dio è solo stanco
di vedere che i più stronzi stanno accanto
a chi uccide senza l’ombra d’un rimpianto
l’umana specie e tutta la sua storia
e distrugge della Terra ogni memoria!

A nonnu (sardo)

Su caru tempus tou est finidu
Mi narant totu chi est mezus como
Ma a chimbant’annos no apo domo
Né unu francu po unu cumbidu

Su rivolutzionàriu latitante
Preigat chena un’ideale
A tzertos catolicos est uguale
E comente a issos no praticante

Sa sustàntzia oe no contat nudda
solovrada a sale dae sa forma
po t’apicare sa fune a norma
e licentza po mandigare pudda
su permissu po usare sa trudda
progetu po segare duas tàulas
in su duamiza contan sas fàulas
e si leat s’azu po chibudda

S’era nostra po ti la narrer tota
de zente ‘amba e pagu cumprida
una generatzione trobeida
mezus est chi tue no l’as conota

A nonnu (italiano)

Il tuo caro tempo è finito,
tutti mi dicono che ora è meglio
ma a cinquant’anni non ho una casa
e nemmeno una lira per un invito al bar.

Il rivoluzionario latitante
fa la predica senza un ideale
è uguale a certi cattolici
e, come loro, non praticante.

La Sostanza, oggi, non conta nulla
ridotta a sale1 dalla Forma
Per impiccarti… “La fune a norma”
e la licenza per mangiare un pollo

Serve un’autorizzazione per usare il mestolo
e un progetto per tagliare due tavole
Nel duemila hanno valore le bugie
e si prende l’aglio per cipolla

La nostra Epoca, per dirtela tutta
fatta di gente insipida e poco coscienziosa2,
di una generazione inetta3
è meglio che tu non l’abbia conosciuta.

Io me la prenderò con te

È facile per me parlare male di
politici corrotti e categorie così
di uomini in divisa e di donne in carriera
di gente intrallazzata abbracciata a una bandiera
ma non lo farò e dico anche il perché
io me la prederò con te!

Con te che sei un poeta ma che sei stronzo dentro
Con te che suoni solo per il tuo tornaconto
Con te che manifesti contro l’inquinamento
ma in auto vai da solo che dopo hai appuntamento
Con te che ammazzeresti un uomo e sai perché?
Perché non pensa come te! (2 volte)
Con te che auguri il bene a chi non ti sta accanto
e che non offri il pane a chi invece ti sta a fianco
con te che scassi il cazzo a un vecchio pescatore
e vuoi cambiare il mondo con l’odio ed il rancore
Con te mio bel pupazzo che inneggi a vita pura
ma in testa hai solo segatura! (2 volte)

Con te che non c’è dubbio sei dalla parte giusta
e ciò che fanno gli altri adesso ti disgusta
così lo fai presente in ogni situazione
tu sei senz’altro meglio e ne hai la convinzione
Ma eri come loro e ti dirò di più
sei sempre stato peggio tu! (2 volte)